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Napoli, guarda il tuo capitano e capisci le difficoltà. Tra strategia, tattica e personalità…

Benitez ha scelto di non fare più da parafulmine, di mettere la squadra davanti alle proprie responsabilità

Nelle regole del calcio, il capitano è un ruolo importante, la fascia lo separa dal gruppo, rendendolo un rappresentante, un leader. Naturalmente non tutti gli spogliatoi sono uguali, talvolta è premiato l’attaccamento alla maglia, la storia nel club d’appartenenza, in altri casi la personalità o lo spessore tecnico ma il capitano è sempre lo specchio, l’immagine di una squadra, una sorta di allenatore in campo. Marek Hamsik è il volto-simbolo del Napoli: bello da vedere ed efficace nelle giornate giuste, discontinuo e soprattutto incompiuto in tante serate decisive, come quelle di Bilbao o le più recenti a Palermo e Torino, partite in cui bisognava dare dimostrazioni di forza sia alla Roma che alle inseguitrici per il terzo posto. Benitez lo sa e ha scelto di farlo notare a tutti, di mettere la squadra davanti alle proprie responsabilità decidendo di svincolarsi dal compito di parafulmine. “Chiedetelo ai giocatori se porteranno questa mia rabbia in campo a Roma”, così s’esprimeva Benitez in conferenza stampa nel post-gara. Il suo pensiero è stato poi rimarcato dal comunicato ufficiale della società in cui si criticava l’approccio e l’atteggiamento nel primo tempo. Non è assolutamente la prima volta, però, che il Napoli in trasferta si comporta in questo modo. Benitez, conscio di non avere il centrocampo adatto per imporre il proprio gioco, soprattutto lontano dal San Paolo preferisce far stancare l’avversario e colpirlo con le ripartenze. Nel primo tempo Rafa si aspettava maggiore capacità di palleggiare e di produrre di più nella metà campo avversaria, doveva essere Hamsik a svolgere questo compito, abbassandosi per ricevere palla, aprendo gli spazi per Higuain, che ieri sera ha toccato solo ventisette palloni, e verticalizzando soprattutto per Callejon, bravo a mettere al servizio della squadra grande intensità ma ha perso lucidità negli ultimi venti metri. Marek, però, non ha le caratteristiche adatte a svolgere questo lavoro, sa muoversi bene negli spazi ampi, dà il contributo importante quando il Napoli attacca e lui è bravo a capire la porzione di campo in cui può far male muovendosi a ridosso dell’attaccante, così nascono i gol contro Verona e Sassuolo. Quando bisogna condurre il gioco contro le squadre schierate in maniera compatta per non lasciare spazi, Hamsik va in profonda difficoltà, s’annulla rallentando la manovra e la forza d’urto della squadra.

Il Napoli ha prodotto delle prime frazioni di gioco simili a quelle di ieri ad Udine, a Milano contro l’Inter, a Berna contro lo Young Boys, a Roma contro la Lazio, quando la zampata di Higuain ha fatto dimenticare il dominio biancoceleste nel primo tempo. Manca anche brillantezza e freschezza, si è notato nella prima ora di gioco contro il Sassuolo fino al gol di Zapata che ha spostato gli equilibri della gara. Colpire nel momento giusto era il piano costruito ma un errore individuale può far saltare tutto e ieri il calcio d’angolo regalato da Koulibaly e la scarsa attenzione di Albiol nel seguire il movimento di Glik e di Strinic nel coprire la sua zona hanno regalato il vantaggio al Torino. Il gol è arrivato nel momento migliore del Napoli che con l’ingresso di Gabbiadini stava chiudendo nella propria metà campo la formazione di Ventura che cominciava a pagare le fatiche di Bilbao. Quello di Glik è il decimo gol subito dal Napoli da palla inattiva, l’undicesimo incassato per il colpo di testa di un avversario: al cospetto del ripetersi di certi errori, c’è da sottolineare lo scarso spessore in termini d’attenzione dei difensori e centrocampisti azzurri. Benitez prova continuamente la copertura sulle palle inattive, lavora sulla fase difensiva ma in partita è il valore dei singoli a fare la differenza.

Il Napoli ha il secondo attacco del campionato e la peggior difesa tra le prime otto con trentuno reti subite in venticinque giornate, una media superiore ad uno a partita, viaggia a -6 in classifica rispetto allo stesso punto della scorsa stagione. Certi limiti non sono stati superati nell’equilibrio complessivo e riguardo agli errori compiuti, il Napoli deve ripartire sfruttando al massimo la sua anima offensiva, puntando sul reparto più forte della sua rosa: l’attacco. Gabbiadini alle spalle di Higuain può essere ancora più devastante che tagliando dall’esterno perché ha il cambio di passo, sa giocare spalle alla porta, aiuta la squadra ad alzare il baricentro senza dover affidarsi ai centrocampisti, può arrivare ancora più facilmente al tiro muovendosi tra le linee. Il Napoli a Torino ha sprecato un’occasione ma bisogna evitare i catastrofismi e pensare ai tanti prossimi impegni con l’unità e le responsabilità condivise nello spogliatoio. Higuain e compagni hanno chiesto a Benitez di ribaltare le gerarchie nel ruolo di portiere puntando su Andujar piuttosto che su Rafael, ora devono rispondere alla rabbia di Rafa dimostrando il proprio valore a partire dalla trasferta di Roma.

Ciro Troise

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