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ESCLUSIVA – Bruni (All. Brescia Primavera): “Sarà una gara diversa rispetto all’andata. Napoli attrezzato per far bene al Viareggio. Di Maradona e Bertoni ricordo un aneddoto…”

“Abbiamo scelto di strutturare la squadra per l’anno prossimo. Quando vinsi in "Viareggio" con la Juve mi impressionò Immobile…”

Dopo le due sconfitte consecutive rimediate rispettivamente contro Lazio e Sampdoria la Primavera del Napoli di mister Saurini cerca il riscatto tra le mura amiche del centro sportivo di Sant’Antimo sfidando domani alle ore 12:00 il Brescia. La compagine lombarda, che gravita in questo momento al penultimo posto, riuscì ad imporsi per 2-1 in occasione della gara d’andata grazie alle reti di Minessi e De Paoli. Per entrare nel clima partita la redazione di IamNaples.it ha intervistato in esclusiva il mister dei biancoblù Luciano Bruni:

Il suo Brescia viene da cinque sconfitte consecutive, alla luce dei soli 9 punti totalizzati fino a questo momento: quali sono gli aspetti sui quali dover ancora lavorare?

“Abbiamo intrapreso una scelta societaria precisa, dettata anche da un discorso qualitativo in funzione degli elementi che avevamo. In questo modo abbiamo mandato i ragazzi classe 98’ che avevamo in rosa a far esperienza nelle categorie dilettantistiche”

Spesso nel suo schieramento iniziale compaiono diversi ragazzi classe 99’o addirittura 2001’ come il caso dell’albanese Brijan Ibrahimi: c’è una motivazione precisa dietro a tale scelta?

“Sì, prendendo spunto dalla reale forza della squadra abbiamo deciso di lavorare su dei ragazzi più giovani che l’anno prossimo continueranno a fare la Primavera. Inoltre siamo costretti in questi ultimi tempi a fronteggiare anche varie assenze come quelle di De Paoli e Minessi per motivi disciplinari, oltre a dover gestire diversi infortuni. Non a caso l’ultimo che abbiamo dovuto registrare è quello di Mangraviti che ieri si è allenato con la prima squadra, rimediando un problemino fisico”

Tre dei nove punti complessivi totalizzati fino a questo momento sono giunti proprio contro gli azzurri in occasione della gara d’andata: cosa cambierà rispetto a quel match?

“E’ ovviamente cambiata la forza della mia squadra perché in quella fase di campionato eravamo inevitabilmente messi meglio. Inoltre a livello fisico eravamo una squadra diversa, eravamo un po’ più competitivi. Adesso, come detto, lavoro con un gruppo un po’ più giovane che dovrà crescere”

Come giudica il momento di forma della squadra di mister Saurini?

“Sono talmente attento nel cercar di far migliorare i miei ragazzi che non bado più di tanto alle avversarie che affrontiamo di volta in volta. Tuttavia, ricordando la gara d’andata, credo che il gruppo azzurro sia caratterizzato da tanti elementi d’ottimo livello che sinceramente invidio al mister azzurro”

La Primavera del Napoli proprio in questa settimana ha ufficializzato la sua presenza alla Viareggio Cup. Lei conosce bene tale torneo avendovi partecipato sia come giocatore che come allenatore: che consiglio si sente di dare al gruppo azzurro per la buona riuscita della competizione?

“Questo torneo è particolare perché necessita di una condizione ottimale, soprattutto a livello psico-fisico. E’ ovvio che conta partir bene soprattutto in occasione della prima partita del girone eliminatorio. Il Napoli è attrezzato per disputare un buon torneo e credo che possa tranquillamente andare avanti in funzione dell’organico che ha. E’ chiaro che poi i tornei si sviluppino attraverso poche partite, spesso insidiose, è fondamentale vincere le prime partite per l’aspetto emotivo”

Lei ha vinto questa manifestazione al timone della Primavera della Juventus composta dai vari Immobile, Marrone e Iago Falque: quali sono i ricordi più belli di quella parentesi? Ci può descrivere come si tramanda la famosa “mentalità vincente” del club bianconero?

“E’ ovvio che quando vinci hai dei valori importanti, supportato inevitabilmente da una società che ha tanta voglia di investire sui giovani. Per ottenere traguardi del genere ci vuole inevitabilmente la qualità dei singoli, oltre ad un buon lavoro di squadra ovviamente. Ma considerando il fatto che, in quell’annata, avevo davanti un giocatore capace di fare la differenza come Ciro Immobile allora tutto era più semplice. Ricordo che circa un mese prima della competizione si fece male durante un allenamento con la prima squadra. Ero in ansia, pensando di non poterlo recuperare, ma recuperò presto la condizione tanto da realizzare ben dieci reti in quell’edizione, record ancora tutt’oggi imbattuto. La mentalità e la qualità di ragazzi come Immobile fa la differenza, e durante quell’anno ne avevo diversi con queste peculiarità”

Durante la sua carriera da allenatore ha giocato, tra le altre squadre, anche nella Reggiana insieme a Walter Mazzarri: che ricordi ha dell’ex allenatore azzurro?

“Walter arrivò a Reggio Emilia durante il mercato di riparazione. Abbiamo vissuto poco calcisticamente insieme, tuttavia riconosco che puntava molto sulla sua fisicità ma poteva fare molto di più anche se poi si è riscattato benissimo come allenatore direi, il tempo quindi gli ha dato ragione”

Lei prese parte alla vittoria dello storico Scudetto del Verona, piazza non abituata a certi tipi di traguardi: quali sono state le caratteristiche più importanti di quell’impresa?

“La forza di quella squadra risiedeva in quei pochi cambiamenti che mister Bagnoli optava di anno in anno, strutturando quindi uno zoccolo duro importante. Tutto ciò condito da un grande gruppo, basato sulla voglia di riscatto di giocatori che in passato non avevano avuto molta fortuna in altri club. Era una squadra che si esprimeva a memoria, giocando un calcio in verticale, cosa che oggigiorno è difficile rivedere…”

Ha incrociato anche un certo Diego Armando Maradona durante la sua carriera da calciatore…

“Certo, mi sa proprio in occasione della sua prima partita in Italia con la maglia azzurra, dove vincemmo noi del Verona per 3-1. Ricordo un aneddoto simpatico: a fine partita, al rientro negli spogliatoi, il mio ex compagno Daniel Bertoni mi abbracciò e vedendo passare Diego in quel frangente gli disse ““Ti avevo detto che questo era bravo…” riferendosi a me. Ricordo quell’episodio con molta gioia e soddisfazione, soprattutto se manifestato al giocatore più forte di tutti i tempi”

Lei crede che nel calcio di oggi sia molto più impegnativo allenare una Primavera rispetto ad una società di Lega Pro?

“Anche se non ho mai allenato in Lega Pro posso sostenere che oggi allenare una Primavera sia molto difficile perché bisogna educare i ragazzi non solo dal punto di vista tecnico e tattico, ma soprattutto dal punto di vista mentale. Allenare la testa di un giovane giocatore è molto complicato. In tutti questi anni di Primavera ho visto un peggioramento da questo punto di vista, notando un atteggiamento dei giovani un po’ più superficiale, con meno fame e con tanti vizi in più”

A cura di Gilberto D’Alessio

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