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Focus acquisti azzurri: gli identikit di Dries Mertens e Rafael Cabral

Analizziamo le carriere e le caratteristiche dei due nuovi acquisti del Napoli

Mancano oramai pochi giorni all’inizio ufficiale della nuova stagione del Napoli. Gli azzurri si ritroveranno a Castelvolturno per poi dirigersi a Dimaro, consueta location del ritiro estivo. Nonostante la vicenda Cavani stia per arrivare ad un triste (o felice, dipende dai punti di vista) epilogo, la dirigenza partenopea -impegnata nella scelta del sostituto del Matador– ha già messo a segno colpi importanti per completare l’organico di Rafa Benitez. Dries Mertens e Rafael Cabral (è imminente il passaggio di quest’ultimo in queste ore) faranno parte del gruppo che partirà alla volta del Trentino. Conosciamo meglio l’identikit dei due acquisti azzurri.

Dries Mertens: Nato il 6 maggio 1987 a Leuven, inizia a praticare calcio all’età di undici anni, entrando a far parte dell’Accademia giovanile dell’Anderlecht, club di maggior prestigio in Belgio con ben 32 campionati vinti. Dopo cinque anni si trasferisce nelle giovanili del Gent, dove riesce a disputare anche qualche gara nella squadra riserve. Trascorsi due anni, dimostra di esser pronto a giocare tra i professionisti, dirottando in terza divisione belga con la maglia dell’Eendracht Aalst. La sua prima stagione fra i “grandi” è un successo: a fronte di 15 presenze e 4 reti siglate, viene eletto come miglior giocatore della Derde Klasse. Nella stagione seguente (2006/07) il club olandese dell’AGOOV (attualmente esclusa dal campionato cadetto per bancarotta) lo aggrega nel proprio organico. Nella società giallo-nera trascorre tre stagioni scandite da una crescita inaspettata, con un miglioramento esponenziale delle sue qualità tecniche. I numeri sono dalla sua parte: 30 reti in 108 partite dal 2006 fino al 2009, anno in cui si trasferisce all’Utrecht per una cifra di circa seicentomila euro. Voluto fortemente dall’allenatore Ton  Du Chatinier, Mertens sorprende tutti nel suo primo anno con la maglia degli Utreg, trascinandoli al settimo posto finale in Eredivisie ed alla conquista della fondamentale qualificazione all’Europa League. Le sue capacità sono ripagate perfino da premi individuali che ne confermano le qualità: dopo aver siglato 6 gol in 34 presenze in campionato, gli viene conferito il David Di Tommaso (trofeo biancorosso in onore dell’ex giocatore dell’Utrecht scomparso), poi si classifica al secondo posto per il trofeo dedicato al Calciatore olandese dell’anno (dietro all’irraggiungibile Luis Alberto Suárez, artefice di una strepitosa stagione nella quale risulta capocannoniere con 35 reti).

 Nel 2010/11 avviene la sua definitiva consacrazione,insieme a Strootman e Van Wolfswinkel, nonostante risulti scarsa l’iter di risultati del collettivo in campionato (un nono posto raggiunto senza qualificazioni europee). A dispetto di ciò, Mertens migliora il suo score individuale, realizzando 10 reti in 31 partite stagionali in Eredivisie, ed una rete in 4 partite in Coppa Nazionale.  Ha l’occasione di debuttare in Europa League per la prima volta il 17 luglio 2010 contro il Tirana. Superate le fasi eliminatorie del torneo, il destino vuole che nel proprio raggruppamento K ci sia il Napoli di Walter Mazzarri (insieme a Steaua Bucarest e Liverpool), provando l’emozione del San Paolo proprio nella partita del debutto il 16 settembre 2010 nel match terminato a reti inviolate. Anche se con il suo club non si qualificherà per le fasi successive, Dries colleziona 12 presenze realizzando tre reti, maturando una discreta esperienza anche in questa manifestazione europea. Si congeda dinanzi al pubblico dello Stadio Galgenwaard realizzando una tripletta contro l’Az nell’ultima partita di campionato, questo perché nella sessione di calciomercato estiva diversi club sono sulle sue tracce: Lokomotiv Mosca, Ajax, Anderlecht ed Inter su tutte. A spuntarla però sono gli olandesi del Psv, con il presidente Peter Swinkels che strappa il giocatore alla concorrenza per una cifra pari a 5,5 milioni di euro per l’intero cartellino (includendolo nell’affare Mertens-Strootman per 13 milioni di euro).

  

Aggregato al gruppo dei Boeren (2011/12), Mertens entra subito a far parte dei meccanismi di gioco dell’allenatore Fred Rutten (sostituito poi nel marzo successivo da Philipp Cocu), vestendo i panni di protagonista in un assetto offensivo completato dai vari Matavž, Toivonen e Lens e Wijnaldum. Riesce a bagnare il suo debutto con una rete sia in campionato (nella sconfitta per 3-1 contro l’Az realizza), che in Europa League (gol-vittoria contro il Legia Varsavia). Nella competizione europea non riesce a superare il turno degli ottavi di finale (sconfitta contro il Valencia), collezionando 11 presente totali. Nonostante l’esito del campionato risulti deludente (terzo posto dietro all’Ajax campione d’Olanda e Feyenoord), Mertens realizza il record personali di reti in campionato (21 siglate in 33 partite in campionato). Firma il tabellino dei marcatori nell’unico trofeo conquistato dal Psv in stagione, ovvero la Coppa Nazionale vinta l’8 aprile contro l’Heracles, realizzando una delle reti del 3-0 della finale (dopo 5 presenze e 3 reti). Ai nastri di partenza della stagione scorsa (2012/13) la conduzione tecnica della squadra viene affidata all’esperto Dick  Advocaat. Con l’acquisto dell’esterno d’attacco Narsingh, proveniente dall’ Heerenveen, l’ex C.T. della Russia costruisce un tridente d’attacco Lens-Mertens-Matavž (con appunto Narsingh, Wijnaldum, Depay a supporto) che dà vitalità e vivacità alla manovra del Psv. L’annata comincia nel migliore dei modi con la vittoria per 4-2 contro l’Ajax nella Supercoppa Olandese disputata il 5 agosto scorso. La stagione per lui (29 presenze e 16 reti in Eredivisie) e i suoi compagni sarà una rincorsa sempre viva all’Ajax in testa alla classifica, la quale termina al secondo posto finale. Destino vuole che in Europa League incroci nuovamente il Napoli nel gruppo F, giocando il brutto scherzo di siglare una delle tre reti nel 3-0 casalingo dell’andata, non avendo nemmeno l’opportunità di calcare il prato del San Paolo nel colpaccio esterno dei suoi (per 3-1), a causa di un problema all’ inguine che lo costringe a star fermo dal 4 dicembre 2012 al 15 gennaio 2013. Nella sua carriera, Dries ha imparato a smaltire anche la delusione di una finale persa, come quella in Coppa Nazionale disputata il 9 maggio scorso contro l’Az per 2-1.

 

Per quanto concerne il capitolo Nazionale, dopo 4 presenze con la selezione Under 17 belga, il momento del suo debutto nella selezione maggiore del C.T. Georges Leekens arriva il 9 febbraio 2011 nell’amichevole sperimentale pareggiata 1-1 da un Belgio contro la Finlandia. La sua giovane nazionale (colma di talenti come Hazard, Witsel, Dembelè, Lukaku e Vertonghen) non riesce però a qualificarsi alle fasi finali dell’Europeo 2012, terminando al terzo posto del Gruppo A eliminatorio dietro a Germania e Turchia. Terminato il ciclo Leekens, Mertens guadagna stima e considerazione anche dal nuovo C.T. belga Marc Wilmots, il quale subito lo considera uno dei perni del suo scacchiere tattico che molto sta facendo nelle qualificazioni del Mondiale 2014 ancora in corso (comandando il Gruppo A davanti alla Croazia). Ad oggi vanta 19 presenze in Nazionale con 2 reti messe a segno (siglate contro la Slovacchia e nel derby dei Paesi Bassi contro Olanda).

  

Nonostante la spietata concorrenza della Lokomotiv Mosca, il fascino della piazza di Napoli ha avuto la meglio nella scelta del belga a fine stagione per la scelta del club azzurro. Il 24 giugno scorso si è concretizzato ufficialmente il suo trasferimento al Napoli, per una cifra che si aggira attorno ai 10 milioni di euro, firmando un contratto quinquennale. E’ bastato il tempo delle visite mediche svolte per farlo innamorare di Napoli insieme alla sua fidanzata Katrin Kerkhofs. Dotato di baricentro basso a fronte dei suoi 164 centimetri d’altezza per 55 chilogrammi di peso, Mertens è un esterno d’attacco molto agile e dinamico che fa della velocità di gioco la sua arma migliore. E’ molto bravo a puntare e saltare il diretto marcatore, prendendo sempre in controtempo l’avversario. Anche se è un destro naturale, ama partire dal versante sinistro di gioco per poi convergere verso il centro. E’ dotato di un’ottima precisione di calcio, caratteristica che gli permettere di presentarsi sul pallone ogni qual volta si batta un calcio da fermo a proprio favore. Le sue accelerazioni sono sempre insidiose e creano scompiglio nelle difese avversarie. Nonostante abbia nelle sue corde i numeri da fuoriclasse, si dimostra altruista ed umile al punto giusto, cercando spesso il fraseggio con i propri compagni di reparto. Nelle corde di questo giocatore possiamo notare l’estro e la fantasia giusta che  gli fanno vestire i panni di un vero jolly d’attacco. Si è parlato molto infatti della posizione che il belga ricopre in mezzo simile a quella di Lorenzo Insigne, ma l’allenatore di Madrid è dotato di troppa esperienza per non impedirgli di trovare un giusto assetto per inserire contemporaneamente i suoi due funambolici fantasisti in campo. Il gioco del Napoli non potrà che beneficiare se caratterizzato da una pluralità di persone abili nel cambio di passo per creare la superiorità numerica. Inoltre Mertens ha migliorato il suo istinto da cecchino sotto rete, arrivando sempre in doppia cifra negli ultimi tre anni. Ciò non può che essere un’arma in più da sfoggiare per l’attacco azzurro. Nel presumibile 4-2-3-1 di Benitez il belga può ricoprire ambo le fasce nel trio d’attacco dietro la punta centrale. Inoltre può rivelarsi particolarmente prezioso nei ripiegamenti difensivi sulle corsie esterne, caratteristica molto apprezzata da parte degli allenatori nel calcio moderno. Caratterialmente sembra un ragazzo già formato, anche talvolta sfocia in comportamenti tutt’altro che esemplari (vedi la squalifica di due giornate rimediata in campionato per aver provato a colpire l’avversario Rodney Sneijder dell’RKC Waalwijk, oppure quando militava nell’Utrecht fu beccato durante un ritiro nella hall di un albergo di Liverpool con Pamela Anderson). La maglia numero 14, lasciata libera da Campagnaro, è pronta per esser indossata. Rimane solo da dimostrare di che pasta è fatto.

 

 

Rafael Cabral Barbosa nasce il 20 maggio 1990 a Sorocaba, cittadina del sud dello stato di San Paolo di 590 mila abitanti. Segnato da un’infanzia alquanto difficile (a causa della morte prematura della madre Mara, direttrice della scuola in cui studiava), a 12 anni Rafael entra a fare parte della scuola calcio del San Paolo dopo aver, fino ad allora, praticato essenzialmente il futsal. Nel 2006, all’età di quattordici anni, si trasferisce nelle giovanili del Santos, passando in rassegna le diverse categorie (Under 17 e Under 20) fino ad  approdare in prima squadra nel 2009. Proprio quando la sua carriera è in ascesa, il destino gli preserva una brutta sorpresa: a luglio di quell’anno si procura la frattura alla tibia in uno scontro di gioco con il compagno Domingos in allenamento, costringendo a rimanere lontano dai campi di gioco per tre mesi. Una volta ristabilito dall’infortunio, sono diversi i club brasiliani ed europei ad interessarsi al suo entourage, su tutti gli spagnoli del Siviglia, alla fine comunque inconcludenti. Il club di Vila Belmiro gli permette di esordire in prima squadra durante una tournèe estiva americana contro i New York Red Bulls il 21 marzo 2010, subentrando a Fàbio Costa nel secondo tempo. Il suo debutto ufficiale in prima squadra arriva dopo pochi giorni, precisamente il 2 giugno 2010, contro il Cruizeiro nel Brasileirão, ricambiando la fiducia mostratagli dall’allenatore Dorival Jùnior. Da quella gara in poi la porta della squadra bianco-nera sarà difesa sempre dal giovane di Sorocaba, rimpiazzando colui il quale -fino a quel momento- era considerato il titolare inamovibile Felipe (adesso al Flamengo). Nella sua prima stagione da professionista effettua 32 presenze da titolare campionato nazionale, e 2 presenze in Coppa do Brasil alzata al cielo insieme ai compagni Neymar, Ganso e Robinho il 29 luglio 2010 avendo la meglio, nelle finali di andata e ritorno, contro il Vitòria.

Nel 2011 vince il campionato Paulista per poi piazzarsi al decimo posto del Brasileirão (con 32 presenze). Ma in quest’annata arriva per Rafael e compagni la soddisfazione di vincere dinanzi al proprio pubblico in occasione della finale di ritorno la Coppa Libertadores battendo il Penarol nella finale del 23 giugno 2011, trofeo che mancava dalla bacheca del club da 48 anni. Nel campionato mondiale per club disputato nel dicembre 2011 incassa un’amara sconfitta per 4-0 dal Barcellona di Guardiola, sconfitta che sarà fondamentale nel percorso di crescita dell’estremo difensore bianco-nero. Rafael si rende protagonista di un 2012 disputato ad ottimi livelli, vincendo il campionato Paulista con 14 partite all’attivo, classificandosi inoltre all’ottavo posto nel campionato nazionale con 25 presenze. Incrementa il suo palmares di trofei vinti con la vittoria della Recopa Sudamericana disputata contro i cileni dell’Universidad de Cile. In Coppa Libertadores il suo club dovrà terminare la sua corsa verso la vittoria del trofeo alle semifinali contro il Corinthians (vincitori finali della manifestazione), dopo esser risultato decisivo durante i quarti di finali contro il Vèlez Sàrsfield. La città di New York porta bene al giovane portiere brasiliano, poiché debutta in Nazionale brasiliana del C.T. Mano Menezes nella sfida del 30 maggio 2012 contro gli Stati uniti vinta per 4-1, dove effettua una convincente prestazione. Nel mese di giugno disputa le gare amichevoli perse dalla Seleção contro Messico e Argentina. La sfortuna si ripresenta nuovamente nella vita di Rafael, costringendolo a saltare le Olimpiadi di Londra 2012 per un infortunio al gomito destro. Fioccano per lui numerose offerte da parte di club europei, fra cui Roma e Milan, ma il presidente del Santos Luis Álvaro de Oliveira Ribeiro è deciso a non vendere i suoi prezzi pregiati (stessa sorte spetta a Neymar). Nel 2013 arriva secondo nel campionato Paulista, perdendo contro il Corinthians (dove risulta il migliore in campo nella doppia sfida di andata e ritorno), mentre nel Brasileirão attualmente lascia i propri compagni in una situazione non proprio tranquilla dopo l’allontanamento di Muricy Ramalho dalla conduzione tecnica, per il pessimo avvio di stagione. Nonostante sia stato premiato come miglior portiere dell’anno dell’ultimo campionato, l’attuale C.T. del Brasile Felipe Scolari preferisce affidarsi al trio Julio Cesar-Cavalieri-Jefferson per la Confederations Cup da poco conclusasi.

   

Con i suoi 185 centimetri d’altezza per 84 chilogrammi di peso, Rafael è un portiere molto bravo fra i pali ma ancor più bravo nelle uscite. Infatti la caratteristica che più traspare da questo giovane portiere è la sfrontatezza con la quale sa leggere al meglio i tempi di uscita dai pali. Contrariamente a molti brasiliani, ha scelto egli stesso il ruolo di portiere, e non certo per limiti tecnici, visto che con i piedi ci sapesse fare. Gode di un buon senso della posizione, respingendo -talvolta anche in maniera goffa ma efficace- i tentativi a rete degli avversari. Dotato di un fisico compatto e reattivo, sui calci di rigore a sfavore dimostra di esser giocatore assai furbo, poiché saltella per deconcentrare e innervosire l’avversario. Il ragazzo dimostra di avere i riflessi pronti sia sulle conclusioni dalla distanza che da quelle ravvicinate. Si dice che Rafael sia un ragazzo molto umile, che torni spesso a trovare gli amici meno fortunati di lui nel suo quartiere d’appartenenza, ed aiuti i ragazzi più disagiati. Ha sposato la fede evangelica. Il giovane deve migliorare nelle prese basse, ma dimostra di avere la stoffa del leader sapendo ben coordinare i compagni della retroguardia in ogni frangente di gara. Inoltre dimostra di esser molto bravo con i piedi, peculiarità richiesta sempre da Benitez dai suoi portieri. Di certo non può che migliorare in futuro, essenziale sarà il contributo di Xavi Valerio (preparatore dei portieri dello staff di Benitez) nella crescita del ragazzo. Nonostante sia trapelata nelle ultime ore la possibilità di una cessione di Morgan De Sanctis, Rafael sembra delegato comunque ad un anno da “apprendistato” per farsi le ossa e per ambientarsi nell’ambiente azzurro. Il suo annuncio oramai è solo una questione di ore. Dopo i diversi portieri brasiliani che si sono avvicendati in questi ultimi anni nel campionato italiano come Dida, Doni e Julio Cesar, anche il Napoli potrà contare quindi di un nazionale verdeoro tra i pali. Il Napoli ha bloccato il ragazzo sborsando al Santos cinque milioni di euro (che sarebbe potuto risultare svincolato nel 2014), firmando un contratto di quadriennale da circa un milione di euro a stagione. L’arrivo del brasiliano in Italia è atteso nelle prossime ore. Prende quota l’ipotesi di una presentazione congiunta con Mertens alla stampa in quel di Castelvolturno. I due nuovi acquisti sono pronti ad immolarsi nella nuova avventura partenopea.

  

 

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A cura di Gilberto D’Alessio

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