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Intervista Esclusiva di I Am Naples, Michele Criscitiello: genio e sregolatezza

A tu per tu con il conduttore dell’emittente Sportitalia, nonché direttore di Tuttomercatoweb.it

 

La passione e il talento. La caparbietà e La testardaggine. La creatività e l’inventiva, condite dalla voglia di fare il suo lavoro con classe e stile. E’ giovane, 27 anni il 30 settembre, ma ha l’esperienza di un veterano. E’ questo tutto ciò che contraddistingue il personaggio scelto dalla redazione di I Am Naples. Giornalista professionista dal 2006, Michele Criscitiello è stato uno dei più giovani della storia dell’albo. Lo abbiamo raggiunto e intervistato in esclusiva per scoprire da vicino la sua carriera, i pensieri del personaggio e alcune opinioni sul Napoli.

Michele, innanzitutto come nasce la passione per il giornalismo?

Nasce per sbaglio. A 14-15 anni andavo al liceo classico, ma non è che avevo una gran voglia di studiare il pomeriggio. Per questo prendevo il motorino e andavo nella redazione di Telenostra. E’ lì che ho cominciato, grazie all’esperienza di mio zio, anche lui giornalista, a interessarmi di questa professione. Il mio primo articolo riguardava la pallamano. Poi da lì non mi sono più fermato, e nel ’99 è iniziata l’avventura televisiva. La cosa più importante è che  nella mia attività sono stato caparbio, testardo dal primo giorno.

Quale aspetto del giornalismo ti ha catturato di più quando cominciavi ad addentrarti in questa affascinante professione?

Mi affascina molto fare l’inviato. Direi che sono anche molto portato per il ruolo, nel senso che quando esco fuori dalla redazione sono un animale da guardia. Prendo tutto e porto a casa. Un esempio è la finale di Champions a Madrid. C’erano Sky e Mediaset con tantissimi inviati e troupe. Per Sportitalia c’eravamo solo io e un operatore. Pensammo bene di seguire l’auto di Moratti per strappare un’esclusiva.

Nella tua carriera hai mai avuto un modello al quale ispirarti?

Gianfranco De Laurentiis, senza dubbio. Anche se lui rappresenta più la brava persona. Io sono un po’ più cinico perché se c’è da fare una critica la faccio senza pensarci su.

Gianfranco De Laurentiis può anche essere considerato il tuo maestro?

Sì. Soprattutto perché non è geloso del successo o della carriera che stai facendo. Anche perché lui la carriera già l’ha fatta e per questo mi dà consigli preziosissimi

C’è un o una collega che apprezzi di più?

Bella domanda. Dunque, mi piace come scrive Francesco Vecchi di Mediaset. Ma anche Fabrizio Maffei e Massimo De Luca, che li ho visti più come modelli del passato. Oggi grandi modelli non ne vedo, preferisco farmene uno tutto mio e seguirlo. Inoltre, non sono d’accordo con chi dice, tra questi Fabrizio Maffei, che in Tv non si inventa nulla, devi solo accontentarti di quello che hai. Non sono assolutamente d’accordo, infatti circa tre anni fa è nato “Lo sai che…” , così, per caso,  una mattina, ero a Jesolo parlando con un mio amico. Poi devo dire che ha riscosso un successo notevole.

Lo sai che… sei considerato uno dei giornalisti più validi in Italia?

[Ride, ndr] No. Chi lo dice? Se lo dicono i telespettatori, allora sono contento. Ma sono ancora giovane e ce ne sono tantissimi di giornalisti validi. Io faccio solo il mio lavoro. E credo di farlo bene, anche se spesso mi faccio molti nemici pur di difendere le redazioni alle quali appartengo.

Preferisci il cartaceo o la televisione?

Tutta la vita la TV. Ma questo l’ho scoperto già da ragazzino. Sono due modi di fare giornalismo completamente diversi. Il cartaceo non mi dà grandi stimoli. La TV, invece, sì.

Secondo il tuo parere, con l’avvento di internet potrebbe tramontare definitivamente il giornalismo cartaceo?

Secondo me sì. Arriverà il giorno che i giornali usciranno dalle edicole. Anche perché la notizia deve essere immediata. Poi con I-Phone e I-Pad è tutto più semplice. Quindi, non so quando, ma arriverà il giorno che chiuderanno tutte le edicole.

Un consiglio che daresti ai giovani che intraprendono la difficile strada del giornalismo

Di non fare i giornalisti in università, ma sul campo. Meglio una tv locale gratis, che una scuola di giornalismo a 20 mila euro buttati.

L’intervista, l’articolo o l’inchiesta che ricordi con più piacere.

Allora, affettivamente il primo servizio che ho fatto in esterna per Sportitalia: Avellino – Napoli con i lupi promossi in serie B. Ci fu un’invasione di campo da parte del sottoscritto che intervistò tutti i calciatori dell’Avellino. Quello è un servizio che mi è piaciuto molto. Poi anche l’esperienza di Madrid con la finale di Champions.

Ecco hai parlato di Napoli. Cosa ne pensi della campagna acquisti di questa estate?

Deludente. Doveva prendere una punta da 15-20 gol e non lo ha fatto. Ha preso Cavani ma con la cessione di Quagliarella non è cambiato praticamente niente. E poi era fondamentale un difensore esperto per la retroguardia. L’unica mossa azzeccata è stato il rinnovo di Hamsik arrivato in settimana.

Bocciato il mercato estivo, dunque?

Sì, assolutamente.

Con la rosa attuale dove pensi possa arrivare questo Napoli?

Io credo che possa raggiungere al massimo un sesto posto. Non di più. Non ha una rosa competitiva per lottare su più fronti.

Maxi Lopez può essere l’acquisto giusto di gennaio?

Per caratteristiche sì. Ma non penso che l’argentino si trasferirà a Napoli. Il ds Lo Monaco solo davanti ad una barca di soldi lo cederebbe e, per di più, a  gennaio. Tuttavia serve una prima punta, ma anche un difensore per continuare a lottare in campionato e, magari, in Europa League. 

Ritornando alla sfera personale, oltre al giornalismo hai altre passioni?

Non lo posso dire. Andiamo avanti. Scherzo. Mi piace molto costruire le case come mi pare, a modo mio. Può sembrare strano, ma è la verità. Puoi anche non metterla [ride]

Il tuo sogno nel cassetto

Continuare questa mia strada, intrapresa dal 1998. Mi ritengo fortunato perché so quanto sia difficoltoso affermarsi in questo campo. Perciò mi tengo ben stretto quello che ho attualmente.

Intervista a cura di Stefano D’Angelo

 

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