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A MENTE FREDDA, EP. 16 – Dalle stelle alle stalle: Napoli, qual è il tuo vero volto?

Nel guardare il Napoli quest’anno sembra di essere perennemente su delle montagne russe. Un misto tra l’adrenalina che si sprigiona al momento di andare in alto e l’immediata paura del calare a picco quando il vagone corre verso il basso, è questa la sensazione che abita l’animo del tifoso azzurro. In soli tre giorni la squadra guidata da Carlo Ancelotti è passata dal bloccare la corazzata Liverpool a capitolare in casa contro il Bologna.

Nulla togliere alla squadra emiliana, anzi, la vittoria di ieri ha avuto un sapore ancor più speciale perché conquistata in nome di Sinisa Mihajlovic. La voglia di lottare e la tenacia messa in campo dai felsinei sono la precisa rappresentazione dello spirito del loro tecnico, appena uscito trionfante da una battaglia terribile (ma non ancora dalla guerra purtroppo), e questo vale più di ogni partita di calcio. Di fronte a scene del genere tutto passa in secondo piano, anche lo sport, che però in questo caso ha raccontato una storia meritevole di essere citata: onore a Sinisa ed onore al Bologna.

Tornando al Napoli, il pareggio di Anfield sembrava aver ridato verve ad un gruppo ormai spolpato mentalmente, ma una rondine non fa primavera e il K.O. di ieri lo ha dimostrato. Le cose che non vanno sono tante, troppe e per noi esterni allo spogliatoio è impossibile sapere con certezza assoluta come uscire da questo momento. Possiamo solo tener fede all’evidenza ed a Carlo Ancelotti, che stavolta ha deciso di usare il pugno duro e prendere di petto la squadra: per la partita contro l’Udinese il Napoli andrà in ritiro da mercoledì, l’auspicio è che la scintilla per ripartire stavolta scatti davvero.

Senza dilungarci in un discorso lungo ed intricato, scendiamo nel dettaglio di Napoli-Bologna “a mente fredda”. Tra i pochi a salvarsi nella sciagurata serata del San Paolo c’è certamente Ospina, che nonostante tutto il suo lavoro ha saputo farlo. Non che il Bologna abbia poi creato tante occasioni pericolose, ma in quelle poche volte in cui è stato chiamato in causa il portiere colombiano ha fatto bene, specie sul tiro di Sansone al 65′ che, con la deviazione di Manolas, poteva spiazzarlo e finirgli alle spalle. Non impeccabile nell’uscita sull’1-1 di Skov Olsen che ha calciato praticamente a porta vuota, ma nel complesso non gli si possono imputare grosse colpe. Fase difensiva ancora da rivedere, nessuno dei quattro davanti ad Ospina ha brillato. Benino Maksimovic nel primo tempo, ha alternato copertura a qualche cross in mezzo per gli attaccanti, ma i risultati non sono stati molto soddisfacenti. Se decidi di affidarti ad un ariete come Llorente hai bisogno di gente che abbia il cross nelle sue corde e, sfortunatamente, il serbo non ce l’ha. Sua poi la palla persa che ha dato il la al gol decisivo del Bologna (ci sarebbe un fallo ai suoi danni non sanzionato dal VAR). Tanto cuore e tenacia per Manolas, che ha chiuso bene sulle offensive in realtà poco devastanti degli uomini di Mihajlovic. Suo l’errore, però, nel tempo d’uscita sul gol dell’1-2, ed il greco non è riuscito a far cadere Sansone nella trappola del fuorigioco. Ci ha messo l’impegno Koulibaly, ma anche per lui non può bastare. Il senegalese è uscito spesso dalla linea difensiva per contrastare gli avversari come suo solito e ci è riuscito piuttosto bene, per il resto nulla di eccezionale. Stesso discorso per Di Lorenzo, nuovamente impiegato da terzino sinistro. E’ evidente che in quel ruolo non è a suo agio, se produce qualcosa di buono è solamente grazie alle sue qualità tecniche. Come nel caso di Maksimovic, se sulle corsie laterali non schieri qualcuno che possa crossare per la testa di Llorente non si capisce l’utilità dello spagnolo al centro dell’attacco. Non era forse preferibile impiegarlo nel suo ruolo a destra e lasciare la fascia opposta a Mario Rui? Il portoghese è stato in campo per tutti i 90′ contro il Liverpool e non ci si spiega perché fatichi a giocare due partite consecutivamente.

Palla ora al centrocampo, tornato a 3 dopo la trasferta contro il Torino e qui è emerso l’errore forse più grande di Ancelotti, ossia Zielinski regista davanti alla difesa. Il polacco è uno dallo strappo facile, dal dribbling in velocità che ti spacca il campo e dà il via all’azione offensiva. Vederlo in quel ruolo è stato come vedere un leone in gabbia ed infatti non ha fatto bene. Non si è comportato meglio il giovane Elmas, autore di tanti errori in fase di palleggio e colpevole di aver lasciato Tomiyasu libero di scendere palla al piede nell’azione che ha portato al gol del pareggio del Bologna. Spento anche Fabian Ruiz. Da un calciatore delle sue qualità ci si aspettano prestazioni certamente migliori, lo spagnolo invece ha alternato belle giocate a palle perse banalmente in uscita che potevano costar cari al Napoli.

Chi ha prodotto dei risultati migliori è stato l’attacco, per l’esattezza Insigne Lozano. E’ lampante che il 4-3-3 è un modulo che esalta le caratteristiche degli esterni azzurri, i quali nel primo tempo soprattutto hanno lavorato tanto e bene, tant’è che da una delle loro azioni è nato il gol dell’1-0 di Llorente. Sono calati poi nella ripresa, ma in realtà a spegnersi è stata pian piano la squadra tutta. Non soddisfacente, infine, la prova dello spagnolo, a sorpresa da titolare ieri sera. E’ andato due volte in gol, uno dei quali purtroppo gli è stato annullato dal VAR, ma a parte la rete del vantaggio ha prodotto veramente poco e commesso anch’egli tanti errori, su tutti l’occasionissima sprecata nell’area piccola nella ripresa. Bravo e pronto ad insaccare sulla respinta di Skorupski, unica fiammata di una partita anonima. Postilla finale sul subentrato Mertens. Il belga è scivolato di nuovo in panchina insieme con l’altro “ribelle” Callejon ed all’entrata in campo è apparso scuro in volto come contro il Liverpool. Stessa espressione, non è cambiata di una virgola, segno di una insofferenza grande, enorme. L’episodio che più lo dimostra è quel gol sbagliato poco prima del dischetto dell’area, un tiro che in altri tempi sarebbe finito dentro 10 volte su 10.

Anche questa volta il protagonista è lui, Ancelotti, in questa occasione però negativamente. Il tecnico azzurro era convinto di assistere ad un cambio di registro dopo l’esaltante pareggio in casa del Liverpool, ma ciò non è stato. E allora arriva l’ennesima batosta per un Napoli a due facce: bello in Champions e brutto in campionato. Un Napoli che ora è a quota 20 punti dopo 14 giornate, situazione che non si vedeva dall’epoca di Donadoni e Mazzarri nel lontano 2009. Col Bologna ancora una formazione diversa, quasi stravolta considerando il cambio modulo. La scelta di Llorente al centro dell’attacco senza nessuno a proporgli cross interessanti è stata una scelta sbagliata, così come quella di costringere Zielinski a giocare lontanissimo dalla porta e fare due o tre tocchi prima di scaricare il pallone (ma non è colpa sua, non è un regista). Questi, però, sono solo esempi che evidenziano quanto il tutto, invece che dare delle risposte, ha provocato solo altri dubbi e confusione nella testa dei calciatori azzurri. Ancelotti che poi, a fine gara, ha annunciato di ricorrere alle maniere forti perché stanco di addossarsi tutte le responsabilità e così è stato. Colloquio di circa un’ora stamattina a Castel Volturno e decisione di mandare in ritiro la squadra da mercoledì per preparare la sfida di sabato contro l’Udinese. Alla fine si è andati nella direzione indicata dal presidente De Laurentiis, dunque cosa è cambiato dalla prima volta? Perché quella reazione spropositata dei giocatori? Perché dirsi contrari a quella scelta societaria, seppur lecita in quanto il Napoli non stava facendo bene, per poi ricorrere allo stesso strumento (seppur in modi diversi, è chiaro)? Tutte domande che necessitano di risposte, caro mister e cari ragazzi, ma stavolta sul campo: c’è bisogno di capire qual è il vero volto di questa squadra.

A cura di Giuseppe Migliaccio

 

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