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Reina: ”Benitez è stato il miglior allenatore che ho avuto, scelsi il Napoli per lui. Sul mio futuro dico che…”

"Ho ancora un altro anno di contratto con il Bayern Monaco ma voglio giocare di più nella prossima stagione"

Il portiere del Bayern Monaco Pepe Reina ha rilasciato un’intervista a Marca Plus in merito alla sua carriera. Ecco quanto sottolineato da IamNaples.it:

Hai cominciato nel Futbol Madrid Oeste de Boadilla. Quali sono i tuoi ricordi relativi a quel periodo?

“Tutto ciò che è relativo a quel periodo lo ricordo con piacere, sognavo di fare il calciatore professionista ma non pensavo di riuscirci. Ricordo un ambiente sano, mi piaceva tutto lì”

A 13 anni l’approdo alla Masia

“Si, è andata così. Non è assolutamente facile perchè perdi l’infanzia. Sono andato via di casa molto presto, ho superato momenti difficili ma ciò mi ha aiutato molto a maturare e ad essere più indipendente. Credo che sia fondamentale per sentirsi dei giocatori professionisti”

Van Gaal ti ha dato la possibilità di giocare per la prima volta in prima squadra. Come nacque quest’opportunità?

“Fu tutto molto rapido e bello. avevo sedici anni ed il mister mi chiamò insieme a Ruud Hesp, che potrei considerare il mio secondo padre”

Hai debuttato nel dicembre del 2000 contro il Celta (3-3) per un infortunio di Dutruel e poi nelle semifinali di Coppa Uefa a soli diciotto anni. La stagione successiva hai dovuto lasciare il club, è stato ingiusto per te?

“No, sarò sempre riconoscente al Barcellona. Erano anni difficili per il club, non vincevamo, prendevamo troppi gol e la gente cercava dei capri espiatori, tra cui talvolta c’ero anche io. Credo che ero ancora giovane e dovevo maturare”

Perchè hai scelto il Villarreal poi?

“La mia idea era fare un passo indietro per poi farne uno avanti. Io dico sempre che è meglio essere testa di topo che coda di leone. In quel momento la dimensione del Villarreal era giusta, mi permetteva di crescere. Furono anni molto belli”

Dal Madrigal ad Anfield. Come furono i primi giorni a Liverpool?

“Mi ricordo che pioveva quando debuttai. Fu tutto molto bello. L’atmosfera di Anfield era incredibile, il tifo è spettacolare ed è speciale ascoltare “You’ll never walk alone”. Dal primo momento qualsiasi giocatore si rende conto di essere in un posto magico. Fu uno dei migliori periodi della mia carriera come calciatore perchè si competeva ad alti livelli, con una squadra vincente che puntava a tutto. E’ stato un peccato non andarmene con una vittoria della Premier League”

S’assomigliano la cultura inglese e quella tedesca?

“In un certo senso si, per il rispetto che i tifosi hanno nei confronti dei calciatori. Per loro il calcio è quasi come una religione. In quanto alla cucina, da spagnolo preferisco la cucina italiana o giapponese”

L’addio di Gerrard?

“La nostra cultura avrebbe da apprendere in tal senso, in Spagna siamo più freddi, in Inghilterra sono più riconoscenti nei confronti di alcuni giocatori ed è giusto così perchè Gerrard lo meritava”

Cosa ti ha spinto ad andare a Napoli?

“Il progetto sportivo. Come allenatore c’era Rafa Benitez, il migliore che ho avuto in carriera. Napoli è un bel luogo in cui vivere, fu una buona annata. Vincemmo una coppa e ho trovato vari amici che incontro sempre con piacere”

Al Napoli hai giocato molto, al Bayern sei stato la riserva di Neuer. Qual è il tuo bilancio della stagione?

“E’ stata una stagione molto più difficile del previsto. La verità è che mi aspettavo di giocare di più ma mi sono infortunato. Non mi sono sentito preso in giro perchè sapevo a cosa andavo incontro. Ho ancora un anno di contratto con il Bayern ma la mia idea è giocare di più. Comunque l’esperienza è stata positiva, con Guardiola e Neuer ho appreso moltissimo. Siamo contenti: abbiamo vinto la Bundesliga, abbiamo perso in Champions in semifinale contro un grande Barcellona”

Molti infortunati, il medico dimissionario e le leggende del club che criticano la squadra. Avevi mai vissuto una situazione simile durante la tua carriera?

“E’ stata una stagione complicata, soprattutto per i tanti cali che abbiamo avuto ma il calcio talvolta è così. Il Bayern Monaco era preparato e credo che abbiamo fatto bene con i giocatori che ha avuto a disposizione Guardiola. Riguardo alle opinioni, c’è gente che si dedica a quello in tutti i Paesi. E’ molto facile criticare dall’esterno, però credo che la squadra meriti rispetto perchè la verità è che non è per niente facile”

Ti fa rabbia che nel calcio sia tutto o bianco o nero?

“In un grande club contano i risultati. La gente si aspetta che vinciamo tutto e, quando non lo facciamo, critica. E’ normale, però io credo che sia stato un buon anno”

Qual è il tuo bilancio riguardo all’adattamento alla cultura tedesca: cibo, lingua, società?

“Molto buono. La lingua è molto difficile, però non ho paura di sbagliare, dunque lo parlo, anche con Muller che ha un accento bavarese. Riguardo alla birra, preferisco una Alhambra 1925 fresca”

Riguardo alla Nazionale, quali sono i tuoi primi ricordi riguardo a Luis Aragones? 

“Molti aneddoti, è una persona splendida, molto divertente, con un umorismo fuori dal comune. E’ stato il principio di tutto, il creatore del “tiki taka” che ha posto le basi per il buon calcio che si è visto dopo”

Un ricordo che riguardo le tre grandi notti della Nazionale

“Della vittoria del Mondiale ricordo due cose: feci tardi ai festeggiamenti perchè ero fermo al controllo antidoping e le lacrime di Torres infortunato che saltava così una notte speciale per tutti noi. L’arrivo in Spagna fu incredibile con l’accoglienza della gente”

Qual è la peggior notte che hai vissuto con la Nazionale?

“Il giorno della cinquina che ci rifilò l’Olanda fu molto duro, però non è stato l’unico momento difficile. Ne abbiamo avuti tanti ma con Luis Aragones li abbiamo sempre superati creando una squadra compatta e invincibile”

Poi l’eliminazione in Brasile. Pensi che Del Bosque sia il miglior allenatore per guidare il rinnovamento?

“E’ l’allenatore adatto, credo che sappia come guidare il rinnovamento così come Luis Aragones ha saputo svolgere al meglio il suo lavoro”

Se incontrasse Pepe Reina che a diciotto anni comincia giocando nel Barcellona, cosa le direbbe?

“Rifarei tutto. Anche quell’esperienza con il Barcellona che mi ha reso più forte. Mi ha temprato, bisogna passare dai momenti difficili per vivere le grandi soddisfazioni”

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