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Napoli, i venti giorni della verità tra campo e mercato

Il 1 settembre è la data chiave, la chiusura del mercato. Si tratta di un momento spartiacque ogni anno ma in questo caso lo è ancora di più, dopo un’estate calda in cui si è verificato quello che prometteva De Laurentiis: un periodo di entrate e uscite, arrivi e partenze.

Ad una settimana dall’inizio del campionato, il Napoli ha ancora troppe incertezze. L’ha sottolineato Luciano Spalletti a Sky Sport dopo l’ultima amichevole contro l’Espanyol: “La squadra è incompleta, la dirigenza sa che va completata e stanno lavorando per questo. Non dipende solo da me, in questo progetto di ringiovanimento ci lavoro con grande entusiasmo. Aspettando, resto fiducioso”.

È un momento particolare, il Napoli ha avviato un grande rinnovamento dopo un lungo ciclo, ci sono anche altre realtà che in pieno agosto hanno il cartello dei lavori in corso: penso alla Juventus, alla Lazio di Sarri e anche la stessa Roma deve ancora essere completata. Per questo motivo anche le due milanesi partono ancora favorite per conservare lo scudetto su una delle sponde del Naviglio perché sono avanti, hanno già una cultura tattica di riferimento a cui aggrapparsi.

La rivoluzione iniziata con Gattuso e Osimhen sta prendendo corpo

Il Napoli sta cambiando molto più di quello che sembra, è una rivoluzione epocale nel gioco. Gli azzurri da Benitez in poi hanno avuto una forte propensione al palleggio, comandavano il gioco tenendo palla e hanno alimentato questa cultura calcistica nel corso degli anni.

La prima svolta è arrivata dopo l’era Sarri, la rivoluzione Ancelotti è fallita, con Gattuso e Osimhen il Napoli ha cominciato anche ad esplorare l’idea dell’abbassarsi e azionare il centravanti nigeriano in profondità. Gli azzurri sono diventati poi un ibrido frutto di una rosa liquida ed eterogenea fino all’accelerazione rivoluzionaria di quest’estate. Sono andati via gli uomini della “vecchia guardia”: Koulibaly, Mertens e Insigne e un portiere come Ospina, un alfiere della costruzione dal basso. Se andasse via anche Fabian Ruiz, tentato dal Paris Saint Germain e con il contratto in scadenza a giugno 2023, partirebbe un altro pezzo di qualità.

Sta venendo fuori un Napoli d’impatto, ritmo, che ha uomini offensivi alla ricerca dell’uno contro uno, della verticalità ma il progetto ha un problema, un bug seguendo il linguaggio dell’informatica. Il Napoli vivrà la maggior parte delle gare nella metà campo avversaria affrontando avversari più deboli, che si dedicheranno a coprire gli spazi e ripartire.

Spalletti, storico amante della qualità del gioco, sta preparando le controindicazioni mentre il campionato s’avvicina. L’eventuale acquisto di Raspadori fornirebbe una variante, l’attaccante del Sassuolo consentirebbe al Napoli di stare nell’angusto per dirla alla Spalletti, di giocare tra le linee, fare da raccordo, consentire di esplorare anche il corto, dare ad Osimhen uno scarico, un uomo con cui dialogare anche nello stretto.

Verrebbe fuori un Napoli diverso da quello provato in estate, toccherà a Spalletti gestire la complessità dei tempi d’adattamento con la consapevolezza che sta per iniziare un’annata particolare, di profondo cambiamento.

Contini oggi è partito per Genova e la storia del portiere non è ancora definita. A 23 giorni dal gong, il Napoli si trova con Meret tra i pali, che ha il contratto in scadenza a giugno 2023 ed è stato di fatto sfiduciato.

È meglio poi chiarire subito un altro equivoco: se parte Fabian Ruiz, serve un rinforzo in mediana, magari più vicino alle caratteristiche di Anguissa, considerando che ci sono Zielinski ed Elmas nel blocco delle mezzali/trequartisti di qualità.

È un’annata particolare, a metà novembre ci sarà già un bel bilancio con il girone di Champions archiviato e quindici partite di campionato disputate, non si può fare falsa partenza.

 

Ciro Troise

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