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«30 – Quel calcio che ci piaceva tanto», Iamnaples.it alla cerimonia di presentazione

Un passo indietro in un calcio che non c’è più. Questa sera al Teatro Posillipo (ore 21) è stato presentato «30 – Quel calcio che ci piaceva tanto», un libro a cura di Italo Palmieri e Massimiliano Bonardi, edito da Loffredo Editori.

Il volume racconta trenta storie legate al mondo del calcio napoletano degli anni ‘70, ‘80 e ‘90, corredato da un dvd con le voci dei protagonisti delle storie. La pubblicazione è stata presentata nel corso di una serata-evento condotta da Angelo Di Gennaro e Ornella Mancini, con lo speaker Daniele Decibel Bellini e con la partecipazione del procuratore sportivo Enrico Fedele, dello scrittore Maurizio De Giovanni, del presidente della Federcalcio campana, Salvatore Colonna, dei giornalisti Antonio Sasso direttore del Roma, Antonio Sacco e Geppino Riccio, insieme ai due autori e ai protagonisti delle storie raccontate.

Ecco gli interventi registrati dai nostri inviati:

 

 

Italo Palmieri – DG Napoli Carpisa Yamamay

“In questo libro si racconta dei settori giovanili, delle scuole calcio, dove c’era la passione vera che ora non c’è più. Si parla della purezza di questo sport oltre che la sofferenza e la voglia di lottare. Al Sud mancano le strutture, a differenza del Nord, che sotto questo aspetto è all’avanguardia ed è per questo motivo che i ragazzi vanno via”.

Salvatore Colonna – Presidente FIGC Campania

“Le scuole calcio servono da insegnamento per i ragazzi. Nonostante la crisi non sono scomparsi i campionati minori, quelli dilettantistici e le scuole calcio sono strapiene. Mancano le strutture sportive e invece dell’erba sintetica, ci sono tutt’ora campi in terra battuta dove chi viene a giocare incontra molte difficoltà”.

Maurizio De Giovanni –  Scrittore

“Trent’anni fa c’era un calcio diverso, quei calciatori erano portatori di emozioni forti, ora è tutto diverso. Questo sport è bello da vedere; prima si andava alla ricerca di una partita di calcio anche nei campi minori. Oggi invece viene offerto il calcio ventiquattrore al giorno. Il calcio è una metafora della vita, in quegli anni i calciatori soffrivano per una vera passione”.

Geppino Riccio – Fondatore Rotopress

“Un tempo in tutte le squadre di periferia c’era il desiderio di far bene e vincere, si inseguivano sogni. In redazione, avendo un solo fotografo a disposizione e molte gare da seguire, per scegliere il match su cui sarebbe stato fatto il servizio fotografico, si faceva riferimento alla sfida più accesa della giornata, con la più alta probabilità di incappare in risse ed incidenti…”.

Antonio Sasso – Direttore de “Il Roma”

“Nel libro ho raccontato quella che è stata la mia scuola. In città ogni quartiere aveva la sua squadra; molti ragazzi venivano quasi costretti da dirigenti ed allenatori ad effettuare allenamenti e partite, così da evitare che potessero prendere strade sbagliate. Capitava spesso che addetti ai lavori venissero in redazione per descriverci le prestazioni dei singoli e l’andamento delle gare, sapendo in anticipo quello che poi sarebbe stato scritto. Durante le cronache i giornalisti andavano in panchina con gli stessi protagonisti, non essendoci allora le tribune, ed i tecnici cercavano di accaparrarsi il cronista per condizionare a proprio vantaggio il seguente racconto della partita”.

Max Bonardi- autore del libro

“L’autenticità dei personaggi descritti nel libro non ha pari con nessun’altra figura moderna. Grande senso d’appartenenza legava i singoli calciatori con i quartieri e le varie zone rappresentate”.
 
 
 
 
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