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ESCLUSIVA – De Maggio: “Napoli? Capolavoro calcistico!”

“Ho a cuore il Napoli. Piccinini il mio modello. La carta stampata non morirà!

Il protagonista di questa settimana è un noto giornalista di Mediaset. E’ stata la voce della cavalcata dalla Serie B alla Serie A del Napoli di Reja, nonché la voce del reality-show Campioni. Tanta gavetta prima di realizzarsi a livello nazionale. Giornali locali, Rotopress, Il Roma, Il Giornale di Napoli, poi la radio: queste le tappe fondamentali di Valter De Maggio, napoletano di nascita e giornalista dal 1992. Ecco la piacevole chiacchierata ai microfoni di Iamnaples.it con il conduttore di Radio Gol e Gol Show:

Valter, innanzitutto come nasce la passione per il giornalismo?

Sono nato con questa passione. Da bambino ascoltavo Tutto il calcio minuto per minuto e sognavo di essere il protagonista di quella trasmissione per fare le telecronache.

Sogno che si avvera con il reality-show “Campioni”…

Giusto, hai colto in pieno. Quella fu una bellissima esperienza per me. Il nome del reality era “Campioni – Il sogno” e diciamo che nel sogno dei ragazzi del Cervia si avverò anche il mio.

Quale aspetto del giornalismo ti ha catturato di più quando cominciavi ad addentrarti in questa affascinante professione?

Sicuramente la fame, la sete di notizie, la curiosità. E’ bello, gratificante lo scovare una notizia prima di tutti,  offrire retroscena, approfondimenti ai propri lettori, ascoltatori.

Avrai avuto di sicuro dei modelli, dei maestri nella tua carriera

Sì. Sandro Piccinini, una persona squisita e un gran professionista. Dovrebbe essere preso come modello da tutti quelli che sognano di fare giornalismo, in particolare il telecronista e il conduttore di trasmissioni sportive.

Tra i tanti, c’è un o una collega che apprezzi di più?

Ce ne sono molti di colleghi validi. Ad esempio apprezzo molto lo stile di Monica Vanali, una giornalista preparata e in gamba.

Hai avuto modo di praticare diversi tipi di giornalismo: radiofonico, televisivo, cartaceo. Quale preferisci dei tre?

La radio è il mio primo amore, ascoltandola da bambino sognavo di diventare un giornalista importante. Ha un fascino particolare per la mia persona. Devo, però, dire che il progetto televisivo, che porto avanti da un paio d’anni con la trasmissione “Goal Show”, mi rende entusiasta perché è un’esperienza coinvolgente. Questo è il secondo anno di vita di una trasmissione che sta avendo riscontri notevoli.

Secondo il tuo parere, con l’avvento di internet potrebbe tramontare definitivamente il giornalismo cartaceo?

Soccombere definitivamente penso proprio di no. E’ vero, con l’avvento di internet, ma anche di canali tematici, trasmissioni in onda 24 ore su 24, lasciano indietro la carta stampata che, nella maggioranza dei casi, diffonde notizie “vecchie”. Ma è anche vero che il giornale può approfondire, dedicando maggiore attenzione ad una determinata notizia con inchieste e servizi specifici.

Un consiglio che daresti ai giovani che intraprendono la difficile strada del giornalismo

Io credo che bisogna essere ben consapevoli che fare il giornalista comporta moltissimi sacrifici: si sa quando si inizia a lavorare, ma non sai mai quando si finisce. Si lavora di mattina, di sera, di notte. Perciò se c’è una passione ardente, allora che ben venga. Un consiglio? Non demordere mai!

L’intervista, L’articolo, l’inchiesta o, magari, la telecronaca che ricordi con più piacere.

Ci sono tante cose che ricordo con molto piacere, perché ogni prodotto professionale mi ha portato sin qui. Diciamo che ricordo con molto affetto l’anno di Serie B del Napoli, quando ero la voce di Mediaset per gli azzurri. Fu una stagione esaltante, terminata con la promozione in Serie A. Poi ovviamente fu esaltante intervistare Maradona.

Semplice curiosità: sciogliamo questo dubbio, tifi Toro?

Questa è una storia vecchia. Innanzitutto, tengo a precisare che sono principalmente un giornalista e non un tifoso. Da ragazzo osannavo la figura di Castellini, allora in maglia granata. Per questo ho seguito le vicende del Torino più da vicino. Poi il “giaguaro” passò al Napoli. Ora posso dire che ho da sempre a cuore il Napoli e il suo progetto, la sua gente, i suoi tifosi.

Veniamo al Napoli, dunque. Una stagione incredibile quella della banda Mazzarri…

Già, una stagione esaltante. Non avrei mai nemmeno immaginato che il Napoli potesse, a questo punto della stagione, essere così in alto. Non so cosa possa accadere da qui ad otto giornate dalla fine. Posso solo dire che un eventuale terzo posto sarebbe il capolavoro calcistico della coppia De Laurentiis-Mazzarri. Arrivare dietro a squadre che spendono 158 e 130 milioni di euro di stipendi, sarebbe fantastico. Più in alto della terza piazza? Se così fosse non ci sarebbero aggettivi per descrivere tutto ciò, sarebbe qualcosa di trascendentale, un miracolo!

Oltre al giornalismo hai altre passioni?

Sono un appassionato di gastronomia e di vini in particolare. Mi piace molto viaggiare, da buon giornalista [ride, ndr]

I tuoi progetti futuri e il tuo sogno nel cassetto?

Mi piacerebbe continuare su questa strada con la radio e con Mediaset. Sogno nel cassetto? Ho quaranta anni, mi trovo “nel mezzo del cammin di nostra vita”, spero quindi che gli altri quaranta siano come i primi!

Intervista a cura di Stefano D’Angelo

 

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