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Il silenzio di De Laurentiis, il problema brillantezza e le difficoltà reparto per reparto

L'involuzione nei risultati e nel rendimento dimostra che ci sono delle difficoltà, ma De Laurentiis resta in silenzio

In tribuna al fianco del sindaco De Magistris, saluti e sorrisi in un clima amichevole come se il “botta e risposta” sulla questione San Paolo tra le dichiarazioni dell’assessore Tommasielli ed i comunicati stampa del Napoli non fossero mai esistiti. Quante cose vorrei chiedere al presidente. Partirei proprio dal San Paolo: c’è il rischio di giocare a porte chiuse Napoli-Psv, l’accordo con il Comune di Napoli sembra lontano nel leggere la distanza tra le due posizioni e i piani per un nuovo impianto sono ancora dei miraggi. A Fuorigrotta arrivano i led ma sicuramente non bastano per dimenticare i problemi dell’impianto, sottolineati anche dall’Uefa.

De Laurentiis è tornato ma non parla ai media, alla stampa e quindi ai tifosi. E’ un peccato perché tranne rarissime eccezioni la sua voce ha sempre fatto bene al Napoli, almeno per fare chiarezza. Non c’è solo il San Paolo, ma vorremmo ascoltare la sua valutazione su un organico che mostra delle evidenti lacune, ci piacerebbe capire come si può costruire la programmazione di una società con un allenatore in scadenza, in che modo la situazione contrattuale di Mazzarri può incidere sul mercato di Gennaio. La visita di Berlusconi a Milanello ha dato fiducia al Milan; il Napoli è al terzo posto in classifica, la qualificazione ai sedicesimi in  Europa League è alla sua portata, non vive la crisi dei rossoneri ma un intervento del patron sarebbe sicuramente utile per correggere la rotta al cospetto di alcuni passi falsi.

RESTA IL PROBLEMA BRILLANTEZZA- Il Napoli ha 27 punti in classifica, ne ha conquistati 19 nelle prime sette giornate e solo 8 nelle successive sei, con le vittorie contro Chievo e Genoa, i pareggi contro Torino e Milan e le sconfitte contro Juventus e Atalanta. L’involuzione nei risultati è evidente ed anche altri dati la chiariscono ancora di più. Il Napoli ha realizzato 22 gol in campionato, soltanto 8 nelle ultime sei giornate, nonostante il “rumore” dei 4 inflitti al Genoa. E’ ancora più lampante il peggioramento del rendimento in fase difensiva. Gli azzurri hanno la terza difesa della Serie A dietro Juventus e Fiorentina, avendo subito 11 gol, ma ne hanno incassati ben 8 nelle ultime sei partite, con una media superiore ad una rete a partita.

Il Napoli contro il Dnipro ed il Genoa ha trovato delle fiammate dovute alla capacità di un gruppo meraviglioso di ritrovare la forza, l’unità d’intenti, la grinta nei momenti più difficili. L’ardore è stato poi accompagnato dal coraggio di Mazzarri nel cambio di modulo che ha reso esplosivi gli inserimenti di forze fresche dalla panchina. Le due rimonte in quattro giorni hanno chiarito che il Napoli è vivo ma gli errori che avevano portato allo svantaggio dimostrano che i problemi da risolvere sono tanti. Lo scialbo 1-1 contro il Torino, a prescindere dall’errore di Aronica, aveva fotografato la situazione di una squadra che aveva bisogno di ritrovare la brillantezza soprattutto di alcuni uomini.

LE DIFFICOLTA’ REPARTO PER REPARTO- I tanti errori compiuti nelle ultime quattro partite, anche quelle in cui si è vinto, dimostrano che ci sono delle difficoltà in ogni reparto. La media delle reti subite nettamente più alta è frutto delle difficoltà riscontrate in fase difensiva. La retroguardia è il reparto in cui Mazzarri ha a disposizione più alternative, ma si nota una differenza di più di 600 minuti disputati tra l’ultimo dei “titolarissimi” in termini di impiego (Gamberini, ndr) ed il primo delle alternative (Aronica, ndr).

Campagnaro, l’unico elemento dal passo rapido in difesa, è il più utilizzato con circa 1200 minuti e sabato sera è stato schierato nonostante l’influenza. Questi dati dimostrano che l’organico del Napoli presenta molte lacune ma paga anche l’ostinazione di Mazzarri nel ricorso costante ai “titolarissimi”. Fernandez in campionato ha totalizzato solo 97 minuti, è un classe ’89 che avrebbe bisogno di avere continuità per migliorare le sue prestazioni. Sugli esterni, invece, Zuniga sembra l’unico ad avere la brillantezza per compiere il lavoro chiesto da Mazzarri, non si è ancora visto il vero Maggio, Mesto è un buon rincalzo ma non sembra avere il passo per occupare con intensità tutta la corsia e Dossena non godeva della fiducia dell’allenatore già quest’estate. Il piano estivo del Napoli era cedere l’esterno di Lodi ed acquistare Balzaretti, nei meandri del mercato non è stato possibile fare questa doppia operazione.

Il 4-2-3-1 in tal senso potrebbe essere una soluzione per migliorare entrambe le fasi ma Mazzarri è stato chiaro nel post-partita di Genova: “E’ una soluzione che stiamo valutando ma che per il momento applicheremo a gara in corso”. Il vuoto più profondo è sulla mediana, dove Donadel trova spazio solo in Europa League e Dzemaili non ha le caratteristiche per fare da filtro davanti alla difesa. In attacco non c’è un vice-Cavani, l’esperimento “Vargas alla Pato” è miseramente fallito, Pandev ha accusato un infortunio alla caviglia e mostrato precedentemente dei problemi di condizione atletica, Insigne rappresenta la notizia più bella in termini di valorizzazione dell’organico di quest’inizio di stagione, ma è un peccato vederlo rincorrere l’esterno avversario perdendo poi lucidità e brillantezza. Sabato sera al San Paolo ha brillato El Shaarawy a cui Allegri non ha chiesto di rincorrere Maggio tutte le volte che avanzava. Il “Faraone” ha la libertà di concentrarsi esclusivamente nei movimenti offensivi, di poter sprigionare il proprio talento negli ultimi trenta metri ed, infatti, è il capocannoniere del campionato. Lorenzo ha goduto di questa possibilità solo contro Dnipro e Genoa e si sono visti i risultati; può farlo anche dal primo minuto, non è una questione di evoluzione della partita e di spazi concessi dagli avversari ma di lavoro richiesto dall’allenatore.

MAI SNATURARE L’IDENTITA’ DI QUESTA SQUADRA- Il Napoli post-Pocho ha voluto indossare l’abito della grande squadra, il 3-5-1-1 rispondeva all’esigenza di correggere i problemi notati in fase difensiva nella scorsa stagione. Le partite contro Milan e Torino, però, dimostrano che non bisogna mai snaturare l’identità di questa squadra. Il Napoli non sa gestire il risultato, non ha né la fisionomia tattica né gli uomini per farlo. Impiegando la massima concentrazione ed intensità, può riuscire a farlo in alcune partite ma alla lunga cede. Il Napoli arrembante e dal ritmo alto è sempre promosso anche quando non arriva il risultato come a Bergamo, quello attendista è rimandato e verificabile solo con una rosa che offra maggiori soluzioni. Magari a Gennaio, ma la grande domanda è: arriveranno giocatori già pronti come vuole Mazzarri o scommesse da valorizzare in un’ottica di prospettiva? E’ questo il dubbio amletico che solo i fatti chiariranno. Il compromesso estivo è stato fallimentare, a De Laurentiis spetta di guidare bene quello invernale.

Ciro Troise

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I Am Naples Testata Giornalistica - aut. Tribunale di Napoli n. 33 del 30/03/2011 Editore: Francesco Cortese - Andrea Bozzo Direttore responsabile: Ciro Troise © 2021 IamNaples
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