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De Laurentiis e Pozzo, due presidenti che hanno cambiato il calcio

Testa e cuore: e in quelle monetine (vagonate di euro lanciate in aria ma con giudizio) c’è la filosofia di uomini che non osano chiedere nulla al destino, ma costruirselo. Il futuro è in quel Napoli-Udinese da applausi a scena aperta, un poster illuminante da sistemare nella coscienza dei manager moderni: e in quella palla che rotola gioiosa verso l’infinito, c’è la quint’essenza di un’idea di calcio assai unica nel suo genere, la manifesta dimostrazione che volere è indiscutibilmente potere. Qui san Paolo, a voi Friuli: il nuovo che avanza – a velocità supersonica – è in quell’intreccio «diabolico» che sistema dinnanzi allo specchio Aurelio De Laurentiis & Giampaolo Pozzo, amici fidatissimi della prima ora, gemelli siamesi di favole edificate dal nulla, partendo dalle macerie, e strateghi della rinascita di città ormai confinate nel limbo di se stesse, dei loro limiti, dei loro vizi privati. Le pubbliche virtù, in un’ora e mezza da analisi socio-economica, costituiscono la cartina di tornasole d’un mondo che può invece recitare a soggetto, rinunciare al canovaccio, fuggire dal noioso – e dispendioso – tran tran e capovolgere i luoghi comuni. Napoli-Udinese è la convergenza parellela sulla rotta inedita d’un calcio rivoluzionario, l’espressione d’un senso compiuto che privilegia il progetto in senso etico eppure estetico e in quel match ravvicinato tra De Laurentiis & Pozzo ci sono le affinità e le analogie di patron tutt’altro che casualmente protagonisti ad oltranza. Amici a tal punto, da regalarsi gite in barca e week end a Capri.

L’ESTATE 2004 – Il calcio, ai tempi del Fallimento, è un affare ignorato da una città in ginocchio e in quell’agosto rovente e dissoluto, deprimente e scioccante, le uniche voci scuotono il silenzio opprimente sono, ma guarda un po’, quelle di Giampaolo Pozzo e di Aurelio De Laurentiis, concorrenti a sorpresa per ricostruire i sogni d’una Napoli ferita. Il primo match si snoda in un braccio di ferro tra gentiluomini che evitano di accapigliarsi sullo scheletro d’un club in fase di decomposizione, ma la sorpresa, quando ormai Giampaolo Pozzo sembra il proprietario designato, è in quel contropiede di De Laurentiis, che appare, conclude il complesso iter burocratico e si avvia a riscrivere la storia.

L’INDOLE COMUNE – Napoli e Udinese comincia all’epoca, con Pierpaolo Marino che emigra, salutando la famiglia Pozzo, e portando con sé «el pampa» Sosa, il primo acquisto della nuova era, d’una rinascita faticosa e però imperiosa cullata con un occhio al campo e l’altro al bilancio. Il filo diretto che collega Pozzo a De Laurentiis è un telefono rosso che squilla in continuazione, testimonianza d’un rispetto reciproco che va ben al di là degli interessi e che non prevede alcun ricorso ad aste: c’è un viavai di calciatori, su quell’asse, ma c’è innanzitutto una simpatia indiscutibile.

QUANTI VIAGGI – Da Sosa a Renard, da Domizzi a Quagliarella, da Denis ad Inler: il contratto è un dettaglio, perchè il legame è affettivo e non prevede manipolazione, né fini di lucro; e in quella fusione ideologica sono vietate interferenze o intromissioni persino a Vecchie Signore male intenzionate, sciccose e seducenti. E Inler in azzurro è la sublimazione di un’armonia al netto di qualsiasi speculazione da mercato.

GLI STADI E L’ON LINE – Napoli e Udinese è pure la rappresentazione della modernità imprenditoriale d’un calcio altrimenti abbarbicato su vecchi schemi, la ricerca del bello attraverso la stesura d’una piano d’intervento mirato che possa assecondare le rispettive esigenze, con Pozzo che insegue il suo Friuli senza barriere e De Laurentiis che si lancia nella vendita dei biglietti on line in una realtà complessa, ed entrambi che procedono spediti a rastrellare la meglio gioventù per guardare con fiducia in quel pallone di vetro.  

La Redazione  

A.S.  

Fonte: Corriere dello Sport

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