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Lombroso e la bandiera dell’Atalanta: ecco perchè è un’offesa verso tutti i meridionali

Il significato dietro la bandiera che ha fatto infuriare le associazioni meridionaliste

Partiamo con una premessa: il povero addetto al controllo degli striscioni quasi certamente non sapeva (e forse tuttora non lo sa ancora) chi era quel vecchietto barbuto che campeggiava su di una bandiera dei tifosi dell’Atalanta. E di certo non si sarebbe mai aspettato che il suo lasciar passare quella specifica bandiera avrebbe scatenato diverse polemiche. Già, perché il post Napoli-Atalanta non è solo l’eliminazione degli azzurri dalla Coppa Italia, le polemiche sul turnover e sulla rosa corta, ma è anche Cesare Lombroso. Chi è Cesare Lombroso è facile capirlo: il vecchietto barbuto sulla bandiera dei tifosi dell’Atalanta. Ma la domanda è un’altra: perché Lombroso sta scatenando tutte queste polemiche?

Cesare Lombroso era un medico veronese, vissuto a metà ‘800. L’ambiziosa tesi sulla quale Lombroso concentrerà la sua intera vita accademica era dimostrare che i comportamenti criminali sono innati. Siamo in un periodo, la seconda metà dell’800, in cui il clima culturale europeo è permeato dalla idee positiviste. Tutto si può spiegare empiricamente attraverso la scienza. Sia le manifestazioni e i comportamenti razionali, sia quelli irrazionali (come potrebbero essere i crimini, i delitti e le rivolte). E’ in questo clima accademico che Lombroso sviluppa la sua teoria: gli esseri umani non si comportano in maniera criminale per cause economiche, sociali, politiche, ma solo ed esclusivamente per cause innate. Il criminale è criminale perché ci nasce.

L’800 però, oltre ad essere un secolo di grande fermento scientifico, è anche ricco di turbolenze politiche. Le potenze europee sono impegnate nella corsa all’Africa. Il colonialismo, e con esso la presunta opera di “civilizzazione “ dell’uomo bianco, è il tema centrale di tutte le cancellerie europee. Anche in Italia si assiste a grandi stravolgimenti politici, Il Piemonte, dopo diverse guerre e grazie ad una combinazione di interessi tra le grandi potenze dell’epoca, riesce prima ad espellere l’Austria dal Nord Italia e poi a conquistare ed annettere in Regno delle Due Sicilie. Ora, mentre il processo di annessione (e la conseguente piemontesizzazione) del Nord avviene in modo pacifico, al Sud i Savoia si trovano ben presto invischiati in una feroce guerra repressiva, passata alla storia con il nome di Brigantaggio, contro quegli strati delle popolazione che vedevano lo stato unitario in maniera diffidente se non apertamente ostile.

Ed è qui che le teorie di Lombroso entrano in gioco. Impegnati a giustificare davanti all’opinione pubblica europea la sanguinosa repressione nel Sud Italia, le teorie di Lombroso diventano una vera e propria manna dal cielo per i vertici militari dei Savoia. Di colpo i meridionali non combattevano più per riportare sul trono i Borbone o per reagire all’esproprio delle terre demaniali da parte dei latifondisti alleati dei Savoia. No, secondo le teorie di Lombroso, i briganti meridionali combattevano solo ed esclusivamente perché erano “nati” per farlo. Una guerra che di colpo veniva spacciata come semplice intervento contro dei criminali, o al limite come un intervento coloniale contro popolazioni “inferiori”, in maniera non dissimile da quanto, negli stessi anni, facevano gli inglesi in Sudan o i francesi in Algeria.

Teorie che, nonostante siano state confutate dalla scienza hanno permeato a tal punto la mentalità italiana da essere ancora oggi un fattore di pregiudizio dei settentrionali nei confronti dei meridionali. Le stesse teorie lombrosiane, pur non direttamente, sono servite come base per spiegare i fenomeni mafiosi o la maggiore povertà del Sud Italia. Ogni volta che si parla dell’atavicità di alcuni comportamenti dei meridionali, ogni volta che sentite dire cose come “La Camorra è nel DNA del napoletani”, “i meridionali non sono portati per il lavoro”, “Al Sud si nasce delinquenti” è una conseguenza di Lombroso e delle sue teorie.

Lombroso su di una bandiera è uno schiaffo in faccia ai meridionali. L’esaltazione di una figura che, sebbene potesse aver costruito le sue teorie in “buona fede”, è presa, e portata in uno stadio, per ciò che il suo messaggio veicola nella testa di chi lo espone: l’inferiorità dei meridionali. E stupisce come un paese in cui, poche settimane fa, è stata vietata l’esposizione della bandiera di Federico Aldrovandi per non offendere le forze dell’ordine, esporre in bella vista uno come Lombroso sia normale. D’altronde uno è soltanto un ragazzo ammazzato in circostanze poco chiare dalla Polizia, l’altro l’origine di un pregiudizio che si manifesta ogni giorno, dai “colerosi” allo stadio fino al “doppiopesismo” delle istituzioni politiche e mediatiche italiane.

Non è mai solo uno striscione, non è mai solo una stampa di un vecchietto barbuto. Dietro c’è sempre un messaggio. Un messaggio che qualcuno che vuole veicolare e che, in questo caso, è profondamente offensivo nei confronti di tutti quelli che sono nati, o che sono figli e nipoti di gente nata, nella metà (ritenuta da chi ha esposto quella bandiera) “sbagliata” di questo paese.

A cura di Giancarlo Di Stadio

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