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Pari-spettacolo col Cagliari. Senza Mertens e Insigne, il problema resta la difesa

Infortuni penalizzanti, ma l'attacco gira. A tradire è ancora la retroguardia

MODULO INVARIATO – Il noto, sventurato doppio infortunio Insigne-Mertens, con la contemporanea assenza di Zuniga, ha costretto Benitez ad un cambio iniziale di pedine, con De Guzman schierato sulla linea di treqartisti. In realtà il tecnico avrebbe potuto variare il modulo di fiducia e puntare su un 4-3-3 utile a rinfoltire il centrocampo centrale, ma nonostante le novità fra gli interpreti (anche Henrique preferito ad Albiol), il 4-2-3-1 è sembrato immutato. Non è stata però un’idea ingiustificata: il Cagliari è insistente nel pressing ma non troppo denso a centrocampo, e gioca con una difesa alta e penetrabile, quindi non era la circostanza migliore per tentare l’eccezione di tre centrali di centrocampo. De Guzman invece ha buoni tempi d’inserimento e allo stesso tempo, giocando un po’ più dietro a sostegno, ha permesso ad Hamsik più libertà di movimento verso l’area di rigore.

UNO-DUE AZZURRO – L’avvio del Napoli è stato tonico, si sono viste discrete manovre, ma il vantaggio è arrivato su uno scatto di Higuaìn servito da Ghoulam direttamente da fallo laterale, con dormita generale del Cagliari. La squadra di Zeman sembrava traballare qua e là in difesa, e per ventisette minuti, fino a uno svarione di Henrique che ha mandato Cossu al tiro centrale, ha costruito poco o nulla. Inoltre, nelle rare sortite offensive tendeva a scoprirsi e favorire le ripartenze. Al 29’ la difesa sarda perseverava nel difetto di spalancare buchi, e stavolta per De Guzman l’occasione è stata ghiotta ma Cragno ha respinto di piede. Sull’azione conseguente, però, Inler si è inventato da trenta metri un rasoterra a uscire imparabile, ed era già 2-0 alla mezzora.

CAGLIARI RISORGE – Dopo tre minuti, non si capiva se fosse il Napoli a sedersi o il Cagliari a scatenarsi, ma nell’arco del 33’ i sardi hanno creato due o tre brividi alla difesa azzurra, che se l’è cavata con affanno. Con le squadre più larghe, il Cagliari è apparso poco interessato a difendersi e ha lasciato praterie al Napoli, che avrebbe potuto essere più spietato invece di fallire buone chance, come quando Higuaìn si è dimenticato di calciare al 34’. E si sa come funziona nel calcio: altri tre minuti, ed il Cagliari è tornato ad attaccare, stavolta con successo grazie al bel gesto tecnico di Ibarbo, che ha accorciato le distanze e riaperto la gara, dopo aver lasciato sul posto Koulibaly con una finta. Il gol ha dato coraggio al Cagliari, che fino alla fine del primo tempo ha schiacciato un Napoli un po’ rintanato, ma ancora reattivo sulle gambe e volenteroso di tenere palla e costruire. La ripresa è cominciata sulla stessa falsariga: squadre larghissime e Cagliari in pressione, tanto che dopo qualche minuto Farias ha appoggiato di testa in rete il rocambolesco 2-2, mentre Maggio, Gargano e Henrique si guardavano la scena.

SENZA TATTICISMI – La partita è andata avanti su questo copione: poca tattica, squadre allungate, botta e risposta con difese generose ed attacchi spreconi, e diverse palle perse a centrocampo. Al 48’ un altro buco difensivo cagliaritano, favorito da un bel filtrante di De Guzman, ha messo Hamsik davanti alla porta di Cragno, ma lo slovacco ha sciupato. Dopo un istante, anche dall’altra parte si è aperto un corridoio per Ibarbo: fuorigioco. Le due rivali hanno continuato ad affrontarsi a viso aperto, più Napoli che Cagliari come mole di gioco, più Cagliari che Napoli come precisione e verticalità. Per questo, al 57’ Rafael ha dovuto superarsi su un rasoterra di Farias, di nuovo solissimo in area di rigore, con Maggio lontano dalla marcatura.

SPETTACOLO E RETI – La partita, spogliata della prudenza, ha rispecchiato l’estetica dei due allenatori. Si è giocata da un fronte all’altro, e dopo il Cagliari è toccato al Napoli affacciarsi in area di rigore: allo scoccare dell’ora di gioco, Maggio ha indovinato un cross preciso, che De Guzman doveva solo spingere in porta, come accaduto per Farias. Meritato premio per l’olandese e per Benitez, vista la buona prova del giocatore. Ma non è finita: ancora uno svarione, stavolta del Napoli (possesso perso da Rafael e Koulibaly), ha regalato al Cagliari un’altra palla-gol, trasformata sempre da Farias, dimenticato di nuovo da Maggio. Negli ultimi venti minuti entrambe le squadre sembravano poter vincere, ma nel finale ha prevalso la stanchezza, soprattutto per il Napoli, mentre il Cagliari sembrava giovarsi di una preparazione atletica sostanziosa.

DIFESA INCERTA – Le sostituzioni di Benitez, nell’ottica della ricerca della vittoria, lasciano qualche interrogativo: Lopez per Inler è un cambio normale, meno intuitivo è l’ingresso di Britos per De Guzman, con lo spostamento offensivo di Ghoulam. Poco convincente perché l’olandese era in palla, e perché Britos è troppo lento per gli esterni cagliaritani: nei fatti, né Ghoulam avanzato né Britos hanno inciso nel bene o nel male. Se il Cagliari può essere soddisfatto per un punto esterno ottenuto con buon pressing, tanta corsa e buona organizzazione, il Napoli conserva il problema della difesa, che in una squadra ambiziosa necessita di più stabilità.

 

A cura di Lorenzo Licciardi

 

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