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Calcio in crisi, l’iscrizione al prossimo campionato è un rebus

Terminare la stagione agonistica conserverebbe il valore di patrimonio dei club

Sebbene le difficoltà tecnico-organizzative alle quali si andrebbe incontro non siano di poco conto (come ad esempio, l’avvio scaglionato per regione/area e partite da disputare in campo neutro, a porte chiuse, in orario serale o notturno nel corso dei mesi estivi), assegnare sul campo i verdetti dell’inedita stagione sportiva 2019/2020 costituisce una scelta largamente condivisa dalla maggior parte dei dirigenti dei club di Serie A.

Oltre l’aspetto sportivo, terminare la stagione agonistica consentirebbe una conservazione del valore del patrimonio dei club – rappresentato largamente dai cartellini dei calciatori in “rosa” sino alla fine della stagione 2019/2020 – che, allo stato attuale, è esposta ad un rischio significativo di deprezzamento legato alla prevedibile diminuzione degli introiti legati ai diritti radiotelevisivi – tra cui anche il tema del saldo dell’ultima rata di fatturazione del campionato 2019/2020 – delle sponsorizzazioni e delle difficoltà riscontrate nella programmazione delle prossime competizioni sportive.

La foto del calcio italiano attuale è quella di un industria leggera, con tanti dipendenti, pochi investimenti infrastrutturali ed un elevato indebitamento finanziario e fiscale al quale dover far fronte. Per questo motivo, alimentare il “sogno sportivo” con il completamento della stagione  2019/2020 deve anche passare attraverso la previsione su come bisogna ripartire nell’annata successiva 2020/2021 e, con essa, su come “aggiornare” correttamente i criteri economico-finanziari di accesso alle competizioni.

Prima del propagarsi dell’emergenza sanitaria, ciascun club è stato chiamato a rispettare i criteri economico-finanziari, strutturali e organizzativi illustrati nel manuale di licenze nazionali, in modo da poter gettare le basi per l’iscrizione alla stagione 2020/2021.

A fronte dello “stop” imposto dal Governo, il sistema di licenze 2020/2021 pubblicato lo scorso 31 dicembre 2019 parrebbe non più attuale rispetto alle esigenze emerse con il Covid-19.

Con riferimento ai criteri economico-finanziari, risulterebbe anzitutto necessario porre chiarezza in merito alla distinzione tra le società che, già pre Covid-19, si trovavano in una situazione di crisi e quelle che, invece, versano in difficoltà finanziaria per effetto dell’interruzione delle competizioni 2019/2020.

Laddove tale distinguo non venga effettuato ed analizzato dagli organi competenti, il rischio è quello di avviare un campionato con club in difficoltà finanziaria e che potrebbero essere non in grado di completare la stagione. L’ulteriore rischio è che gli interventi di sostegno alla liquidità destinati al sistema Calcio possano dissiparsi ed esaurirsi per aver fornito un accesso indiscriminato anche ai soggetti “non eleggibili” ad accedere a nuova finanza bancaria garantita a livello statale.

In assenza di un sistema di licenze nazionali che introduca l’obbligo di prestare adeguate garanzie patrimoniali e finanziarie, i club in crisi pre-Covid19 potrebbero rischiare il fallimento nella stagione successiva 2020/2021.

Per le società in crisi per effetto del Covid-19, resta aperto il rebus sulla documentazione da presentare. Di fatto, il sistema di licenze nazionali 2020/2021 consente un’analisi solo “a posteriori” del raggiungimento dei requisiti economico-finanziari necessari per l’accesso alle competizioni sportive.

I principali criteri di accesso al campionato fanno riferimento al regolare pagamento degli stipendi ai tesserati sportivi sino al completamento della stagione sportiva. Tale approccio può ritenersi condivisibile in un contesto di regolare andamento dell’attività sportiva ed è volto a tutelare il sistema Calcio dai comportamenti di alcuni club, ossia di quelle società che non rispettino il puntuale pagamento del debito sportivo cumulato nel corso della stagione sportiva corrente. Di fatto, attraverso il bilancio e le situazioni patrimoniali intermedie è possibile solo fotografare i risultati raggiunti e verificare il rispetto dei requisiti previsti dal sistema licenze.

Nell’attuale situazione di emergenza, vi sarebbe necessità di modificare tempestivamente il sistema delle licenze del prossimo campionato e, conseguente, procedere all’aggiornamento dei requisiti necessari sui quali basare l’ammissione al campionato successivo 2020/2021.

Ogni società dovrebbe presentare un vero e proprio piano aziendale che consenta di comprendere se un club è in grado o meno di poter superare il periodo di crisi.

Se questo può essere già considerato sfidante per la maggior parte dei club di A, per la Serie B e la Serie C, la situazione è ancora più complessa. Di fatto, l’attuale sistema licenze prevede che i club di B e C debbano procedere al ripianamento della c.d. “carenza patrimoniale” per poter partecipare al campionato successivo. Di fatto, molti club si ritrovano annualmente in questa fattispecie, soprattutto in Serie C, per effetto delle ingenti perdite che portano i Presidenti dei club a dover ripianare il capitale sociale.

Oggi il rispetto di questo requisito rappresenterebbe uno sforzo ancora più difficile da sostenere per B e C, considerato che le proprietà di questi club hanno a loro volta già subito i contraccolpi economici dell’emergenza sanitaria Covid-19 nelle loro attività produttive principali.

Il Governo, all’interno del decreto Finanzia-Imprese, ha introdotto una norma “sospensiva” con la quale si prevede che, sino al 31/12/2020, non si applicheranno le norme in tema di riduzione del capitale. E, di certo, il requisito di “carenza patrimoniale” dovrà essere in qualche modo aggiornato o rivisto, per evitare che un gran numero di club possa trovarsi in palese difficoltà per iscriversi.

In quest’ottica, bisogna assicurare anche ai club dei campionati di Serie B e C di perfezionare un piano aziendale per affrontare la stagione successiva.

In sintesi, il messaggio è quello di tracciare, accanto al risultato del “campo”, anche la classifica economico-finanziaria dei club, senza la quale non sembra possibile poter garantire un regolare svolgimento delle manifestazioni sportive 2020/2021.

 

A cura di Fabrizio Versiero

Senior Manager RSM, network attivo nella revisione e organizzazione contabile e nella consulenza fiscale, societaria e finanziaria, presente in oltre 120 paesi, con 810 uffici e circa 43.000 collaboratori.

Responsabile per la redazione delle analisi economico-finanziarie del Report Calcio (edizioni 2014, 2015, 2016, 2017, 2018).

Formazione specialistica nell’ambito Sport Management, con l’Executive-Program organizzato da SDA Bocconi.

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