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Zenga: «Napoli antagonista della Juve ma si guardi dalla risalita dell’Inter»

L’ex portiere ed ora allenatore non vede una corsa a quattro per il titolo

Mentre il Napoli perdeva a Torino con la Juve lui stravinceva alla guida dell’Al Nasr (6-1) nella Premier League degli Emirati Arabi e consolidava la testa della classifica. Walter Zenga, l’ex portierone dell’Inter e della Nazionale azzurra, allenatore giramondo, conosce benissimo il calcio europeo e mondiale ma segue sempre con attenzione quello italiano.
«Juve-Napoli non sono riuscita a vederla. E’ finita 2-0 per i bianconeri e in Italia i giudizi vengono sempre condizionati dai risultati».
La sconfitta, quindi, non ridimensiona il Napoli?
«Assolutamente. Siamo appena a metà ottobre, all’ottava giornata di campionato e mancano tante partite. Resta tutto ancora apertissimo».
Un’occasione persa, l’esame di maturità mancato?
«Queste sono cose giornalistiche, noi allenatori guardiamo altri parametri. Dopo una partita si cancella tutto e si riparte. L’importante è avere un gruppo forte, essere convinti del proprio lavoro e andare avanti dando sempre il massimo. Il Napoli ha tutti questi valori, in più c’è un lavoro societario e tecnico che va avanti con continuità da anni».
Corsa scudetto aperta, una corsa a tre, o forse a quattro?
«La Juve è un gradino avanti a tutte e la classifica conferma questo. Poi ci sono Napoli e Inter che possono lottare per mettere in difficoltà i bianconeri. Più indietro le romane, per Lazio e Roma vedo più difficile un inserimento nella corsa al titolo».
Ha sentito le parole di Mazzarri: ha detto che potrebbe fermarsi a fine anno?
«Ha espresso una sua idea che magari ha maturato in un momento particolare dopo una sconfitta. Sinceramente non lo immagino proprio Walter a casa, lontano dal campo e che la domenica se ne va a pescare. Faccio molta fatica a pensare a un allenatore importante, capace e appassionato al lavoro come lui, lontano dal calcio“.
E lontano dal Napoli?
«Faccio fatica a pensare anche a questo, credo che Mazzarri possa proseguire a Napoli proprio perchè la continuità è la cosa più importante. Sinceramente non capisco perchè i Fergusson o i Guardiola non possano esistere anche in Italia».
Domani c’è l’Europa League, Mazzarri riproporrà nuovamente il turn over quasi totale: condivide?
«Non è giusto parlare di Napoli uno e Napoli due. Ora le rose sono composte da 24 giocatori e sono da considerare tutti uguali, altrimenti non avrebbe senso avere tanti elementi e partire come si faceva una volta. A parte che il Parma di Carmignani arrivò in semifinale nelle coppe europee e in campo ci andavano quelli che non venivano impiegati in campionato. Quindi, cambiare in blocco potrebbe essere addirittura un vantaggio».
Napoli competitivo anche in Europa, quindi?
«Certo, penso a Dzemaili, a Insigne, tanto per fare due nomi. Sarà un Napoli competitivo anche in Europa».
Insigne, uno de giovani che si sta mettendo in luce: se lo aspettava?
«Insigne è uno dei ragazzi di talento del campionato italiano, come Immobile, El Shaarawy. Questa è l’altra faccia della medaglia. Sono andati via campioni come Ibrahimovic e Lavezzi ma c’è più spazio per giovani che altrimenti sarebbero rimasti chiusi».
Un bene anche per Prandelli?
«Certo, così anche il commissario tecnico dell’Italia potrà essere più agevolato in quello che è da considerare un normale processo di ricambio».
Torniamo all’Europa League, lei ha allenato anche in Romania: come definisce il calcio dell’est?
«Ci sono dei buoni valori tecnici e queste partite non vanno sottovalutare. Oltretutto per le squadre dell’est le partite europee rappresentano una vetrina».
Partita pericolosa, quindi?
«Partita difficile, il Dnipro avrà anche il vantaggio di giocare in casa e cioè di non essere sottoposto allo stress da viaggio».
Stress da viaggio che si può pagare in campionato?
«In trasferte così lunghe sì. E anche per questo è giusto alternare gli uomini, diventa dura recuperare quando si torna a casa il venerdì mattina. Anche l’Inter ha giocato il turno precedente in Azerbaigian e dovette adeguarsi».
Cavani segna a una media impressionante: che ne dice?
«Nessuna sorprese per me. L’ho allenato cinque mesi a Palermo ma bastarono cinque minuti per capire che mi trovavo di fronte un campione non solo per le capacità tecniche ma anche per la professionalità le doti umane».

Fonte: Il Mattino

La Redazione

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