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SSC Napoli, Barresi: “De Laurentiis punta forte sulla Scugnizzeria. Ecco tutti i segreti del vivaio”

Se vi dicono che le cose non cambieranno mai, non ci credete. Bastano tre ingredienti per rilanciare e far decollare un progetto:competenza, dedizione e professionalità.L’Italia è un paese per vecchi, lo Stivale ha paura del ‘nuovo che avanza’. Le poltrone sono comode e il calcio riflette questo immobilismo generale, con alcune piacevoli eccezioni. Basta impostare sul navigatore satellitare,  Strada Statale Domitiana Km 35,300 Castel Volturno, per rendersi conto che c’è un humus magico su cui germogliano nuovi fermenti di cambiamento. La semina è iniziata con Beppe Santoro, attuale team manager, tra mille difficoltà logistiche. Difficile tenere il passo della prima squadra e focalizzarsi su più obiettivi. Ma il padre putativo di tanti azzurrini, coadiuvato anche dal prezioso contributo dell’ex ala tricolore Gigi Caffarelli, ha gettato le basi per ciò che nel 2013 sembra essere quasi diventato un modello da imitare: la Scugnizzeria del Napoli. Il successo delle varie categorie del settore partenopeo è sintetizzabile con una sola parola: programmazione. Una squadra non vince solo in campo, c’è un lavoro certosino portato avanti da istruttori, preparatori, medici e collaboratori dietro le quinte che merita di essere raccontato. Tutto abilmente monitorato dal responsabile,Francesco Barresi. Calabrese doc, figlio del Sud cresciuto a pane, pallone e segreteria alla corte di Foti, sulle orme di Bigon e assistendo Mazzarri. Silenzioso, preparato e attento ai minimi dettagli, Barresi smentisce la carta d’identità. Equilibrio e insolita saggezza per un classe ’83, al servizio dei talentini campani.

Lei è molto giovane, se il Napoli le ha affidato un ruolo così importante, vuol dire che Barresi vale tanto.

“Questo non sta a me dirlo. Io sono stato con Mazzarri e Bigon alla Reggina dal 2004 in poi. In quel periodo mi occupavo della prima squadra collaborando con la segreteria sportiva, poi Bigon decise di spostarmi nel settore giovanile in qualità di segretario tecnico per iniziare una vera e propria formazione professionale. Il lavoro d’ufficio non mi ha comunque impedito di continuare a seguire le squadre del settore giovanile durante le gare, spesso anche in trasferta. Ho svolto questo ruolo pur quando il mister è andato alla Sampdoria, la collaborazione con Bigon è andata avanti. Poi loro si sono ritrovati al Napoli e siccome godevo della loro stima e fiducia mi hanno chiamato. Ci ho messo un secondo per dire si”.

Come era articolato il programma di lavoro del settore giovanile della Reggina?
“Innanzitutto la base di ogni idea è una volontà condivisa da sviluppare insieme, e devo dire che la società calabrese ci credeva molto: il presidente Foti e la dirigenza erano fermamente convinti della centralità del settore giovanile quale perno imprescindibile per le attività del club. Ed è così, sempre. Poco prima che venissi qui a Napoli, la Reggina si posizionò dietro solo all’Athletic Bilbao nella speciale classifica dei club che avevano portato in prima squadra, ovvero a livello professionistico, il maggior numero di ragazzi del proprio vivaio. Per esser precisi, 13 calciatori su 18 presenti in prima squadra provenivano dalle giovanili”.

Un successo incredibile a livello nazionale.
“Direi un ottimo lavoro. Vedere la Reggina al livello di Roma, Milan, Juve (per quanto riguarda i risultati delle giovanili, ndr) è stato motivo di orgoglio”.

C’è una ricetta precisa?
“In questo lavoro ci sono tante variabili. Più che una ricetta precisa direi che sono tre i cardini sui quali si dipana il progetto: organizzazione, programmazione e un centro sportivo all’altezza. A Reggio c’è una grandissima struttura dove si allenano tutte le categorie, dai pulcini alla prima squadra. E’ stato costruito anno dopo anno ed ultimato nel 2005. Quando il club riusciva a fare buone operazioni di mercato in uscita, molto veniva reinvestito nelle strutture e nell’organizzazione del settore giovanile. E questo dimostra, come spiegavo prima, che è fondamentale crederci perchè poi il tutto va sommato alla consapevolezza che quando investi nei giovani non raccogli subito, a meno che non spendi cifre assurde per mettere su una squadra di un certo livello. E nemmeno questo è matematico visto che poi dopo ti ritrovi di nuovo nella situazione di partenza. Cifre importanti investite nell’organizzazione, invece, portano a risultati duraturi e continuativi”.

Ha appena spiegato l’importanza di avere strutture adeguate e adatte alle esigenze di tutte le categorie. Riassumendo, visto che della famosa “Scugnizzeria” a Napoli non c’è ancora una traccia consistente, vuol dire che la società non ci crede?
“La società ci crede, e anche tanto. Il club ha investito molto più di quanto voi potete immaginare nella riorganizzazione e ammodernamento di quello che era in precedenza il settore giovanile. Il progetto “Scugnizzeria” esiste e appena sarà possibile la dirigenza valuterà nuove alternative. Bisogna capire e calcolare oltre che i costi di gestione anche le esigenze delle famiglie in relazione agli spostamenti per raggiungere Castelvolturno. Gli aspetti da tener presenti sono innumerevoli”.

Lei ha già sperimentato la convivenza di tutte le categorie in un unico centro…
“Si, e direi che è fondamentale e necessaria. La Primavera soprattutto, essendo una categoria semiprofessionista, deve stare a contatto con la prima squadra, vedere quanto si lavora e cosa bisogna fare per poter raggiungere quei livelli e in questo devo dire che la direzione sportiva del Club ha fatto un grande lavoro. E’ uno stimolo costante che incentiva i ragazzi a migliorarsi, a lavorare sempre di più, giorno dopo giorno. Ad esempio, quando finiscono gli allenamenti in anticipo rispetto alla prima squadra, ho piacere che vadano a vedere i vari Hamsik e Cavani, ne dico due a caso, campioni che arrivano un’ora prima all’allenamento e che perfezionano ulteriormente le loro qualità dopo l’allenamento diretto da Mazzarri o si trattengono in palestra. Tutto questo stimola i ragazzi e gli fa avere un approccio diverso al professionismo con relativa dedizione al lavoro”.

Da quest’anno la Primavera si allena in pianta stabile a Castelvolturno  dove appunto c’è la prima squadra. Ha notato già dei miglioramenti o dei benefici?
“Assolutamente sì. I ragazzi sono cresciuti anche sotto il profilo caratteriale, sanno che a pochi metri ci sono i veri campioni e questo li rende anche più responsabili. Ecco, sono maturati. Stanno toccando con mano quello che sognano per il loro futuro”.

A proposito di Professionisti e Primavera il Presidente ha più volte espresso una sua modernissima visione del calcio. Ossia quella di un Napoli B militante in serie B o Lega Pro. Lei cosa ne pensa?“Come dicevate è un’idea modernissima. Non a caso molti club dispongono di un squadra B attraverso la quale crescono molti di quei giocatori che adesso calcano palcoscenici importanti. Sono stato più volte in riunioni in Lega come portavoce della proposta della società, ma almeno per ora sembra che il calcio italiano non sia pronto a questo cambiamento. Avere un Napoli B, a mio avviso, è una strada vincente perchè ti permette di far crescere i giovani in casa tua e di curarne passo dopo passo i progressi. Inoltre ti consente di dare un palcoscenico importante a dei giovani senza dover scendere a compromessi con le società di B o Lega Pro”.

L’idea di Società “satellite” che militano in categorie inferiori è stata presa in considerazione?
“Noi non ne abbiamo e questo non so se rientri nei nostri programmi”.

Molti club hanno l’abitudine di affiliarsi a delle scuole calcio in tutto il territorio nazionale. Potrebbe essere almeno questa un’alternativa?
“No. Abbiamo adottato una filosofia diversa. Meno dispendiosa in termini di impegni e molto più produttiva. Dando uno sguardo alle società italiane abbiamo notato che la percentuale di napoletani e/o campani è altissima. Abbiamo deciso di riconquistare il nostro territorio, non una singola scuola calcio. Ogni settimana organizziamo almeno un paio di amichevoli al centro Kennedy con le scuole calcio in modo da far vedere sia a loro che alle famiglie il modo in cui lavoriamo. Devono essere loro a sceglierci. Potremmo metterci a spendere soldi se vogliamo dei giocatori, potremmo farlo tranquillamente ma non è così che si cresce. Abbiamo probabilmente un terzo degli osservatori delle altre squadre italiane proprio perché più che andare a pescare vogliamo, in primis,  poter monitorare tutte le squadre campane. Abbiamo mostrato loro tutta la nostra disponibilità, li invitiamo di volta in volta allo stadio, a Castelvolturno per seguire la Primavera e facciamo in modo che possano interagire con il nostro staff. Ad esempio quando la Primavera termina gli allenamenti ci sono istruttori delle scuole calcio che parlano col mister per avere spiegazioni o chiarimenti. Bisogna infondere fiducia anche ai genitori, perché alla fine di tutto sono sempre loro che devono decidere a chi affidare il futuro dei propri figli”.

Sotto il profilo economico, invece,  quanto e come è stato speso il budget a disposizione? Si parlava di 300.000 euro…
“Innanzitutto non voglio parlare di cifre. Sarebbe limitativo. Però vi assicuro che la cifra messa a disposizione è di gran lunga superiore a quella di cui si parla”.

Proviamo almeno a ripercorrere con i fatti quelli che sono stati gli investimenti…
“C’è un lavoro che purtroppo non emerge. Abbiamo acquistato defibrillatori un pulmino abbiamo un tutor, andiamo in ritiro con Primavera e Allievi, ma questo nessuno lo sa. Ci sono sette squadre, abbiamo nove fisioterapisti ed otto medici. Ogni squadra ha il proprio dirigente ed il proprio staff tecnico e sanitario. Stiamo utilizzando l’intera struttura Kennedy per tutte le nostre categorie dagli allievi in giù fino ai i pulcini che finora non erano mai stati presi in considerazione. L’investimento più importante è stato relativo al personale messo a disposizione. Da quest’anno abbiamo inserito una figura a mio avviso fondamentale, quella del coordinatore tecnico del Settore, rivestita dal Sig. Mazzella, un professionista preparato, oltre che un grande supporto per il lavoro quotidiano. Una sola persona non può tenere d’occhio ventitre o venticinque elementi, ce ne vogliono almeno due. Inoltre il lunedì diamo la possibilità ai ragazzi di venire al Centro per utilizzare la palestra e per osservare gli allenamenti della Primavera”.

A proposito di categorie, diceva che siete arrivati ad una fascia d’età molto bassa rispetto a quelle curate negli ultimi anni, ma in compenso sono spariti Allievi Lega Pro e Berretti.
“Qualità, non quantità. Con due categorie in più, ed in particolare con quelle a cui abbiamo rinunciato, potevamo portare a casa qualche trofeo in più. Risultati fini a se stessi se non rientrano poi nel progetto più importante”.

Sarebbe?
“Quello di portare quanti più giovani dalle categorie inferiori alla Primavera e poi in prima squadra. Bisogna concentrare il lavoro sulla crescita dei singoli e non sui risultati. Non a caso ci sono stati ben 72 svincolati quest’anno (il riferimento all’anno calcistico, ndr). Quando io non posso seguire le squadre la prima cosa di cui mi interesso non è il risultato finale. Chiedo se abbiamo giocato bene, se si è fatto male qualcuno, se ci sono espulsi, se l’organizzazione della trasferta era ben riuscita, se ci sono stati episodi negativi su cui lavorare. Questo è quello che conta. Certo, il risultato di una partita, i gol e la classifica hanno un proprio ruolo ma non è importante ai fini della crescita. Se i ’96 che quest’anno abbiamo aggregato in Primavera fossero rimasti nel loro campionato di competenza, gli allievi, probabilmente sarebbero primi in classifica. A noi interessa formarli, non portare il trofeo a casa. I Giovanissimi Nazionali annoverano venti classe 98’ e ben sei elementi classe ’99. Stanno battendo ogni record. Questo è stato possibile perché nell’annata precedente quel gruppo aveva giocato nel campionato regionale contro i più grandi e lì la differenza d’età si sente di più, ma ti fortifica”.

Un livello del genere non si raggiungeva probabilmente dagli anni ’80 in poi quando il Napoli vinse due scudetti raccogliendo i frutti del settore giovanile. Questa “rinascita” potrebbe essere il preludio del terzo scudetto?
“Forse è prematuro parlarne. Lorenzo Insigne rappresenta il primo step di quello che è il nostro obiettivo. Vogliamo portare i nostri ragazzi in pima squadra. Se poi il Napoli dovesse vincere con loro, vuol dire che abbiamo lavorato davvero bene. Un lavoro lungo e difficilissimo”.

Considerando il livello della Società del Napoli e guardando le altre compagini a livello Nazionale sembra che, nonostante l’ottimo lavoro svolto, siamo un po’ in ritardo rispetto alle altre big italiane?
“Potrebbe sembrare così ma bisogna relazionare il livello raggiunto dal nostro settore al livello della società. Il Napoli è un grande Club, storico. Ma non dimentichiamoci che siamo partiti da poco. Risorgere dalle ceneri in maniera così veloce ha spiazzato tutti. Era già difficile tener testa alla prima squadra in constante crescita. Non c’era neppure il tempo di occuparsi del settore giovanile”.

Questione di tempo o di budget?
“Tempo ed energie. Santoro e Caffarelli hanno, sin da subito, dato un’impronta notevole al Settore facendo un grande lavoro di sacrificio e di ottimizzazione delle risorse. Prima Santoro si occupava sia della prima squadra che di tutte le altre categorie. Insieme con Caffarelli ha svolto un egregio lavoro di cui tuttora godiamo noi che siamo organizzati diversamente e con un carico decisamente inferiore. La divisione dei compiti con ruoli specifici è stata fondamentale nell’avviamento di questo nuovo progetto. Abbiamo disegnato un progetto, riorganizzato l’organico e parallelamente ai risultati sono arrivati sempre più fondi. De Laurentiis ci crede, altrimenti non avrebbe senso nemmeno questa intervista (ride, ndr)”.

Resta però ancora un gap, un limite da fronteggiare. Quanto è pesato e ancora pesa non avere una struttura collaudata, accogliente e adeguata alle esigenze?
“Ha avuto sicuramente i suoi riscontri negativi ma ci sono stati dei cambiamenti. Il convitto attualmente funziona bene, ospitiamo dieci dei nostri ragazzi. Un tempo erano solo cinque, ora alloggiano nello stesso Hotel dove io stesso e altri dirigenti abitiamo e stabiliamo per loro delle regole ben precise, trascorriamo con loro del tempo anche a pranzo e a cena. E’ importantissimo riuscire a tenere sotto controllo l’alimentazione, lo stile di vita e gli orari dei nostri ragazzi”.

I ragazzi di una certa età vanno formati sia come uomini che come calciatori. Quanto è difficile tener testa a ragazzini provenienti da ambienti diversi e non sempre dei migliori?
“Al di fuori del campo facciamo delle riunioni formative con i nostri ragazzi affrontando temi quali il doping, il calcioscommesse, l’alimentazione e così via. Un momento molto bello trascorso con la squadra è stato quando gli ho fatto vedere un video delle Paralimpiadi. Devo essere sincero, è stato un momento emozionante. Oltre alle riunioni con i ragazzi, ogni quindici o venti giorni fissiamo delle riunioni con tutto lo staff per fare il punto della situazione e programmare man mano il lavoro da fare. Siamo molto rigidi soprattutto nel tenere sotto controllo eventuali infortuni o problemi fisici. Il nostro “diario medico” mi aggiorna in tempo reale su tutto quello che succede. Tutti i ragazzi hanno a disposizione il centro per potersi curare senza gravare sulle famiglie”.

Che rapporto c’è tra Mazzarri e la Primavera?
“Il mister li conosce tutti benissimo, uno ad uno. Li osserva durante gli allenamenti e di volta in volta dà la possibilità ad alcuni di loro di potersi allenare con i grandi’”.

E per il ritiro estivo?
“Stesso discorso. A fine anno tiriamo le somme di quanto è stato fatto, del percorso di crescita dei ragazzi, e valutiamo l’opzione migliore per il loro futuro. E il fatto che si allenino nello stesso periodo lì a Dimaro è proprio per dare la possibilità, quando ce n’è bisogno, di attingere dalla Primavera. Un ulteriore passo in avanti per i ragazzi che aspirano a diventare professionisti”.

Argomento mercato. Ci saranno rinforzi in vista del Viareggio?
“Assolutamente no. Sul campo abbiamo dimostrato di non averne bisogno, indubbiamente ci sono delle defezioni a cui lavorare, ma come organico siamo messi discretamente bene considerando che siamo tra i più giovani d’Italia con diversi ’96 inseriti in pianta stabile. Dobbiamo fare bella figura al Viareggio, confrontarci con squadre che non conosciamo: sarà un test importante per valutare la nostra crescita. Ribadisco quanto già detto, non importa portare il trofeo a casa, ma dimostrare di essere all’altezza. Ci può star bene anche arrivare tra le prime quattro, l’obiettivo principale rimane sempre quello di portare i giovani in prima squadra. Vi dirò di più, il “mercato primavera” non riguarda il Settore”.

E Lasicki e Novothny perchè sono stati acquistati?
“Sono innesti presi in prospettiva della prima squadra. Soma proveniva dalla B ungherese e lo abbiamo prelevato in anticipo battendo la concorrenza, Igor era titolare nella Nazionale ed un osservato speciale nel suo paese. Sono operazioni intelligenti partite da Bigon che dà indicazioni su cosa può servire alla prima squadra, Zunino monitora il tutto, Micheli e Mantovani sono d’dappertutto e poi il direttore decide il da farsi. Scelte tecniche ed investimenti dipendono tutte da lui e sono finalizzate a rinforzare, in prospettiva, la prima squadra”. (CLICCA QUI per leggere il nostro approfondimento -Novothny incanta, lo cerca già mezza Europa! Leggete quanto è stato pagato, che plusvalenza per il Napoli!)

Novothny sin da subito ha dimostrato il suo valore, ma quanto è stato importante il suo apporto alla Primavera?
“Al di là del suo valore in campo, Soma è un professionista, e venire a giocare in Primavera ha dato un segnale forte ai nostri ragazzi. Lui, insieme a Igor sono importanti perchè riescono a trasmettere ai compagni una mentalità professionale”.

E’ stato difficile portarlo in Italia?
“Per le società estere è sempre un bene essere in collaborazione con grandi club, ragion per cui siamo riusciti a strapparlo alla concorrenza”.

Lo ritiene pronto per il “salto” in B?
“Considerando che viene dalla B ungherese e che si è ben ambientato, è tra quelli che a giungo potrebbero essere mandati in prestito. Ma bisogna saper aspettare e valutare la crescita nel corso dell’intero anno. Stesso discorso per Insigne, Nicolao, Fornito e tutti quelli che avranno completato il processo di crescita che noi ci siamo posti come obiettivo”.

Se non è importante il trofeo, perché diversi di questi ragazzi non sono stati già girati in prestito in cadetteria o in Lega Pro?
“Valutiamo singolarmente ognuno e decidiamo insieme con tutto lo staff se si tratta di ragazzi pronti o no. Al momento restano tutti con noi fino a giungo, dopodiché Bigon e tutta la direzione sportiva valuterà il da farsi. Questo è l’anno della consacrazione dei ’94 nella categoria di competenza, ossia la Primavera. Avevano bisogno di quest’annata per diventare “uomini”. Ci sono state diverse richieste ma non sono state neppure prese in considerazione da Bigon. Non ha mai pensato di privarsene”.

Fino a qualche anno fa si aveva la tendenza a far giocare la Primavera così come la prima squadra. Adesso sembra essersi persa questa abitudine. Da cosa è dipeso?
“Non ci sono mai state regole rigide od imposizioni da parte della Società. Quando si può si cerca di avvicinarsi a quella che è l’ossatura del Napoli, ma fondamentalmente tendiamo a valorizzare le caratteristiche dei nostri giovani e ciò non toglie che nel corso degli anni o di una sola stagione l’allenatore possa scovare delle caratteristiche diverse per determinati giocatori e quindi si punta su altri schemi”.

Come hanno vissuto i ragazzi il passaggio da Sormani a Saurini?
“E’ successo tutto così in fretta che neppure abbiamo avuto tempo di pensarci. Bigon ha scelto Saurini perché lo conosceva già e sapeva che con lui si poteva continuare il progetto iniziato l’anno scorso con Sormani.  Saurini ha instaurato subito un ottimo rapporto con la squadra ed è riuscito in breve tempo a far gruppo con loro. Si è creata una forte sinergia tra squadra ed allenatore. E’ un professionista molto preparato. Si è rivelata un’ottima scelta quella di Bigon”.

I risultati di questo duro lavoro arrivano anche dalla Nazionale. Ci sono almeno 3 elementi per ogni categoria…
“Questo è un grande risultato: significa che stiamo lavorando bene e che questi ragazzi già stabilmente in nazionale faranno presto un salto di qualità.  Lorenzo è la prima grande vittoria del nostro settore giovanile”.

Un salto si potrebbe già fare vincendo la Coppa Italia nella doppia sfida con la Juve al San Paolo e Torino.
“E’ già una soddisfazione immensa per i ragazzi e per tutto il  Settore essere approdati in finale dopo una sfida con la Roma in cui la squadra ha riversato in campo grande intensità. Questo piccolo risultato è figlio di una gestazione iniziata il primo di luglio con doppie sedute e tanti sacrifici. Per quanto concerne il San Paolo, aspettiamo ancora istruzioni dagli organi competenti. Non è ancora ufficiale la sede della gara contro la Juventus. Sarà una festa di sport e vogliamo viverla da protagonisti”.

Sarà il giorno più importante? 
“Importante, ma non il più importante. Per me e per tutto lo staff, a partire da quelli che collaborano spalla a spalla con me tutti i giorni, Cristiano Mozzillo, segretario del Settore, Giovanni De Cristofaroteam manager della Primavera, e che rappresentano il “vero motore” della “Scugnizzeria”, così come per lo stesso Santoro e di tutti quelli che in un modo o nell’altro hanno dato un contributo e tuttora lo danno, i giorni importani sono quelli che hanno segnato gli esordi di Fornito, Novothny e Roberto Insigne. Abbiamo un solo obiettivo, portare i nostri ragazzi in prima squadra e quando esordiscono anche solo per pochi minuti, per noi è una vittoria. La vittoria del gruppo”.

Il terreno di gioco del Bisceglia ha palesato disastrose condizioni nell’ultima gara di campionato.
“I sopralluoghi fatti in estate sono stati rassicuranti: non un semplice terreno di gioco, ma un tavolo da biliardo. La gestione della società padrona di casa, inoltre, è impeccabile. Le tante gare e il clima avverso sono le cause del disagio emerso contro il Pescara. Ma non è un problema solo nostro, guardate cosa accade in tutta Italia. Secondo la nostra Società non c’erano le condizioni per giocare, ma la terna arbitrale ha deciso per il sì e avete visto tutti: non più una sfida calcistica, ma  una battaglia”.

A proposito di Pescara, un pareggio maturato nel finale nonostante il doppio vantaggio che fa perdere il primato al collettivo di Saurini.
“I ragazzi l’hanno presa male, loro sono abituati a vincere. Il risultato maturato in campo nasce dal fatto che c’erano molti assenti tra infortuni e squalifiche, inoltre la squadra non è abituata a disputare così tanti impegni ravvicinati. E’ anche vero che l’attaccante abruzzese ha indovinato il tiro della domenica. Ci può stare, andiamo avanti”.

Derrik Appiah, giovane talento ospite per mesi a Castelvolturno, è stato ingaggiato questa mattina dal Monaco. Rimpianti?
“Nessun rimpianto. L’abbiamo accolto tra noi, sono state fatte le valutazioni del caso. I nostri ragazzi hanno dimostrato competitività in quel reparto e il calciatore non è stato tesserato anche perchè extracomunitario. Un in bocca al lupo a lui”.

Ora sotto con il Viareggio…
“Una bella avventura sta per partire. La seconda gara sarà trasmessa in diretta tv. Giocheremo contro la Berretti del Lecce che però doveva fare il campionato Primavera e dunque è una compagine di tutto rispetto. Nelle altre due partite affronteremo l’Honved, un club che ha fatto la storia del calcio ungherese, e l’incognita New York i cui ragazzi verranno a fare, presumibilmente, i match della vita per mettersi in mostra. Ce la metteremo tutta per fare bene”.

Fonte: CalcioNapoli24.it

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