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Fabio Pisacane, la storia di un calciatore “normale” capace di cose straordinarie

La malattia e la denuncia che diede il via allo scandalo Calcioscommesse. La storia del difensore del Cagliari

“Beato il paese che non ha bisogno di eroi”, sono certo che questa frase l’avete già sentita da qualche parte. E’ troppo celebre per non essere stata ascoltata anche solo distrattamente, per non aver scatenato in voi quel tanto comune “e come dargli torto”. Un paese normale non ha bisogno di eroi perchè vive la sua normalità, senza gesti estremamente negativi che, per essere bilanciati, come in un’equazione, hanno bisogno di azioni positive. Ulteriore problema è quando anche la normalità diventa un gesto eroico, quando un comportamento che dovrebbe essere la norma basilare di ogni buon cittadino diventa, in una società in preda al delirio, un comportamento da elogiare.

Perchè questa premessa? Perchè è essenziale per capire a fondo la storia di Fabio Pisacane, difensore del Cagliari. Non un difensore da copertina, uno di quelli che, forse anche esageratamente, ha valutazioni da 30-40 milioni, che indossa gloriose maglie o che calca i palcoscenici importanti. Un difensore qualsiasi, un operaio del pallone. Di quelli che ce ne sono tanti, dei quali molti si perdono, altri marciscono nelle categorie inferiori, e solo pochi ce la fanno. Un normal-one che, proprio in virtù del suo essere normal-one, è riuscito, con un gesto ordinario, a fare qualcosa di straordinario.

Un calciatore di Lega Pro non vive nel lusso. Certo, lungi dal paragonare il suo tenore di vita a quello di un operaio metalmeccanico, ma gli sfizi che può togliersi non si possono certamente paragonare a quelli di un Messi o di Cristiano Ronaldo. Ecco che in quest’ottica il 10mila o il 20mila euro, cifre che per uno di A sono “spicci”, diventano somme di tutto rispetto. In Lega Pro, ma anche nella bassa B, non si guadagna tantissimo, e spesso i pagamenti arrivano con ritardo di mesi. Capita quindi che qualcuno si avvicini e ti offra dei soldi per “aggiustare” una partita.

Tanti, anzi troppi, cadono in tentazione. In fondo si tratta solo di giocare male, di propiziare in gol, di sbagliare un rigore. E poi, chi mai lo potrebbe venire a sapere? Già, l’omertà. Regna sovrana anche nel mondo del calcio. O almeno regnava.

Parlo al passato perchè un giorno tentano di corrompere la persona sbagliata. Giorgio Buffone, ex Ds del Ravenna, vuole combinare la partita tra la sua squadra e il Lumezzane. Ci sono in ballo 50mila euro, mica spicci. Come detto però sulla sua strada incontra Fabio Pisacane. Pisacane, con un gesto apparentemente normale, ma che in quel contesto ha dello straordinario, rifiuta. Non solo, rifiuta e denuncia tutto. Vi ricordate di Mauri, di Doni, di Signori, del clan degli Zingari, di Masiello e compagnia varia. Parte tutto da lì. Un semisconosciuto difensore di Lega Pro che, con un gesto normale, fa cadere il velo di omertà e ipocrisia attorno al calcio-scommesse. È lui, assieme al collega Farina del Gubbio, a dare il via all’ennesimo scandalo del Calcioscommesse in Italia. Uno scandalo che in breve tempo travolge il calcio italiano arrivando, come detto, fino a personaggi di spicco quali Doni o Signori.

Pisacane in ogni caso non si è mai sentito un eroe, anzi. Ha continuamente ribadito la normalità del suo gesto, quello di un ragazzo per il quale il calcio veniva prima di tutto. Prima di combine e soldi. La normalità elevata ad eccezionalità. Lui non l’ha mai chiesta, gli è stata imposta da un sistema calcio che aveva bisogno proprio della sua normalità per combattere l’eccezionalità in negativo di gente come Masiello o Buffone. Per Pisacane era logico, scontato. Un ragionamento semplice, come semplice è quel ragazzo dei Quartieri Spagnoli che ha dovuto conquistare tutto con le unghie e con i denti, anche un posto in una squadra di Lega Pro come il Lumezzane. E che non voleva certo perderlo, nemmeno per tutti soldi del mondo.

Già, perchè quando parti dal basso, tra mille difficoltà, riesci ad assaporare il valore di ogni tuo successo. Un ragazzo dei Quartieri Spagnoli che ha la fortuna di essere bravo nel giocare a calcio. I provini, l’inizio della tua scalata, poi il destino che si mette contro. E quando parliamo di destino avverso con Pisacane non stiamo parlando di un infortunio al crociato: stiamo parlando di cose molto più serie. A 14 anni gli diagnosticano la sindrome di Giullan-Barrè. Roba che non solo ti fa smettere di giocare, ma che rischia di paralizzarti per tutta la vita. Con le unghie e con i denti. Fabio Pisacane, il Fabio Pisacane di 14 anni, supera anche questa. Ora capite perchè per lui la possibilità di giocare a calcio, anzi l’amore per il calcio, non valeva certo i 50mila euro offerti da un dirigente corrotto. Per lui il calcio è stata una conquista, una cosa non scontata, non piovuta dal cielo, per grazia o per raccomandazione. E vedere quella conquista svilita da un tentativo di combine ha fatto scattare in lui quello che dovrebbe essere un gesto normale: la denuncia.

Il destino, che tanto gli era stato avverso da ragazzo, e che lui è riuscito a sconfiggere, di fronte a questa “ulteriore prova” si mette dalla sua parte. Ne ha passate troppe, le ha superate tutte. Da quel momento in poi la carriera di Pisacane è un susseguirsi di soddisfazioni. Prima la convocazione-premio in nazionale assieme a Farina, poi la scalata nella piramide calcistica italiana. Lumezzane, Ternana, Avellino ed infine Cagliari: Serie A! E la gioia, accompagnata da un comprensibile pianto, del primo gol in massima serie proprio con la maglia dei sardi. Ora, l’ulteriore soddisfazione della partita contro la squadra della sua città. Contro il Napoli. Fabio Pisacane, il ragazzo che è tornato a giocare a calcio, l’uomo che con la sua normalità ha smascherato il marcio del calcio italiano.

Servizio a cura di Giancarlo Di Stadio

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