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Non esistono idee sbagliate, conta che funzionino

La gradualità con cui si muoverà Garcia è fondamentale

Partiamo da un presupposto: il Napoli che ha vinto lo scudetto non era una squadra a fine ciclo come, invece, poteva esserlo nel passaggio da Sarri ad Ancelotti o ancora di più da Mazzarri a Benitez. Il Napoli avrebbe voluto continuare con Spalletti, De Laurentiis ha esercitato l’opzione, ha provato a convincerlo e questa storia è ancora dolorosa, lo dimostra il comunicato di Ferragosto. È una squadra complessivamente giovane, ricca di potenzialità, mutevole, camaleontica già nel suo Dna, con una buona struttura identitaria di base ma allo stesso ontologicamente aperta a rinnovarsi.

I cambiamenti, però, si gestiscono. Serve una via graduale, il modo in cui Garcia realizzerà il famoso tocco di cui ha parlato nella conferenza di presentazione è fondamentale. È tempo di riformismo, non di rivoluzione.

Il Napoli ha già modificato varie cose, a partire dalla preparazione atletica. Lo impone anche la stagione differente rispetto a quella passata, non c’è il Mondiale a spezzare il fiato e fornire un’occasione invernale in cui ricaricare le energie, anzi si gioca sempre con quattro competizioni, di cui una ad inizio gennaio in Arabia Saudita. Neanche nella prima annata di Spalletti, senza il Mondiale, c’erano stati, però, carichi così pesanti con tanto lavoro a secco come avvenuto nella prima parte della preparazione estiva. Sono scelte, il Napoli ovviamente come tutte le squadre è ancora un po’ arrugginito ma è una situazione fisiologica, bisogna capire più avanti che risposte ci saranno.

Nel calcio bisogna sapersi aggiornare perché tutto si studia e, appena le gambe non vanno a mille, si rischia di diventare prevedibili come era capitato al Napoli di Spalletti nella parte finale della scorsa stagione.

La sfida di Garcia è calibrare le sue idee con la realtà dei fatti che è esposta nel secondo tempo di Frosinone. “Quando è entrato Anguissa, i tre di centrocampo sono tornati a fare il solito balletto”, ha spiegato Garcia in conferenza stampa. Si chiamano rotazioni, il Napoli, approfittando anche del fisiologico calo del Frosinone che ha affrontato gli azzurri a tutto campo, si è messo a posto, creato molto di più rispetto al primo tempo rischiando soltanto sulla punizione di Baez che si è stampata sulla traversa. Ha sviluppato anche rotazioni nuove, con uno dei tre centrocampisti che s’abbassava all’altezza dei centrali per sviluppare il gioco.

Garcia sia in ritiro che a Castel Volturno ha provato più volte il 4-4-2 come alternativa di gioco, ha anche parlato dell’idea della doppia punta per riempire di più l’area di rigore avversaria. La grande domanda è: come si legherà la centralità di Lobotka con l’idea d’arrivare il più velocemente possibile verso la porta avversaria? Nelle idee di Garcia c’è anche l’attacco alla profondità con quattro passaggi soprattutto attraverso le catene laterali, sfruttando la potenza di Osimhen. Nei primi venticinque minuti di Frosinone-Napoli il Napoli ha attuato questa soluzione in maniera ossessiva, è venuto fuori con maggiore incisività quando ha lavorato su un’alternativa: la proposta di Raspadori tra le linee che ha consentito più volte ai due centrali d’imbucare per Jack, del resto il gol di Politano nasce in questo modo. Il Napoli perciò cerca giocatori con questa qualità di muoversi tra le linee. Politano e Lozano fanno gli esterni fissatori, cioè esprimono sulla fascia di competenza il loro raggio d’azione, giocatori come Gabri Veiga o l’eventuale Lindstrom se andasse via Lozano hanno la stessa propensione al gioco tra le linee di Raspadori.

Lobotka non riusciva a ritrovare la sua centralità che poi ha coltivato nel corso della gara, la fase iniziale della sfida di Frosinone deve fungere da monito per la difficile opera di calibrare i diversi modi di stare in campo che può avere questa squadra.

Non esistono idee sbagliate nel calcio, lo straordinario ricordo del lavoro di Spalletti, il miglior allenatore della storia del Napoli, non deve trasformarsi in chiusura mentale. Le idee non sono mai sbagliate, conta solo che funzionino, si sposino con le caratteristiche dei giocatori, vengano recepite nella maniera giusta e soprattutto diano risultati efficaci.

In questa vicenda è fondamentale la gradualità, procedere a sprazzi, saper calibrare ciò che Garcia vuole aggiungere con l’impianto che ha consentito al Napoli di dominare il campionato, qualificarsi ai quarti di Champions League sfiorando anche la semifinale.

Ci sono un po’ di certezze da cui ripartire: Osimhen è la stella polare da seguire, Di Lorenzo e Anguissa dei pilastri, Zielinski un gioiello ritrovato e il Napoli è ripartito vincendo senza poter contare su Kvaratskhelia che domenica contro il Sassuolo può rappresentare un’arma in più.

 

Ciro Troise

 

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