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A MENTE FREDDA, EP. 21 – Ospina ancora in vena di regali natalizi, ma il Napoli c’è: la cura Gattuso sta funzionando

Il Napoli fallisce anche il secondo big-match e, dopo la sconfitta interna contro l’Inter, perde anche in casa della Lazio. Una sconfitta senza senso, arrivata dopo una prestazione di alto livello (specie nel secondo tempo), la migliore per distacco da quando in panchina c’è Gennaro Gattuso. L’1-0 dell’Olimpico è un risultato bugiardo, che certamente non dice di una Lazio meritevole della vittoria. Gli uomini di Simone Inzaghi non hanno fatto altro che approfittare dell’ennesimo “suicidio” da parte degli azzurri, ancora in vena di regali sebbene le feste natalizie siano finite.

Ironia a parte, però, commentare questa partita è davvero difficile. Gattuso ha fatto da scudo al povero Ospina in conferenza stampa, difendendolo a spada tratta in merito all’errore commesso. “E’ colpa mia perché sono io che chiedo alla squadra di impostare partendo dal portiere” ha detto il tecnico azzurro, illustrando in maniera chiara e limpida la chiave tattica della sfida di ieri che, fino a quel momento, stava dando i suoi frutti. Complice l’assenza di Meret, la scelta è ricaduta sul portiere colombiano a cui è stato affidato, grazie alle sue qualità coi piedi, il compito di costruire l’azione dal basso, ragionare col pallone e permettere ai centrocampisti azzurri di infilarsi nei vuoti lasciati in mezzo al campo dalla Lazio, la quale nel primo tempo ha subito un paio di contropiedi che soltanto la poca cattiveria in fase offensiva ha reso inefficaci. Napoli che poi è cresciuto nella ripresa ed ha preso il pallino del gioco, cosa che di questi tempi non si è abituati a vedere e, soprattutto, non in casa della terza forza del campionato, reduce da 9 vittorie consecutive.

Nel cuore di Lazio-Napoli: l’analisi della partita

OSPINA, CHE COMBINI?! – Ed è un peccato davvero. L’infortunio di Meret ha costretto Gattuso a scegliere Ospina per difendere la porta del Napoli, ma con una responsabilità in più: creare gioco a partire dai suoi piedi. Compito svolto in maniera precisa dall’ex Arsenal, autore anche di un ottimo intervento su conclusione di Milinkovic-Savic a pochi metri dall’area nel primo tempo. Poi, però, il gesto scellerato che ha condannato gli azzurri. Un instante di leggerezza, un eccesso di sicurezza che non ci si può permettere quando di fronte hai un certo Immobile, “solo” il maggiore bomber della Serie A fino ad oggi, che gli ha sradicato facilmente il pallone prima di far gol. Rete arrivata in collaborazione con Di Lorenzo, che non è riuscito a salvare nei pressi della linea di porta scaraventando il pallone in porta. Di Lorenzo è stato protagonista di una buona prestazione considerando il ruolo non suo ed è stato protagonista di un salvataggio sulla linea nel primo tempo sempre su Milinkovic-Savic ad Ospina ormai battuto. Al suo posto sulla fascia destra Gattuso ha riproposto Hysaj, uno dei migliori in campo. L’ex Empoli è apparso quello dei tempi di Sarri, preciso nelle chiusure e nell’uscita palla al piede, cresciuto soprattutto nella seconda parte di gara insieme a tutta la squadra: dopo la prestazione sottotono con l’Inter, l’albanese si è riscattato. Un po’ meno in forma il collega di fascia Mario Rui, mancante di coraggio in fase di proposizione. Regala a Milinkovic la possibilità di segnare l’1-0 già nei primi 45′, fortuna per lui che Di Lorenzo ha compiuto il miracolo. Non esaltante ma neanche male, infine, Manolas. Il greco ha dominato col suo marchio di fabbrica, la scivolata, compiendo più volte interventi tempestivi. A lui poi il merito di aver retto alla grande il confronto in velocità con Immobile, che si è ritrovato un cliente parecchio scomodo.

LA DEA BENDATA NON BACIA ZIELINSKI – Prova nettamente migliore quella di ieri del centrocampo del Napoli, ordinato in fase difensiva e reattivo in ripartenza. Il trio composto da Allan, Fabian Ruiz e Zielinski ha trovato finalmente l’equilibrio tanto richiesto da Gattuso e che era mancato contro l’Inter, battagliando bene con i colleghi di reparto laziali nell’arco dei 90′. Ed è proprio grazie al centrocampo che gli azzurri hanno rischiato di portarsi in vantaggio nel secondo tempo. Zielinski inventa un tiro a giro che non lascia scampo a Strakosha, ma la “dea bendata” si è mostrata di nuovo ostile al Napoli e la palla si è stampata sul palo per la 14esima volta in stagione, negando al polacco la gioia di un gol più che meritato viste le ultime prestazioni. Ancora in grossa difficoltà Fabiàn in quello che è un ruolo non suo, ma è innegabile che rispetto alla sfida precedente il suo rendimento sia migliorato: la speranza è che con l’arrivo dei due innesti Demme e Lobotka lo spagnolo torni a giocare come sa. Solita partita di quantità, ma anche di qualità stavolta, da parte di Allan, in cui Gattuso rivede il suo stile di gioco da calciatore e di cui si fida ciecamente. Ruba palla, e fin qui non è una novità, non disdegnando però uscite palla al piede come nel primo tempo, che con un po’ di precisione in più avrebbero potuto tramutarsi in gol.

INSIGNE CUORE D’ORO – L’immagine più bella della serata dell’Olimpico l’ha regalata Insigne, che prima del fischio d’inizio ha consegnato una maglia firmata alla piccola Noemi, ferita da un agguato camorristico lo scorso maggio. Un gesto di una dolcezza unica, generatore di grande commozione, da parte di Lorenzo, ieri capitano fuori e dentro il rettangolo di gioco. Il numero 24 azzurro ha, infatti, trascinato la squadra con la sua qualità di palleggio ed i suoi tagli verso l’interno del campo, impensierendo Strakosha in più di un’occasione. Gli manca, tuttavia, l’essere decisivo. Così come non lo è stato Milik, per nulla. L’attaccante polacco ha compiuto un buon lavoro nello staccarsi dai difensori avversari per smistare la palla sugli esterni, ma in ciò che dovrebbe far meglio, ossia segnare, è venuto meno. Mai pericoloso nei confronti del portiere laziale e spesso isolato, problema già reso noto da Gattuso in qualche conferenza stampa fa. Prova a prendere il suo posto Llorente nella ripresa affiancandosi a lui per dare più peso offensivo e la differenza si vede. Lo spagnolo si è reso protagonista di un colpo di testa che, senza l’opposizione miracolosa di Lulic, probabilmente sarebbe finito in porta regalando al Napoli il pareggio, dando prova del lavoro che deve compiere il centravanti puro. Pochi guizzi, infine, da parte del suo connazionale Callejon. Il numero 7 azzurro compie buoni movimenti alle spalle dei difensori biancocelesti come il suo istinto gli suggerisce da sempre, ma quando lo fa o non viene premiato oppure non azzarda nell’esecuzione della giocata: non si può definirlo invisibile ma poco ci manca.

Prestazione più che positiva nel complesso dunque, eppure il Napoli esce sconfitto. Gli azzurri hanno saputo soffrire nel primo tempo ed aggredire con coraggio una signora squadra come la Lazio durante la ripresa, il tutto reso vano dal gesto senza senso di Ospina che dice una cosa sola: questa squadra non ci sta con la testa. Perde la concentrazione con troppa facilità e questo, sommato all’ansia di prender gol alla prima disattenzione, rappresenta la zavorra che tiene gli azzurri ancora bloccati sul fondo. Le parole di Gattuso al termine della gara, tuttavia, fanno ben sperare. Il tecnico azzurro ha le idee chiare e soprattutto sa quali tasti toccare per rivitalizzare i suoi calciatori. L’obiettivo di qualificarsi in Europa si allontana, ancor di più la Champions, ma in questo momento non si può guardare la classifica. L’obiettivo adesso è quello di trovare continuità di risultati e mantenere alta la concentrazione in partita: questo Napoli, in poche parole, ha un maledetto bisogno di vincere.

A cura di Giuseppe Migliaccio

 

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