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Gli sponsor e le panchine, la miccia che ha scatenato l’AACI giunta al terzo incontro

Il presidente onorario Peppino Cresci: "Sto vivendo una seconda vita con l'entusiasmo dei giovani allenatori"

Alle ore 17, presso il complesso “Il Giardino di Francesca”, sito ai Camaldoli di Napoli, si è tenuto il III° seminario dell’AACI (Allenatori Associati Calcio Italiano). Tema dell’incontro è l’arte del difendere nel calcio, con relatore Gianni Simonelli, coordinatore del dipartimento tecnico-tattico. La “mission” dell’Associazione è quella di contribuire con modalità del tutto nuove alla crescita, alla formazione, all’aggiornamento e al miglioramento delle condizioni professionali della categoria. Il terzo seminario segue un secondo incontro nel quale sono state presentate le direttrici dell’associazione, principalmente sull’etica e lo spirito di squadra (clicca qui per leggere la cronaca del secondo incontro). Mente dell’associazione è l’allenatore dell’Acerrana e insegnante di educazione fisica, Raffaele Di Pasquale e all’incontro oltre al relatore Gianni Simonelli hanno partecipato l’ex allenatore Gianni Improta, Enzo Pastore, presidente del Comitato Regionale Campania, l’Avvocato Salvatore Colonna, segretario del Consiglio Federale Nazionale, il presidente onorario dell’AACI, Peppino Cresci. A prendere la parola per primo è proprio Peppino Cresci, che comincia con i saluti istituzionali: “Sono felice ed emozionato, ringrazio Colonna, Pastore, abbraccio Improta, la cui presenza fa capire che stiamo salendo di livello e il professore del calcio Simonelli, oltre ad Andrea Vecchione. Sto vivendo una seconda vita grazie all’iniziativa di questi giovani allenatori, che hanno avuto tanto coraggio, facendo salire di livello il calcio campano. Gli allenatori non avevano un’associazione che li tutelasse, che serviva molto, dato che nel calcio di oggi sono sottoposti ai presidenti imprenditori, non come nel passato dove erano i primi referenti di qualsiasi società calcistica; in sintesi oggi sono stati dequalificati. Questa nuova Associazione mette in primo piano la meritocrazia e aspiriamo a vedere grande dignità per gli allenatori. Ogni allenatore è un coordinatore di una società, il primo dirigente”. Dopo di lui a prendere la parola è stato Gianni Improta: “Io parlo da allenatore ma anche da dirigente, sottoscrivo tutto quello detto da Cresci, credo che i rapporti tra le società e gli allenatori debbano essere quelli di stima reciproca. L’allenatore si sostituisce al genitore quando ha a che fare con i ragazzi, educandoli, dando ai futuri calciatori una grande educazione che sia in grado di dare un esempio positivo ai ragazzi che li guarderanno. Cavani? Deve avere rispetto per la società e per la città in vui vive, i pettegolezzi che lo stanno circondando devono rimanere segreti, così non da un buon esempio”. Questi invece i concetti espressi dall’Avvocato Colonna: “Tema sponsor e panchine? È stata la miccia che ha messo in moto questo splendido meccanismo ormai inarrestabile che è nato in estate, oltre a far nascere nel passato i sindacati. Già in tutti noi albergava quest’idea, che è stata portata avanti da Pastore, che già nel 2011 portò l’idea di un’associazione alternativa a quella dei calciatori, che prima era l’unica. Il tema importante è la figura dell’allenatore che si è modificata nel tempo, prima il mister era l’organizzatore dal quale passava tutto, mentre oggi è cambiata toccando la dignità degli allenatori, dequalificati per logiche di denaro. L’esempio di Palermo è palese e lampante, il cambio dei quattro allenatori di Zamparini è sotto l’occhio di tutti, tutti si vendono per un piatto di lenticchie d’oro. La dignità vale più dell’aspetto economico. Tra i quindici punti del codice deontologico quello che più mi ha colpito è: <<Osservare e far osservare i principi morali ed etici>>, in un periodo nel quale il consumismo e i soldi la fanno da padrone anche in Serie A. Coloro che allenano i giovani devono prima essere educatori e poi allenatori”. Raffaele di Pasquale si riallaccia agli interventi precedenti: “Dignità e coscienza individuale si sono ribellate, abbiamo detto no al fenomeno sponsor-panchine, simbolo del degrado del calcio campano e anche italiano. Abbiamo costruito un luogo di opportunità, di associazione per tutti coloro che ne avevano bisogno. Noi non facciamo la battaglia contro nessuno, ma la facciamo per i nostri associati, facendo dell’etica, dell’associazione e dello spirito di squadra i nostri cardini. Lamentarsi ed indignarsi non basta, c’era anche il bisogno di associarsi ed organizzarsi. Tutti devono partecipare alla vita dell’Associazione, nessuna decisione viene presa autonomamente, il confronto fa crescere tutti. Ci siamo dati due vincoli: da noi non si può iscrivere chi ha commesso illeciti sportivi o chi ha assunto doping, tutti devono seguire il codice deontologico. L’Associazione sarà organizzata per dipartimenti, che operano come gruppi di lavoro, aperti e non autoreferenziali. Al centro del dipartimento c’è il centro studi, che definirà la carta dei diritti di allenatori e calciatori, elaborando proposte prospettiche. Vogliamo creare un nuovo modo di fare gli allenatori, che non devono essere più passivi, ma esprimere punti di vista su tutto ciò che rappresentano gli ambiti professionali. L’Associazione avrà anche un settore normativo-legale, capitanato dall’Avvocato Edoardo Chiacchio, tutore del dipartimento e grandissima personalità nel panorama napoletano, massimo esperto di diritto sportivo in Italia. Chi viene da noi deve pensare a cosa fare per l’Associazione, attivamente e non passivamente, tutti devono essere protagonisti”. Il presidente del Comitato Regionale Campania, Enzo Pastore, prende la parola dopo mister Di Pasquale: “Il giorno in cui tutti la smetteranno di combattersi a vicenda, il calcio potrà ripartire. Queste iniziative sono troppo importanti e la presenza di tante personalità di spicco lo fanno capire. La concorrenza leale è fondamentale, così come la democrazia e la lealtà sportiva. Gli allenatori devono lavorare tranquillamente, con serenità e senza preoccupazioni, come è giusto che sia. Tanti comitati del profondo Nord vogliono aderire. Quello che conta è l’ottenimento di un riconoscimento istituzionale e sono convinto che ci riusciremo”. Ecco invece l’atteso intervento di Gianni Simonelli, coordinatore tecnico-tattico: “L’arte è la capacità di ottenere risultati positivi, risolvendo situazioni di gioco con l’istinto, l’intuito, abbandonando la razionalità ed esprimendosi in questo modo nel gioco del calcio. Nella fase difensiva le posizioni da assumere e i movimenti da adottare sono fondamentali e devono avere sotto controllo il maggior numero di soluzioni per bloccare gli avversari. È fondamentale che nella fase difensiva si subisca il male minore per ovviare alle zone d’ombra che ogni tipo d’organizzazione comporta. Non si può infatti non subire gol. La madre di tutte le virtù per gli allenatori è quella di essere sempre fedeli a se stessi, essendo capaci di prendere contatto con la propria anima, rendendosi conto delle proprie imperfezioni, solo così può risultare credibile nei confronti dei calciatori, senza questa virtù tutte le conoscenze sono inutili. Ho sempre pensato che difendersi a zona abbia un aspetto fondamentale: tutta la squadra deve porsi tra la palla e la porta. I due obiettivi fondamentali sono quello di comporre e ricomporre l’allineamento e la copertura nella linea difensiva”

Dai nostri inviati al complesso “Giardino di Francesca” dei Camaldoli di Napoli, Dario Gambardella e Ciro Troise

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