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Napoli, il riscatto è nella comunicazione

Il presagio della svolta nella conferenza stampa di Mazzarri

Il presagio della svolta, di un cambiamento che si attendeva da settimane, l’ho avuto domenica, nella conferenza stampa pre-match di Mazzarri. Il tecnico ha finalmente lanciato dei messaggi chiari alla squadra, ha mostrato il lavoro adottato per tentare di trovare soluzioni ai problemi che attanagliano gli azzurri da settimane. Dal ricorso al lancio lungo ed il lavoro compiuto per arrivare prima sui rimbalzi fino a dichiarazioni chiare sull’approccio mentale alla sfida, il riscatto del Napoli è nelle parole di Mazzarri.

Il tecnico si è reso conto delle gravi sofferenze patite sul campo dell’intensità e della condizione atletica ed ha strutturato una strategia per raggiungere l’obiettivo-vittoria senza chiedere ai suoi la brillantezza in un sistema di gioco molto dispendioso come quello “mazzarriano”. “Ho paura solo di non giocare sereni, con il timore di prendere gol. Pensare che ogni palla ha la sua importanza, facendo pressing credendo che ogni palla recuperata ti può far vincere e una palla persa ti può far perdere. Quest’anno ci va troppo male negli episodi, vedi il palo di Campagnaro: in questo momento c’è anche questa componente, è un dato di fatto. Se guardiamo alla classifica, domani siamo obbligati a fare risultato, dobbiamo avere le stesse motivazioni del Chievo.  E la stessa umiltà: se Reginaldo fosse stato un calciatore di una big, non si sarebbe mai involato verso la porta di Morgan, ma sarebbe stato rincorso da almeno tre giocatori. C’è bisogno di umiltà, sempre.”, così si è espresso il mister in conferenza stampa.

Le gambe non vanno come sempre, si lavora sulla testa: questo è il ragionamento applicato dalle parti di Castelvolturno. Il Napoli, infatti, dopo essere andato in vantaggio, non ha giocato con le solite accelerazioni costanti ma ha gestito molto il possesso palla facendo correre gli avversari. “Facciamo correre il pallone, quello non suda” diceva il grande Nils Liedholm.

La filosofia di gioco di Mazzarri, che fa dell’intensità il suo principale valore, punta, invece, ad occupare gli spazi con la corsa, perciò ha bisogno di una straordinaria condizione atletica soprattutto dei centrocampisti e degli esterni.

Una delle legittime critiche al tecnico toscano è rivolta alla sua rigidità soprattutto dal punto di vista tattico, il tecnico contro il Chievo ha portato a casa il risultato perché ha saputo adattare la sua filosofia alla situazione. Ho notato una maggiore compattezza tra i reparti, una squadra più corta rispetto alle altre sfide. Hamsik accorciava molto sulla mediana ad aiutare Gargano ed Inler, lo svizzero è apparso più lucido proprio perché chiamato ad un lavoro meno dispendioso dovuto anche al centrocampo a tre messo in campo da Di Carlo, che non dava ai clivensi la superiorità numerica in mezzo al campo raggiunta da Pioli e Sannino con il centrocampo a cinque ed i tre mediani in mezzo al campo. Gli esterni Zuniga e Dossena, quando il Chievo alzava il baricentro per tentare di impensierire la compagine di Mazzarri, erano più attenti alla fase difensiva che quella offensiva. Si cresce soprattutto così, non solo con le “partite della vita” disputate contro Milan e Manchester City avvalendosi della condizione atletica brillante e della possibilità di andare sovra-ritmo.

La comunicazione non risiede solo nelle parole, ma sopratttutto nelle scelte, come quella compiuta da Mazzarri al 60’ con l’inserimento di Maggio al posto di Hamsik ed il passaggio alla difesa a quattro. Dopo quella sostituzione il Napoli ha limitato di più il Chievo e si è reso anche più pericoloso soprattutto sulla fascia destra, dove Zuniga era più libero di spingere con Maggio alle sue spalle. Il Chievo creava qualche pericolo sulla fascia sinistra, dove Sardo e Luciano erano più brillanti di Dossena e Britos, adattato dal 60’ nel ruolo di terzino sinistro. Il monte ingaggi, il freddo, gli errori arbitrali, gli episodi erano gli strumenti usati dal tecnico per alleggerire la pressione, che il gruppo, in maniera matura e responsabile, aveva già gestito con intelligenza. Basta rileggere le dichiarazioni sincere ed intellettualmente oneste di De Sanctis, Maggio e Dzemaili rilasciate nelle ultime settimane. Mazzarri, magari proprio dialogando con i calciatori, con cui ha un ottimo rapporto, avrà individuato la strada della svolta. Dai colloqui sviluppati all’Holiday Inn sono nate alcune scelte, come l’inserimento di Grava, il turno di riposo al poco lucido Campagnaro, la fiducia a Britos e la decisione di insistere su Inler.

Mazzarri non è un top player della panchina, ma un grande allenatore figlio di una lunga gavetta, che sta crescendo insieme al Napoli. Il processo di crescita, da lui tanto raccontato, non riguarda solo la squadra ma anche lui stesso. All’ombra del Vesuvio Mazzarri sta acquisendo lezioni quotidiane sulla gestione della pressione, sulla comunicazione interna allo spogliatoio ma soprattutto sul rapporto con i media. De Laurentiis lo osserva, consapevole che anche per la prossima stagione la sua riconferma sarebbe la soluzione più appropriata.

Il patron vorrebbe tenerlo fino al 2013, bisognerà vedere se a fine stagione Mazzarri avrà altre proposte più interessanti, che lo portino a tentare di liberarsi dal Napoli. A quel punto probabilmente De Laurentiis non adotterà la resistenza messa in campo lo scorso Giugno.

Il futuro di Bigon passa anche per quello di Mazzarri, ma entrambe le situazioni non sono proprio strettamente legate. De Laurentiis ha già presentato una proposta di rinnovo al direttore sportivo del club partenopeo, prossimamente ci saranno altri colloqui. La storia è tutta da scrivere e dipende anche da altre possibili offerte ricevute da Bigon oppure da opportunità di mercato fiutate dal presidente.

Dai progetti al campo, dove l’unica nota stonata della serata di lunedì è rappresentata dall’infortunio di Vargas. Potrebbe essere l’occasione per dare la gioia della convocazione a Dezi, talento classe ’92 tra i pochissimi a salvarsi al Torneo di Viareggio. La cura del calciatore ex Giulianova, attraverso l’esperienza del ritiro di Dimaro ed il programma di potenziamento della massa muscolare applicato in questi mesi, può essere un elemento di vanto di un settore giovanile che, nonostante i progressi mostrati, non riesce a superare i suoi atavici problemi.

La Roma non ha avuto molte difficoltà a valorizzare Borini e a lanciare Piscitella, ennesimo prodotto classe ’92 della scuola di talenti di Castelcisterna (quella di Montella, Di Natale, Caccia), il Napoli potrebbe aiutare proprio Dezi a migliorare il suo curriculum proprio in un momento decisivo per la sua affermazione.

A cura di Ciro Troise

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