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A MENTE FREDDA, EP. 15 – Ancelotti incarta Klopp ancora una volta: è un Napoli gigante quello di Anfield

Il Napoli riesce di nuovo nell’impresa di fermare i Campioni d’Europa, ma stavolta a casa loro, il che lascia in bocca un sapore del tutto diverso. Così come un bagliore di luce che attraversa il cielo grigio di una giornata uggiosa, gli azzurri strappano un 1-1 all’Anfield Road che sa di storia. E chi non crede nelle casualità realizza che questa partita è arrivata nel momento esatto in cui doveva arrivare, quello della prova. Prova superata brillantemente dai ragazzi di Carlo Ancelotti, il quale con l’estro del fuoriclasse tira fuori l’asso dalla manica che incarta Jurgen Klopp.

Si può dire ormai che questo Napoli è la vera bestia nera dei Reds. Eccetto l’1-0 dell’anno scorso, gli azzurri sono sempre riusciti a mettere il granello di sabbia che fa inceppare quell’ingranaggio perfetto chiamato Liverpool. Una vera e propria spina nel fianco, una squadra camaleontica che cambia pelle ogni qual volta la banda di Klopp incrocia il suo cammino. Il tecnico tedesco stesso, a fine gara, si è detto sorpreso dell’atteggiamento del Napoli, diverso dal solito e quindi imprevedibile. Liverpool che poi ha trovato il gol del pari tanto agognato, ma a parte la zuccata di Lovren la compagine primatista in Premier League non ha impensierito poi più di tanto Meret.

Ed è proprio da lui che partiamo con la consueta analisi “a mente fredda”. La fase difensiva ha funzionato a dovere ed infatti il portiere azzurro non ha corso grossi pericoli se non una iniziativa personale di Milner nel primo tempo sulla quale si è opposto con sicurezza sul proprio palo. L’unico brivido che poteva macchiare la sua gara è stata quella palla scivolatagli dalle mani su un cross dalla destra nella ripresa sulla quale si è avventato Firmino: ci ha pensato poi uno strepitoso Koulibaly a mettere tutto a posto deviando la sfera diretta verso la rete. Anche quell’uscita a vuoto, tuttavia, è stata indice di grande maturità da parte del numero 1 partenopeo, che ha guidato la difesa con la saggezza di un veterano e raccolto una enorme quantità di cross da parte dei padroni di casa, i quali nel tentativo di far gol hanno invece trovato un muro. L’attenzione passa ora sul numero 26 di Ancelotti, che ieri ha indossato la fascia di capitano complice le assenze di Insigne e Callejon (in panchina). Di questi tempi non è impresa da poco gestire la pressione, eppure il centrale azzurro ha reagito da grandissimo mettendo in campo una prestazione degna del suo livello. Nelle ultime uscite sta crescendo sempre di più, lui che è tra quelli che rappresentano il cuore pulsante di questa squadra: ritrovarlo è stata una gioia immensa. Molto bene anche Manolas. Considerando che è tornato da poco, il greco ha mostrato una condizione fisica ottimale che non era semplice mantenere di fronte a gente come Firmino o Manè. L’ex Roma ha giocato bene, con la grinta che lo contraddistingue ed è stato lucido fino all’ultimo istante di partita. Prova di carattere anche quella di Maksimovic, ieri sera impiegato di nuovo nel ruolo di terzino destro. Insieme a Di Lorenzo ha garantito maggiore copertura al Napoli in quella zona di campo, arginando quasi perfettamente le scorribande di Manè e Robertson, due giocatori dotati di grande gamba e dinamismo. Porta a casa la sufficienza pure Mario Rui, che come Manolas è rientrato dopo qualche partita ai box. L’esterno portoghese ha retto bene le offensive di Salah da quella parte con la compartecipazione di Koulibaly, non disdegnando qualche proposizione in fase d’attacco.

Il leone è tornato. Di chi stiamo parlando? Ovviamente di Allan. Il brasiliano, tra i più colpiti dal provvedimento disciplinare post-ammutinamento, correva il rischio di avere la testa altrove e invece tutt’altro. In mezzo al campo l’ha fatta da padrone ed ha giocato come sa, aggredendo con la forza che lo ha reso noto a tutti, anche ai più grandi club d’Europa. Per certi versi si è visto l’Allan che primeggiava contro il Psg ed il Liverpool stesso lo scorso anno, quello insuperabile, tenace, deciso: c’è poco da fare, quando sta bene non ce n’è per nessuno. Prestazione che fa quasi sfigurare il compagno di reparto Zielinski, che pur male non ha fatto. Le sue sgroppate palla al piede non mancano mai, ma è in fase di ripiego che ha fatto il lavoro maggiore. Un lavoro non rientrante propriamente nelle sue corde il quale, però, è stato svolto con grande applicazione dal polacco, tra i più in forma dell’ultimo periodo. Oltre la sufficienza anche Di Lorenzo, per la prima volta nel ruolo di sostituto di Callejon. L’ex Empoli ha eseguito alla lettera le indicazioni demandategli da Ancelotti e lo ha fatto con la solita abnegazione, garantendo contemporaneamente copertura e lucidità di palleggio in uscita. A lui poi il merito grande di aver fornito l’assist per il momentaneo 0-1. Partita buonissima, infine, da parte di Fabian Ruiz. Lo spagnolo ha fornito la consueta qualità in fase di costruzione senza paura di azzardare il dribbling per rompere la pressione dei calciatori del Liverpool. Piccola postilla su Elmas, che ha preso il posto di Zielinski sulla fascia sinistra. Il giovane macedone non si è fatto intimorire dal rovente Anfield ed ha mostrato ancora una volta grande personalità, che per un 19enne è cosa rara da vedersi.

In ultima analisi, non certo per importanza, i riflettori vanno su Mertens. Francamente di parole per descriverne l’importanza ce ne sono ormai sempre meno, la sua presenza in campo ha fatto ancora la differenza ed il suo gol, di pregevole fattura, ne è stato la testimonianza. Il belga è apparso scuro in volto, gli si leggeva in faccia il dispiacere per i malumori vissuti ultimamente, eppure ha dato l’anima anche stavolta: non ci sono santi, se una “donna” la ami la ami sempre, anche quando ti fa saltare in nervi. Mertens che con la rete al Liverpool tocca quota 117 in azzurro, avvicinandosi ulteriormente al best scorer della storia azzurra Hamsik (121). Cresce ancora Lozano, che ieri ha vinto il ballottaggio con Llorente. Il messicano si è fatto scivolare addosso le pesanti critiche rifilategli negli ultimi tempi giocando bene anche contro colossi come Van Dijk e Lovren, dando velocità ed imprevedibilità alla manovra del Napoli. Qualche errore di precisione in appoggio della palla, ma nulla di eccessivamente grave.

Senza nulla togliere agli 11 titolari in campo, i meriti più grandi vanno rivolti a questo signore qui: Carlo Ancelotti. Additato come tra i principali artefici della crisi di risultati, il tecnico azzurro ha dimostrato per l’ennesima volta il perché dell’appellativo “leader calmo”. A bordo campo il solito atteggiamento pacato, silenzioso, le indicazioni le ha date quasi solo a gesti trasmettendo tranquillità e serenità all’intera squadra. La strategia per arginare la corazzata rossa è stata perfetta ed il risultato quello sperato: applicazione, aggressività e concentrazione sono state le chiavi per mandare ancora una volta in tilt il sistema Klopp, che in conferenza stampa non ha potuto fare a meno di riconoscerne la bravura. Napoli che col punto conquistato ad Anfield non solo si procura la possibilità di passare da primo del girone in casa col Genk se il Liverpool non vincerà in Austria, ma complica ancor di più le cose ai Reds, che in caso di serata storta a Salisburgo rischiano addirittura di retrocedere in Europa League. Un motivo di grande soddisfazione questo per gli azzurri, i quali però non possono illudersi che tutto sia risolto. Dev’essere, piuttosto, un trampolino di lancio, un’occasione per ripartire.

A cura di Giuseppe Migliaccio

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