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Scopriamo il talento di Tutino

C’era una volta Mario Astorri, “‘o sceriffo dell’ala destra” che tra il 1949 e il 1953 infiammò gli spalti dello stadio Arturo Collana, il glorioso impianto oggi giorno abbandonato al suo destino nel celeberrimo quartiere collinare del Vomero e su cui la nuova giunta comunale partenopea ha promesso di intervenire in tempi brevi e con spirito costruttivo. Malgrado le origini piacentine, il guizzante numero sette formatosi tra Veneto (Mestre, Schio e Venezia) ed Emilia Romagna (Ferrara e la Spal del mitico Paolo Mazza) fu idealmente adottato dal caloroso pubblico meridionale, che lo rinfrancò dalle contraddittorie esperienze vissute con Juventus ed Atalanta. Nell’estate del ’47, infatti, aveva lasciato polemicamente la maglia bianconera, vivendo un solo campionato condito però da 17 reti in 23 presenze, che ne fanno ancor adesso uno dei giocatori con la miglior media realizzativa nella storia dei torinesi, ed anche nel biennio successivo in terra lombarda pagò la sua cocciutaggine nel voler essere schierato da centravanti puro piuttosto che largo sulla fascia. Eppure, fu proprio su quella vituperata banda laterale che trovò la propria dimensione ideale di gioco grazie all’allenatore Eraldo Monzeglio, l’ex bi-campione del mondo che lo alternò da centrattacco con il funambolico jugoslavo Ivo Šuprina per la promozione del Ciuccio in Serie A dopo due anni di cadetteria (1949/50, primo posto in graduatoria con un punto di vantaggio sull’Udinese), prima di sfruttarne definitivamente le scorribande negli spazi aperti dall’approdo in azzurro del bomber Amedeo Amadei, allargando Astorri sul fronte offensivo opposto alla saetta kosovara Naim Krieziu per la consacrazione definitiva: ventuno gustose ciliegine assaporate in un biennio di massima divisione, costellato da due sesti piazze consecutive in classifica, e poi una prestigiosa quarta casella nel 1952-53, stavolta in panchina per lasciar spazio al tridente nuovo di zecca voluto dal vulcanico capopopolo Achille Lauro, con Giancarlo Vitali e Bruno Pesaola ai fianchi di Hasse Jeppson, ‘o Banco ‘e Napule venuto dalla Svezia a seguito di fugaci seppur feconde parentesi tra Charlton e Bergamo.
Analizzando in quest’ottica la stagione da incorniciare del Napoli Giovanissimi 2010/2011, meritoria compagine vice-campione d’Italia, ci si imbatte nella figura di una poderosa ala d’attacco, capace di garantire standard di prolificità piuttosto cospicui a dispetto di una collocazione tattica similmente decentrata verso l’out esterno. Stiamo parlando di Gennaro Tutino, uno dei gioiellini più rilucenti di quel rinnovato vivaio che prospera ed alimenta i propri sogni di gloria alle pendici del Vesuvio, alla spasmodica ricerca di una credibilità che sembrava definitivamente compromessa appena sette anni fa, quando le drammatiche vicissitudini societarie portarono allo smantellamento coatto di ogni attività calcistica e nonostante un passato dal blasone tanto ingombrante.
Il suo nome comincia a divenire un tormentone tra gli operatori di mercato giovanile proprio in quei mesi a cavallo tra il 2004 e il 2005, quando in contemporanea con il frenetico battage che porterà all’avvento di Aurelio De Laurentiis alla tolda di comando azzurra il ragazzo muove intanto i primi passi nella Juve Domizia, la scuola calcio con sede a Giugliano (il comune non capoluogo di provincia più popoloso della Penisola, situato appunto nell’hinterland partenopeo) sorta nel 1998 per mano di Gennaro Di Razza. Con i Pulcini gialloblu, infatti, il piccolo Genny si è meritato una serie di provini dall’altra parte dello Stivale (le “tre grandi storiche” Inter-Milan-Juventus, ma anche Brescia ed Atalanta, con le due società nerazzurre lombarde particolarmente interessate all’acquisto), per poi optare per una scelta di vita e rimanere attaccato alle proprie radici, aggregandosi alfine al Napoli nell’estate 2008.
In maglia azzurra conferma un fiuto per il gol inusuale in rapporto al ruolo defilato che ricopre negli schemi, mettendo nel carniere personale 30 gol tra Giovanissimi Provinciali (10 nel 2008/2009) e Regionali (ben 20 nell’annata susseguente), ed acuendo i rimpianti delle passate pretendenti durante la ventesima edizione del “Trofeo Sanitas – Città di Cairo Montenotte” (maggio 2010), allorquando contribuisce con una grande prestazione alla prematura uscita di scena dell’Inter (2-0 agli ottavi), in un filotto positivo in cui cadono sotto i colpi napoletani anche la Sampdoria (2-0) ed i danesi del Brøndby IF (2-1), a loro volta bravi a centrare un’impresa nell’eliminare il favorito Barcellona, per giunta con lo stesso punteggio. Al contempo, i campani vivranno il primo approccio con quella che si rivelerà essere un’insuperabile bestia nera a questi livelli, quella Fiorentina capace di vincere l’atto conclusivo sia in quest’occasione ligure (1-2, rete della bandiera per Tutino) che in quella ben più amara della Final Eight Scudetto 2011 (0-3 lo scorso 16 giugno), infrangendo i sogni di uno storico titolo mai assegnato a club italiani geograficamente a sud di Roma.
Attaccante esterno duttile e fantasioso, a suo agio soprattutto in un tridente, appare sovente irresistibile in progressione ed è sfrontato al punto giusto nel puntare gli avversari in campo aperto, anche grazie ad una muscolatura piuttosto sviluppata negli arti inferiori ed uno scatto bruciante nel cambio di passo. Nonostante le doti naturali nell’uno contro uno, fa dell’altruismo una delle qualità prominenti del suo repertorio, prediligendo sfornare assist a ripetizione per i colleghi di reparto dalla banda destra del fronte offensivo; se in condizione fisica ottimale, è una vera e propria spina nel fianco per qualunque assetto difensivo. In caso di necessità, puo’ essere adoperato anche da seconda punta in appoggio ad un centravanti che gli disserri gli spazi, ma in un siffatto spartito tattico denota ancora qualche imbarazzo ed una certa fatica a trovare i movimenti giusti per vie centrali. Ragion per cui potrebbe lavorare in tal senso per completare il proprio bagaglio e fornire una gamma più ampia di opzioni all’allenatore. Altro piccolo appunto: considerata la stazza accettabile, potrebbe cimentarsi nel gioco aereo con maggior convinzione.

Con 16 reti complessive nel Girone F, Gennaro è stato il vice-capocannoniere degli azzurri nella Regular Season, con quattro doppiette rifilate ad Atletico Roma (6-0), Pomezia (2-0), Isola Liri (5-0) e Juve Stabia (3-0, nel derby che ha inaugurato la stagione il 19 settembre 2010), segnalandosi poi come rifinitore principe per il bomber scelto Antonio Gagliardi (attestatosi a quota 18). Un cammino d’alta classifica sorprendente solo in parte, chiuso alle spalle dell’unica avversaria capace di uscire indenne dal duplice confronto diretto tanto all’andata (0-2, la sola sconfitta dei campani) quanto al ritorno (1-1 al Campo Kennedy di Marano), ossia il Frosinone, specie alla luce del trionfo partenopeo nella seconda edizione della JSF15 (Viareggio Junior Cup, 1/3 marzo) – categoria Giovanissimi, manifestazione parallela alla tradizionale Coppa Carnevale riservata ai Primavera. Tutino è stato fondamentale nella semifinale col Livorno, quando ha pareggiato al 33′ l’iniziale vantaggio di Muzzillo per poi permettere al compagno Boemio di chiudere i conti allo scadere, ma l’artefice principe della cavalcata si è rivelato essere l’estroso prospetto di Cimitile Felice Gaetano, insignito del premio di “Miglior Talento Emergente” in Versilia, laddove ha griffato le proprie performance con sigilli d’autore, tanto per cambiare determinanti ai fini del risultato: un sinistro velenoso pennellato dall’interno dell’area di rigore ai danni dell’Empoli per la leadership nel Girone C (1-0), ed un destro secco andato a morire in quel sette vanamente difeso dal portiere marchigiano dell’Atalanta, Pierpaolo Boccanera, alla mezz’ora dell’atto conclusivo (1-0 nel suggestivo scenario dello Stadio dei Pini).
L’intesa ad alto tasso spettacolare tra i due coetanei è stata un punto di forza assoluto per la squadra di mister Nicola Liguori lungo dodici mesi intensi, corroborata dalla disciplina di Antonio Romano (schermo protettivo nel cuore della linea mediana), gli inserimenti sempre pericolosi di Luca Palmiero e l’affidabilità del difensore Marco Supino, senza sottovalutare l’apporto realizzativo assicurato in alternativa da Alessandro Di Fiore o dal classe 1997 Salvatore De Iorio. Ad ogni modo, il ruolino di marcia di Tutino è proseguito sulla consueta falsariga positiva anche nella fase ad eliminazione diretta del campionato, in cui ha esordito con un’altra doppia marcatura, stavolta da opportunista, in casa del Prato (2-2 in terra toscana nell’andata dei sedicesimi, fondamentale Gaetano nello smarcarlo), prima di castigare il Catania nel turno successivo (2-0 in Sicilia, involandosi sul suggerimento di Palmiero per incrociare in diagonale col sinistro) e far esplodere di gioia i supporters al seguito degli azzurri contro il Parma (2-2), firmando con caparbietà nei minuti di recupero un pareggio che si sarebbe rivelato decisivo per il raggiungimento della finalissima, poi persa a vantaggio dei suddetti gigliati.
Ammiratore di Cristiano Ronaldo (a partire dal look) e di insolita fede juventina per un verace ragazzo napoletano, ha iniziato il 2011/2012 non accusando affatto la promozione negli Allievi Nazionali a differenza di alcuni sodali rivelatisi ancora acerbi, ed ergendosi a sfortunato protagonista delle due sconfitte patite negli iniziali impegni in calendario di fronte a Lecce (1-2) e Pescara (pesante 1-4 in Abruzzo). Forse per questo motivo il CT dell’Italia Under 17 Daniele Zoratto ha deciso di aggregarlo alla spedizione in Danimarca, che ha portato una sofferta ammissione alla Fase Elite degli Europei di categoria, unico giocatore nativo del 1996 in una rosa costituita da elementi del ’95 insieme al parmense Alberto Cerri, autore del gol decisivo alle spese dell’Austria (3-2 nei minuti di recupero, strappato con le unghie il 17 ottobre 2011 a Hvidovre). Tornato in patria, Gennaro ha regalato al Napoli la prima vittoria stagionale ai danni della Reggina (3-1 in trasferta) con una doppietta da applausi, andando poi ancora in rete malgrado gli ulteriori passi falsi susseguenti (2-3 in casa della Lazio di coach Simone Inzaghi e il clamoroso 1-3 di un Gubbio corsaro sotto la pioggia battente di ieri pomeriggio), giusto per ribadire le proprie caratteristiche di prospetto in piena crescita esponenziale, sia in termini di rendimento che di fiducia nel proprio bagaglio tecnico.
Un segnale in ottica futura molto chiaro anche per la dirigenza, al pari di quelli che provengono dalle prestazioni in Serie B fornite dai vari Lorenzo Insigne (ed occhio al fratellino Roberto, più giovane di tre anni ma baciato dallo stesso innegabile talento…), Camillo Ciano e Raffaele Maiello, per tacer di elementi come Jacopo Dezi, Emanuele Allegra, Giuseppe Fornito, Gennaro Signorelli o Giuseppe Iuliano , affinché si possa tramutare il ritrito slogan mediatico della “scugnizzeria modello-Barça” in realtà, magari evitando di andare a pescare altrove giocatori sopravvalutati, presunti fuoriclasse sudamericani e/o onesti comprimari avviatosi verso la fase calante della loro carriera, insomma coloro i quali arricchiscono esclusivamente ben noti ed esosi procuratori per poi impoverire il tasso qualitativo del turnover in Prima Squadra…

Si ringrazia il sito amico generazioneditalenti.com per averci fornito questa preziosa scheda. Clicca qui per leggere l’articolo originale

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