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L’Editorialista – Fuorigrotta, il quartiere dei sogni raggiunti attraverso l’intensità

Di solito mi occupo di calcio ma oggi provo ad aprirmi sul mondo del basket, che ho sempre seguito da spettatore curioso. La curiosità del resto è il vizio dei giornalisti, quella malattia morbosa che ti spinge alla ricerca delle notizie, dei retroscena, delle verità apparentemente impenetrabili. La sfida è trovare ciò che accomuna l’esperienza della BpMed Napoli sapientemente guidata dal presidente Salvatore Calise alla solida realtà calcistica del presidente De Laurentiis. Quante volte abbiamo ascoltato i politici della nostra città invocare la riscossa della società civile. Se avessero tutti il “sacro fuoco” di Calise la terra a cui siamo affezionati visceralmente risorgerebbe velocemente.

Piccola digressione per arrivare al quartiere simbolo dello sport, delle sfide, della passione, dei campioni: Fuorigrotta. Il sindaco De Magistris giustamente ha più volte raccontato con fastidio la concentrazione urbanistica di uno dei quartieri più belli della nostra città, ma al primo cittadino tocca essere razionali, noi oggi vogliamo dar voce al linguaggio dei sentimenti, delle emozioni. Dalla Piscina Scandone al Palabarbuto, o ahimè al Palargento abbandonato (significativa l’iniziativa dei tifosi, nda), guardati dal maestoso San Paolo che detta sempre la linea sino al relax offerto dallo Zoo e dall’Edenlandia; più che il luogo del tempo libero, Fuorigrotta sembra il catino dei desideri, il forno dove si cuociono le emozioni. Il calcio a Napoli non è un semplice sport, ma un collante sociale, la squadra partenopea è lo strumento con cui si supera la miriade di conflitti, facendo scattare il meccanismo dell’unione, dell’aggregazione a difesa di un’identità culturale riassunta intorno al simbolo della maglia azzurra. Il basket non può raggiungere questi livelli di significato sociale ma, così come la pallanuoto, dove Napoli si fa rispettare da anni, è entrata nel cuore dei napoletani, ai quali piace recitare il ruolo di Davide che batte Golia. In questa città le storie dove bisogna realizzare l’impossibile hanno sempre successo, le cavalcate trascinate dalle passione trovano sempre la dimensione per esplodere. E’ questa la storia della Napoli Soccer che approda dalla Serie C alla Champions League, tornando molto presto ad acquisire il suo marchio storico, ma anche il racconto favoloso della BpMed Napoli che ha riacceso i cuori di tutti, anche dei più scettici sulla presunta avventatezza della società. L’entusiasmo è la principale risorsa di questa realtà, Calise lo ricorda più volte. Rivedere il pubblico del PalaBarbuto accompagnare le gesta di Musso, Rizzitiello e compagni è lo spettacolo più bello offerto in questi mesi, un calore che ha ricordato quella magica annata del 2006, caratterizzata dalla Coppa Italia vinta a Forlì.

Il San Paolo ed il PalaBarbuto, a pochi metri di distanza, raccontano storie legate non solo dal punto di vista emozionale, ma anche tecnico. Il Napoli gioca la Champions League, la compagine di Bartocci non disputa l’Eurolega ma il Campionato di Divisione Nazionale. Mi sono spesso, però, fermato a riflettere sui segreti del successo di entrambi i tecnici.

Il mio sogno è metterli intorno ad un tavolo, potrebbe nascere un dibattito favoloso su una sorta di materia universitaria: scienza degli sport comparati. La gestione del gruppo, la cura dei dettagli, la lettura delle situazioni, la tensione del prepartita: una semiotica della sfida, che mantenendo le dovute differenze, potrebbe mettere d’accordo due protagonisti della Napoli che fa parlare bene di sé, pronta a raggiungere la vittoria attraverso il lavoro, la sofferenza ed il sacrificio.

I due tecnici hanno in comune un vocabolo-cardine delle proprie filosofie sportive: l’intensità. Essa non può essere costante, si esprime con una straordinaria condizione atletica. Mazzarri chiede alla sua squadra di occupare gli spazi con la corsa, Bartocci pretende la partecipazione collettiva al gioco del proprio roster senza un calo di tensione da parte di nessuno, portando spesso anche i “piccoli” alla realizzazione in post basso, coadiuvati dal lavoro sporco dei lunghi. “Sono tutte sofferte le partite, la squadra in questo momento sta facendo un po’ di fatica perché stiamo attraversando delle settimane un po’ problematiche. Questa era l’ennesima partita molto difficile che ci aspettava, sapevamo che sarebbe stata difficile contro una squadra molto valida e che avrebbe messo la gara sul fisico. Molto brava Capo d’Orlando a mettere intensità e a limitarci dal perimetro. Dovremmo riuscire ad organizzare meglio il gioco per i nostri lunghi, siamo stati a bravi ed evitare di far fare canestro a loro quando ci trovavamo in un momento di difficoltà”. Così si esprimeva il coach Bartocci dopo la vittoria contro Capo D’Orlando perché sembra paradossale, ma sia il Calcio Napoli che la BpMed sono in calo. Dal punto di vista dei risultati la realtà di Bartocci sta reggendo di più, riuscendo a trovare le strategie per saper reagire alla sensazione d’abbandono quando ti rendi conto che le gambe non rispondono più come in occasione della prima lunga cavalcata di vittorie compiute in questa stagione. Mazzarri lavora proprio per riuscire in quest’obiettivo: vincere anche senza brillare, saper adattare la propria formazione al calo di condizione ed alla stanchezza. Chi sa se i due non si studino, magari con un po’ di stima tra vincenti. Sarebbe bello metterli allo stesso tavolo perché Fuorigrotta non è solo il luogo dei sogni, ma anche quello delle vittorie e per queste servono le menti sapienti, disposte a crescere giorno dopo giorno.

A cura di Ciro Troise
Direttore responsabile Iamnaples.it

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I Am Naples Testata Giornalistica - aut. Tribunale di Napoli n. 33 del 30/03/2011 Editore: Francesco Cortese - Andrea Bozzo Direttore responsabile: Ciro Troise © 2021 IamNaples
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