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A Barcellona Gattuso vuole il Napoli camaleontico tra pressing alto e disciplina

L'analisi a campionato finito: i numeri dicono che la fase offensiva è da ricostruire

Sulla trasferta di Barcellona ormai si è detto tutto, non bisogna mai dimenticare che il Napoli ha già salvato la stagione con la vittoria della Coppa Italia, al Camp Nou la testa dev’essere libera, c’è da sognare un’impresa storica senza la frustrazione dell’eventuale insuccesso. Gattuso a suo modo ha fatto in modo che la squadra arrivi in crescita all’appuntamento, lo dimostra la gara contro la Lazio. Il Napoli ha palleggiato in maniera rapida (18.9 passaggi al minuto), quando la partita si è messa sulla qualità ha ben figurato come dimostra il gol di Fabian Ruiz arrivato dopo diciotto tocchi consecutivi, ha ridotto tanto il numero di palle perse nella propria metà campo rispetto alle ultime gare.

Nei momenti in cui la Lazio ha sprigionato la sua fisicità, il Napoli si è calato nella lotta, ha retto gli uno contro uno e ha sofferto solo l’imprevedibilità di Correa a sostegno di Immobile. Mertens è uno scattista, è il giocatore che ha percorso più chilometri in sprint, un segnale che sia in forma, la sua gestione sembra aver funzionato.

La strategia anti-Barcellona è stata svelata nelle pieghe delle sfide contro Sassuolo, Inter e Lazio, Gattuso vuole un Napoli camaleontico che rischi in certe fasi della partita, quando si rende conto di poterlo fare, il pressing alto per mettere in difficoltà il palleggio dei blaugrana e creare pericoli recuperando palla nella trequarti avversaria. Ci saranno momenti in cui il Napoli dovrà abbassarsi perché il Barcellona ha la qualità per superare la prima linea della pressione e contro la Lazio, infatti, il Napoli ha avuto anche delle fasi in cui ha atteso l’avversario, in questi casi servirà una prestazione di grande disciplina tattica per chiudere gli spazi.

Contro la Lazio hanno giocato Manolas e Lobotka, la sensazione è che, però, al Camp Nou possano essere preferite le capacità di Maksimovic nell’impostazione del gioco e il senso della posizione di Demme per limitare le linee di passaggio di Messi e compagni. La notizia più bella sarebbe il recupero di Insigne, la speranza è che l’ecografia a cui si sottoporrà Lorenzo fotografi un problema risolvibile in pochi giorni.

A Barcellona il Napoli può scrivere la storia ma nel frattempo ci sono già dei bilanci che si possono fare sul campionato più estenuante e strano dal dopoguerra ad oggi. Ci sono stati tre tornei in uno: la disastrosa prima parte con Ancelotti, l’intermezzo pre-pandemia di Gattuso che si è concluso purtroppo sul più bello, quando si stava ricostruendo l’empatia tra squadra e pubblico, la fase post lockdown con la soddisfazione della Coppa Italia e la grande fatica per la mancanza di obiettivi raggiungibili.

Il Napoli chiude il campionato al settimo posto, il peggior risultato dal 2010 ad oggi. Le variabili da considerare sono tante ma ci sono degli spunti nel paragone tra il girone d’andata e quello di ritorno. Il Napoli, considerando solo la seconda parte del torneo, è terzo in classifica con 38 punti, alle spalle di Atalanta e Milan, non è riuscito a correggere il gap maturato all’andata ma ha migliorato il suo rendimento. Riguardo ai numeri, è impressionante anche analizzare il rendimento contro le squadre che sono alle spalle del Napoli in classifica: gli azzurri hanno perso 28 punti potenziali mentre contro le prime sei Insigne e compagni hanno portato a casa 12 punti sui 36 a disposizione.

La crescita è dovuta soprattutto alla fase difensiva, il Napoli con 50 gol incassati ha la settima difesa del campionato e l’ottavo attacco. Isolando il segmento del girone di ritorno, gli azzurri esprimono la terza difesa del campionato con 24 gol subiti e l’ottavo attacco con soli 33 gol realizzati. La fase offensiva è da ricostruire, preservando il patrimonio prezioso delle conoscenze tattiche maturate negli anni scorsi ma sviluppando un progetto nuovo e l’acquisto di Osimhen va in questa direzione: aggiungere innovazione con un attaccante esplosivo, forte in progressione, un po’ grezzo tecnicamente ma con l’attitudine fisica alla protezione del pallone. Il Napoli è la squadra più imprecisa della serie A anche perché solo l’Atalanta produce più tiri degli azzurri ma il 46% dei tentativi di Insigne e compagni non prende lo specchio della porta. Mertens è la garanzia del talento, Osimhen il nuovo da aspettare e valorizzare, Insigne il prezioso regista offensivo, Politano e Lozano possono fare molto di più, l’addio di Callejon è sempre più probabile, Josè lascerebbe un vuoto enorme. Boga è il nuovo grande obiettivo, tutto passa anche per la cessione di Milik.

Ciro Troise

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