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Viareggio e Nike Cup, segnali di crescita per il settore giovanile ma non bisogna fermarsi

Il direttore sportivo Giuntoli ha seguito con grande attenzione la Viareggio Cup, il successo della Nike Cup a Pescara esprime speranze da coltivare

In circa tredici anni dell’era De Laurentiis, Lorenzo Insigne è l’unico prodotto del settore giovanile azzurro che è riuscito ad approdare stabilmente in prima squadra, scrivendo una favola. Dall’esclusione dai Giovanissimi Nazionali fino ai Mondiali e agli Europei, è la sintesi della sua avvincente storia. Altri hanno sfiorato quest’obiettivo senza riuscirci, come Armando Izzo e Roberto Insigne, che potrebbe ancora realizzare il sogno di giocare con suo fratello con la maglia del Napoli nelle prossime stagioni. L’unicità della favola Insigne ci ricorda che sul settore giovanile il Napoli deve fare di più, considerandolo una risorsa importante che, vista la fertilità del territorio, può essere un serbatoio costante di talenti da valorizzare.

La sosta della serie A ha acceso i riflettori sul settore giovanile, in tanti, che magari sono completamente lontani dal mondo del vivaio azzurro, si sono interessati in virtù dei risultati della Primavera alla Viareggio Cup e soprattutto della vittoria della Nike Premier Cup da parte dei giovanissimi regionali classe ‘2003, una formazione d’ottimo livello costruita pienamente dal responsabile del settore giovanile Gianluca Grava e dai suoi collaboratori.

I ragazzi di mister Sorano hanno steccato solo contro il Cesena ma al “Poggio degli Ulivi” di Città Sant’Angelo hanno sconfitto i pari età di Verona, Spezia, Atalanta e Sassuolo trionfando in questa storica competizione del calcio giovanile. Fino alla scorsa edizione, la Nike Premier Cup era riservata alla categoria Under 15 e vedeva come protagoniste le realtà campioni d’inverno nei gironi di questo campionato nazionale. Da quest’anno, essa ha cambiato identità ed è il torneo della leva ‘2003, la categoria Under 14 e, quindi, non è più legata al campionato Giovanissimi Nazionali. Tale torneo ha un’identità internazionale, infatti, la realtà che s’aggiudica la fase nazionale affronta le realtà di altri paesi naturalmente legate allo sponsor tecnico che organizza l’evento. Dal 1993 al 2015, la fase mondiale si è disputata a Manchester, poi il cambio di sponsor tecnico dei Red Devils ha imposto la necessità d’avvalersi di un’altra location. E’ l’Hertha Berlino ad organizzare la competizione e gli azzurrini di mister Sorano rappresenteranno l’Italia nella capitale tedesca. Nessun club italiano ha mai vinto questo torneo, dove storicamente ha padroneggiato il Barcellona, che ha alzato al cielo ben tre volte il trofeo.

Non è la prima volta che il Napoli vince un prestigioso torneo nella categoria Under 14, tre anni fa i ‘2001, guidati dallo stesso Gennaro Sorano, s’aggiudicarono il trofeo di Gallipoli battendo in finale il Manchester City.

Gli azzurrini hanno spesso recitato un ruolo da protagonisti nell’attività di base, dove l’aspetto tecnico è molto più rilevante di quello fisico e soprattutto non s’avverte il divario d’investimenti con altri club italiani. Nel passaggio dall’attività di base alle categorie del settore giovanile agonistico, incidono in maniera rilevante gli acquisti in giro per il mondo e la professionalizzazione del lavoro consentito anche dalla presenza di strutture all’avanguardia per il settore giovanile, di cui il club di De Laurentiis non dispone. Il Napoli esprime un’identità territoriale molto marcata del proprio vivaio, sono pochissimi i ragazzi provenienti da altre regioni mentre altre realtà si rinforzano con innesti pescati non solo in Italia ma anche nelle academy africane o in altre parti del mondo. Non si può ridurre, però, tutto alla diversa portata dell’attività di scouting: un ragazzino che milita nel settore giovanile del Napoli, fino al suo passaggio in Primavera, s’allena a metà campo, non ha contatti con il mondo della prima squadra, non può spesso avvalersi di strumenti fondamentali per lavorare sulla sua crescita fisica e tecnica anche oltre le classiche ore d’allenamento.

La motivazione più pregnante della parabola discendente che spesso vivono le formazioni azzurre dalla categoria Under 14 alla Primavera è di natura sociale. Le famiglie scaricano eccessive tensioni sulle prestazioni dei ragazzi e molto spesso il settore giovanile azzurro, pur provandoci, non riesce a liberare i suoi giovani calciatori dalle pressioni.

Bisogna estirpare la cultura del risultato, mettere al centro la qualità del gioco, la libertà di tutti innanzitutto di divertirsi giocando a calcio. Cercare la vittoria è un esercizio fondamentale ma non può diventare un simulacro a cui piegarsi, è molto più importante mettere al centro del lavoro la qualità e l’organizzazione di gioco oltre che naturalmente il percorso di crescita individuale e collettivo dei ragazzi. Non c’è solo la Nike Cup, segnali di speranza sono arrivati dall’esperienza della Primavera al torneo di Viareggio. Gli azzurrini hanno disputato un buon torneo, piegandosi al Bruges ai quarti di finale al termine di una gara in cui la formazione di Saurini ha giocato meglio degli avversari. Sono tante le note liete della Viareggio Cup ma le più importanti riguardano il legame tra la prima squadra e il settore giovanile che deve essere molto forte per raggiungere importanti risultati. Giuntoli ha seguito con grande attenzione le partite degli azzurrini, dopo aver potenziato l’organico durante il mercato di gennaio con Leandrinho, che ha fatto la differenza contro Bari e Bologna, Zerbin, Delly Marie Sainte e prendendo in prestito per la competizione disputata sui campi di Toscana e Liguria il talento classe ‘2000 di proprietà del Carpi Francesco Mezzoni. I segnali di crescita ci sono ma non bisogna fermarsi e per crescere è fondamentale anche il contributo del presidente De Laurentiis.

Ciro Troise

 

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