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A MENTE FREDDA, EP. 17 – Il primo obiettivo è centrato, ma non basta: il re Carlo è stato spodestato

Il Napoli ha centrato il primo traguardo stagionale, ma non avrà modo di dargli seguito con chi ha permesso di raggiungerlo. Interviste post-gara, conferenza stampa e poi la decisione: Carlo Ancelotti è stato esonerato. Era nell’aria, anzi probabilmente le parti avevano già concordato il tutto ancor prima della sfida col Genk, rendendolo poi ufficiale alle 23:38.

Non è facile parlare della partita davanti a notizie del genere, così com’è complicato prevedere se il suo successore, presumibilmente Gattuso, riuscirà a risollevare un intero gruppo. La cosa certa è che le 9 partite consecutive senza vittorie prima di ieri sera e i soli 5 punti nelle ultime 7 gare erano troppo poco per un allenatore del calibro di Ancelotti. C’è chi sostiene dovesse essere esonerato molto tempo fa, chi invece non è affatto d’accordo con la scelta di mandarlo via, ma ormai la decisione è presa, serviva uno scossone perché era chiaro che così non si poteva andare avanti. Vanno comunque i nostri migliori auguri al mister, che umanamente parlando merita le migliori fortune!

Passiamo adesso a fare il punto della partita di ieri con la nostra consueta analisi a mente fredda. Nel 4-0 rifilato al Genk non ha spiccato nessuno per quanto riguarda il pacchetto difensivo. Tutti, a partire da Meret, hanno disputato una partita sufficiente e senza troppi sussulti. Il portiere azzurro è stato forse quello più impegnato dell’intero reparto ed ha risposto presente con la sua solita lucidità. Sarebbe stato facile poter avere un calo di tensione e fare gravi errori, ma Meret non è questo tipo di giocatore. Stesso discorso per Di Lorenzo, ormai una costante di questa squadra. Il terzino azzurro sulla sua fascia di competenza si è comportato bene in entrambe le fasi. Qualche leggera distrazione in difesa, ma nulla di irreparabile. Per il resto ha confermato ancora una volta le sue qualità di spinta, regalandosi pure la soddisfazione dell’assist per il 2-0 del Napoli. Bene la coppia di centrali composta da Manolas Koulibaly. I due hanno rischiato in qualche occasione ma nel complesso concesso poco e niente ad un attacco, quello del Genk, pericoloso solo a sprazzi. Il senegalese sfiora il gol dopo pochissimi minuti di gioco, ci pensa però la traversa negargliene la gioia. Ha poi rimediato un giallo inutile a risultato ormai acquisito, allo stesso tempo però si è garantito gli applausi del San Paolo per le sue sgroppate palla al piede. Porta a casa la sufficienza, infine, anche Mario Rui. Il portoghese è sceso in campo da titolare per la seconda partita consecutiva al rientro dall’infortunio dopo quella di campionato contro l’Udinese e non ha sfigurato. Non che la sfida gli abbia richiesto sforzi eccezionali, ma la sua spinta in avanti l’ha garantita e in fase difensiva non si è fatto beffare.

Spostando lo sguardo al centrocampo i meriti non possono che andare tutti ad Allan. Lo stesso Ancelotti ha dichiarato che è lui l’ago della bilancia di questo Napoli, che quando è in campo l’intera squadra ne beneficia in quanto ad equilibrio e così è stato. Alla prima da titolare dopo gli acciacchi di Anfield, il brasiliano è stato di cruciale importanza in quella porzione di campo. Lotta, corre, aggredisce come ormai ci ha abituati, ma in più ieri sera ha dispensato buoni palloni mostrando una visione di gioco ottimale. Ad affiancarlo c’è stato Fabian Ruiz, anch’egli sopra la sufficienza. Lo spagnolo ha dato prova ancora una volta delle sue enormi doti tecniche dimostrandosi l’opposto di quello visto in campionato. Quando va in progressione la palla gli rimane incollata al piede come fosse un francobollo e anche contro i belgi lo ha dimostrato. Quando dà libero sfogo alla sua eleganza è davvero un piacere vederlo giocare. Bene anche il suo connazionale Callejon, ieri capitano a causa dell’assenza di Insigne. Lo spagnolo ha mostrato di essere in netta crescita rispetto alle ultime uscite e si è procurato entrambi i rigori, segnati rispettivamente da Milik e Mertens. Chiude il centrocampo Zielinski, che ha agito da quarto di sinistra. Il polacco si è calato appieno nei panni dell’esterno e pure ieri si è capito il perché. Non una partita dai fuochi d’artificio per lui, ma come Fabian Ruiz ha garantito quegli strappi palla al piede di cui qualsiasi squadra di calcio ha bisogno.

Se c’è un altro uomo di cui questo Napoli non poteva fare a meno è lui, Milik. Il ragazzone polacco è tornato in campo dal 1′ dopo qualche partita ai box e ci ha messo pochissimo per ripristinare il ruolino di marcia in termini di gol. L’attaccante azzurro ha rimesso piede in campo regalandosi una splendida tripletta, un bottino che ancora una volta risponde forte a chi lo voleva lontano da questa squadra già da tanto tempo. Un gol da rapace pressando il giovane portiere del Genk, un altro da centravanti puro e il terzo su calcio di rigore: qualsiasi sia stato il modo con cui le reti sono arrivate, ciò che conta è che Milik si è reso protagonista assoluto nella partita decisiva per il passaggio del turno. Nettamente meglio anche chi con lui ha guidato l’attacco azzurro, Mertens. Contro i suoi connazionali del Genk il folletto con la 14 ha giocato con la voglia e l’applicazione di cui era orfano da tempo pressando tanto gli avversari, non rinunciando a ripiegare nella propria metà campo. Con un delicatissimo cucchiaio, infine, ha trasformato il rigore del 4-0 che significa tanto soprattutto per lui. Al cospetto dell’ex capitano Marek Hamsik, Dries ha raggiunto quota 117 gol con la maglia del Napoli, aggiungendo un altro tassello al record di segnature detenuto proprio dallo slovacco.

La chiosa finale, questa volta, va ad un subentrato. Quella di ieri è stata la serata giusta, il momento perfetto per l’esordio in Champions League di Gaetano. L’azzurrino, fiore all’occhiello della Primavera, ha finalmente coronato il suo sogno di apparire nella massima competizione europea per club. Un traguardo meritato per il ragazzo di Cimitile, che seppur con poco tempo a disposizione ha dato prova della sua grande personalità. Nessun tremore di gambe, nessun timore per il classe 2000, autore anche di un tunnel tanto rischioso quanto spettacolare all’altezza dell’area di rigore. Dopo aver debuttato in Serie A ed in Coppa Italia, Gaetano si è tolto la soddisfazione di affacciarsi anche sul palcoscenico europeo: il futuro è tutto dalla sua parte.

All’indomani della brillante vittoria contro il Genk si apre un altro capitolo della storia del Napoli. Carlo Ancelotti non sarà più al timone, che con ogni probabilità verrà affidato nelle mani di un suo fedelissimo ai tempi del Milan: Gennaro Gattuso. “Ai posteri l’ardua sentenza” si dice e non si può non far propria questa citazione, mai come in questo le parole sono di troppo. L’unica cosa certa è che il “leader calmo”, nonostante tutto, lascia una ferita. E la lascia a tutti, dai tifosi ai giornalisti passando per i calciatori. Soprattutto i calciatori, gli stessi che probabilmente gli hanno criticato la sua gestione tecnico-tattica, perché Carlo Ancelotti è anche tanto altro e non solo un allenatore dal palmarés stellare. A qualcuno è pure scappata qualche lacrima in segreto, segno evidente di quanto la sincerità ed il cuore d’oro valgono più di qualsiasi partita. Non sempre ti farà ottenere i migliori risultati, ma è una componente senza la quale nessuna squadra di calcio può sopravvivere davvero a lungo e Sarri prima di lui lo ha dimostrato ampiamente. Probabilmente questa realtà non era nel tuo destino, caro Mister, ma non importa: grazie lo stesso per tutto e ad maiora!

A cura di Giuseppe Migliaccio

 

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