Non c’è stata faccenda complicata nella quale Diego Maradona nella sua storia azzurra non abbia avuto la fortuna di averlo sempre accanto. Come avvocato di gran nome e gran prestigio, certo, ma anche, o soprattutto, come amico. Sì, Vincenzo Siniscalchi, l’avvocato, il professore, il senatore, non gli ha mai negato una buona difesa o un buon consiglio. E anche in questo contenzioso con l’Erario, Siniscalchi si schiera convinto dalla
.
E allora avvocato, Maradona ha ragione o no di sentirsi braccato, perseguitato dal fisco italiano?
«Maradona è vittima di una vicenda paradossale che il tempo e l’impegno di validi professionisti non sono riusciti sino ad oggi a sanare. Una storia incredibile. Lo capisco, quindi, quando racconta di sentirsi trattato qui da noi alla stregua di un ladro, come dice lui, pur non avendo colpe».
«Maradona è vittima di una vicenda paradossale che il tempo e l’impegno di validi professionisti non sono riusciti sino ad oggi a sanare. Una storia incredibile. Lo capisco, quindi, quando racconta di sentirsi trattato qui da noi alla stregua di un ladro, come dice lui, pur non avendo colpe».
Storia paradossale.
«Sì. Per cominciare: Maradona non ha ricevuto avvisi di accertamento perché quando hanno bussato alla sua porta non era più in Italia e sarebbe bastato raccogliere più informazioni per notificarne un secondo, invece di scrivere incredibilmente su quell’avviso: sloggiato e sconosciuto. Capite? Maradona sconosciuto a Napoli!»
«Sì. Per cominciare: Maradona non ha ricevuto avvisi di accertamento perché quando hanno bussato alla sua porta non era più in Italia e sarebbe bastato raccogliere più informazioni per notificarne un secondo, invece di scrivere incredibilmente su quell’avviso: sloggiato e sconosciuto. Capite? Maradona sconosciuto a Napoli!»
Il secondo paradosso.
«Il modo in cui hanno tentato più volte di notificargli quell’avviso. Con mortificanti stratagemmi. Una volta c’ero anch’io. Eravamo all’aeroporto di Torino, alcuni agenti con la scusa di un autografo tentarono di fargli firmare la ricevuta dell’avviso».
«Il modo in cui hanno tentato più volte di notificargli quell’avviso. Con mortificanti stratagemmi. Una volta c’ero anch’io. Eravamo all’aeroporto di Torino, alcuni agenti con la scusa di un autografo tentarono di fargli firmare la ricevuta dell’avviso».
Poi?
«La cosa più grave: è stata negata a Maradona la possibilità di difendersi. Di qui una intollerabile disparità di trattamento rispetto a due suoi compagni di quel tempo, Careca ed Alemao, che questa opportunità l’ebbero e riuscirono a sfruttarla».
«La cosa più grave: è stata negata a Maradona la possibilità di difendersi. Di qui una intollerabile disparità di trattamento rispetto a due suoi compagni di quel tempo, Careca ed Alemao, che questa opportunità l’ebbero e riuscirono a sfruttarla».
Dovesse fallire anche l’ultimo tentativo giudiziario, come dice Maradona, resterebbe soltanto una via “politica”, legislativa?
«Potrebbe essere una soluzione. In verità, noi, io e un gruppo di professionisti napoletani, ci provammo. Fu durante il penultimo governo Berlusconi. Ne discutemmo con Letta, sottosegretario alla presidenza del Consiglio. L’intenzione era quella di una sanatoria a favore di tutti coloro che si ritrovavano debitori dell’Erario pur non avendo mai ricevuto, e non per loro cattiva volontà, alcun avviso».
E come finì?
«Non se ne fece nulla per l’opposizione degli organi fiscali».
«Non se ne fece nulla per l’opposizione degli organi fiscali».
Insomma, Maradona, ufficialmente evasore fiscale e debitore verso lo Stato di quasi 40 milioni di euro in Italia ci potrà venire solo da turista, ma senza orologio, orecchino, macchina fotografica, soldi in tasca?
«Non è proprio così. Maradona in Italia può venirci quando vuole e potrebbe anche lavorarci. Potrebbe anche allenare un club italiano. Però, ovviamente, non potrebbe percepire alcun compenso, gli sarebbe immediatamente sequestrato».
Quindi?
«Quindi un suo eventuale contratto dovrebbe essere stipulato all’estero e anche i compensi dovrebbero essere pagati là».
«Non è proprio così. Maradona in Italia può venirci quando vuole e potrebbe anche lavorarci. Potrebbe anche allenare un club italiano. Però, ovviamente, non potrebbe percepire alcun compenso, gli sarebbe immediatamente sequestrato».
Quindi?
«Quindi un suo eventuale contratto dovrebbe essere stipulato all’estero e anche i compensi dovrebbero essere pagati là».
Però la cosa, seppur legittima, non sarebbe proprio trasparente.
«Già. E per questo di sicuro non gradita a Maradona, il quale in Italia vorrebbe starci da cittadino senza colpa e senza macchia».
«Già. E per questo di sicuro non gradita a Maradona, il quale in Italia vorrebbe starci da cittadino senza colpa e senza macchia».
Ma lei, avvocato Siniscalchi, lo immagina un giorno sulla panchina del Napoli in quello stadio che lo vide campione?
«Non lo so. Non vorrei essere scortese con Mazzarri che è un ottimo allenatore e che con il Napoli sta facendo grandi cose. Certo, però, il pensiero è affascinante».
«Non lo so. Non vorrei essere scortese con Mazzarri che è un ottimo allenatore e che con il Napoli sta facendo grandi cose. Certo, però, il pensiero è affascinante».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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