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Mister, serve un passo indietro per farne due avanti

Il Napoli ha bisogno di più certezze nelle idee di gioco e quindi anche negli uomini

Il Napoli ha espresso intensità per l’intera gara soltanto contro il Liverpool, l’unica in cui la squadra ha messo in campo il vestito richiesto da Ancelotti: intensi, aggressivi, capaci di leggere le situazioni e anche di mutare la propria identità in corso d’opera. Gli episodi sono fondamentali, i Reds non hanno approfittato delle palle perse da Insigne e Fabian Ruiz nel primo tempo e dell’errore di Manolas nella ripresa e così il Napoli, grazie ad una grande prestazione, può definirsi l’unica squadra ad aver battuto il Liverpool in questo scorcio di stagione. Com’è possibile battere i campioni d’Europa e poi non avere continuità? Le grandi formazioni, con tanti singoli abituati a vincere, esperti e di personalità, hanno la capacità di condurre il proprio rendimento, gestire i momenti, la storia del Napoli è un’altra. Questo club è andato storicamente oltre i propri limiti nell’era De Laurentiis quando ha avuto le certezze di un sistema a cui aggrapparsi. Non parliamo del modulo, che rappresenta semplicemente il posizionamento dei giocatori in campo in fase di non possesso, ma di un’identità tattica, una proposta di calcio così definita che tutti sanno sempre cosa fare. Il Napoli è lento nel palleggio soprattutto contro le squadre che si chiudono (vedi Cagliari, Torino e anche Genk nel secondo tempo) perché nella costruzione della manovra il portatore di palla ha spesso bisogno di pensare, non va a memoria nella ricerca della giocata. L’idea di Ancelotti è bellissima, se il gruppo riuscisse a seguirlo porterebbe il Napoli in un’altra dimensione ma al momento è troppo ambiziosa.

Per la dimensione economica del club di De Laurentiis, è stato condotto un mercato importante, di spessore ma nel gruppo a disposizione di Ancelotti non c’è neanche un giocatore abituato a lottare per la vittoria per tutta la stagione. Insigne e compagni hanno bisogno di certezze, il piano tattico scelto per superare il Torino era interessante e il Napoli, infatti, nella prima mezz’ora ha chiuso spesso i granata nella propria metà campo mettendoli in difficoltà nell’uscita palla e costruendo anche tre palle-gol con Lozano, Fabian Ruiz e Mertens. Mazzarri è passato alla difesa a quattro, ha abbassato di più Ansaldi che liberava il ricorso all’anticipo di Izzo e il Napoli si è smarrito fino all’ingresso di Llorente, quando ha insistito su una sola soluzione: il cross per la testa dell’ex Tottenham. Il Napoli ha poche idee e le propone con lentezza, c’è bisogno di una correzione del progetto tecnico al cuore, non solo qualche accorgimento come fatto a Torino con il tridente “mascherato” e Allan alla Mascherano davanti alla difesa. Serve un passo indietro per poi poterne fare due avanti quando ci saranno momenti più fortunati e di maggiore entusiasmo.

Il Napoli ha bisogno di certezze nelle idee di gioco e, quindi, anche negli uomini. Torneranno le fasi in cui si potrà stravolgere la formazione e la proposta di calcio a seconda della partita ma adesso l’idea di Ancelotti sembra troppo avanti. Serve un passo indietro, arriverà poi il momento in cui se ne potranno fare due avanti, magari quando il Napoli sarà più veloce nel palleggio, nell’uscita palla durante la prima costruzione, avrà recuperato mentalmente qualche giocatore in difficoltà come Zielinski, Insigne e Milik per esempio, Lozano si sarà finalmente inserito nel calcio italiano e nella proposta offensiva del Napoli, Ghoulam avrà raggiunto dei buoni livelli di brillantezza. Dopo la sosta di settembre è tornato una squadra più solida, fra dodici giorni serve, invece, un gruppo più brillante nelle idee e nella finalizzazione. Lo dimostrano i numeri: il Napoli produce 20.8 tiri a partita, solo 6.4 nello specchio e ha la media gol di 1.8 a gara, un dato “gonfiato” dalle prime cinque gare. Nelle ultime quattro partite la fase realizzativa è deprimente: due reti di cui una sola su azione contro Cagliari, Brescia, Genk e Torino.

Ciro Troise

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