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Mazzarri ha scelto la strada sbagliata: più confusione che duttilità

Le squadre hanno una storia, anche quando si vuole cambiare legittimamente qualcosa bisogna rispettare l’identità. Il Napoli da dieci anni, proprio dal cambio da Mazzarri a Benitez, fa un calcio propositivo, esprime l’idea di comandare la partita, anche Ancelotti e Gattuso nonostante le difficoltà dell’annata dell’ammutinamento non hanno tradito questa filosofia. Un’altra peculiarità di questa squadra è la sua crescita seguendo dei principi di gioco codificati e allenati con continuità durante gli allenamenti.

Ho apprezzato la svolta tattica di Riyadh, compreso che in quel momento a causa dello stato d’emergenza bisognava affidarsi alle certezze della storia di Mazzarri, all’idea di compattarsi, restringere il campo da coprire e poi colpire in ripartenza. L’emergenza è abbondantemente finita, con il ritorno di Osimhen il Napoli potrebbe avere finalmente la rosa al completo (mancherebbe contro il Genoa solo Juan Jesus squalificato). Tutto ciò che è stato visto nel periodo di emergenza dev’essere superato, il Napoli deve ricostruire una sua traccia se vuole provare a rimediare ad una stagione complicatissima, ad un campionato in cui è nono.

Con Mazzarri in panchina il Napoli è rimasto a secco di gol in nove partite su sedici (il 56,2% delle sfide), è una squadra che sta smarrendo la sua impostazione. Non ha coltivato principi di gioco, si aggrappa nella sua versione con la difesa a quattro alle reminiscenze del passato (come i movimenti della catena di destra) che ancora sa proporre, ha trovato poche idee e soluzioni nuove a cui aggrapparsi. Andare a Milano con il 3-5-1-1 significa giocare in contrapposizione sull’avversario, rinunciare al presupposto di dominare il campo con la propria proposta. Fino al gol il Napoli ha tenuto bene, si è espresso anche meglio del Milan, ha avuto un’occasione con Simeone ma appena ha subito un gol su una situazione facilmente leggibile ha dovuto trasformarsi prima sbandando per una ventina di minuti e poi con l’inserimento di Politano per Ostigard all’intervallo.

Nel secondo tempo è venuta fuori una partita aperta, il Milan poteva chiuderla e il Napoli, invece, ha avuto varie situazioni in cui è stato pericoloso. Il Napoli ha un grosso problema di lucidità e fiducia nelle scelte a livello offensivo, sia nell’ultimo passaggio che nella finalizzazione. Non basta solo Osimhen per correggere la penuria di gol ma bisogna percorrere una strada diversa per ritrovare fiducia. Bisogna ritrovare la mentalità per cui si va su ogni campo con il proposito di vincere, fare un gol in più dell’avversario e affidarsi con maggiore frequenza alla gente fresca, brillante, mentalmente libera come Mazzocchi e Lindstrom per esempio. Bisogna avere il coraggio di osare, sperimentare intuizioni come Kvaratskhelia tra le linee, rischiare con più frequenza il 4-2-3-1 non solo quando c’è da recuperare le partite.

Il problema della condizione atletica non si può risolvere completamente ma è molto migliorata, anche ieri il Napoli è stato dentro la partita a San Siro fino all’ultimo istante. Serve coerenza, il Napoli esprime un livello di giocatori che cresce seguendo con frequenza una traccia, un’idea tattica in cui crede. Se Mazzarri avesse paradossalmente deciso di mettere in campo la difesa a tre in ogni gara, avrebbe avuto più senso del pasticcio di cambiare costantemente abito a seconda dell’avversario.

Il Napoli contro il Milan non ha sfigurato, ha offerto una prova complessivamente discreta, sono inquietanti i numeri generali: cinque partite consecutive senza segnare in trasferta, dove non si vince dal blitz di Bergamo del 25 novembre, contro le prime dieci squadre della classifica sono arrivati solo sei punti, nona difesa e settimo attacco del campionato. Nel mese di febbraio il Napoli si gioca le residue speranze di giocarsi la rincorsa verso il quarto posto (con le gare contro Genoa, Cagliari e Sassuolo perché l’Atalanta avrà due gare consecutive in trasferta a San Siro contro Milan e Inter. È l’ultima occasione per rosicchiare punti con l’Europa League che può sottrarre qualche energia all’Atalanta, c’è poi la doppia sfida contro il Barcellona a cui aggrapparsi per recuperare il gusto di vivere di emozioni in un’annata deprimente.

Ciro Troise

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