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Una rosa incompleta soffre sui tre fronti, dalla disfatta di Bergamo ai sogni nelle Coppe

Benitez deve gestire una rosa incompleta e non all’altezza, mostra i primi segnali di confusione

A Bergamo si è visto il Napoli più brutto della stagione, un primato negativo da condividere forse solo con quello che perse al San Paolo contro il Parma dopo una prestazione anonima e spenta. Il ko all’”Atleti Azzurri d’Italia” non è, però, un caso isolato. Il Napoli è in flessione dalla gara di Bologna, quando consegnò il campo agli avversari per tutto il primo tempo. Nella ripresa ci fu una svolta con l’inserimento di Hamsik al posto di Pandev, sulla trequarti gli azzurri cambiarono passo e dominarono fino al calo di concentrazione finale costato due punti. Il campanello d’allarme al “Dall’Ara” c’è stato e la sfida contro il Chievo l’ha confermata. Nelle ultime tre partite il Napoli ha conquistato solo due punti contro Bologna, Chievo ed Atalanta mentre ha superato due turni di Coppa Italia. Gli azzurri soffrono nel reggere i tre fronti perché la rosa è incompleta. Benitez ha dichiarato in conferenza stampa che si aspettava un mercato diverso ma la sua delusione è molto più profonda di quanto appare in pubblico.

L’avventura in Italia si sta rivelando più complicata del previsto a causa dei profondi limiti della società nel portare a casa i giocatori da lui richiesti. Tra i corridoi dell’Atahotel Executive negli ultimi giorni si è visto un Riccardo Bigon deresponsabilizzato del passato, tante le sue idee che hanno raccolto il veto di Benitez, non solo per Antonelli e Astori. Il direttore sportivo si trova a fare da equilibrista tra le indicazioni dello scouting e il potere di Rafa Benitez e Aurelio De Laurentiis. Quanta sofferenza sul mercato per portare a casa i rinforzi attesi e l’opera di riparazione non è stata neanche completata.

Va benissimo Jorginho, fa ben sperare Ghoulam, la scommessa Henrique merita fiducia per il suo curriculum che vanta esperienze importanti ma ci sono ancora due falle evidenti che gridano vendetta visto che ci sono state due sessioni di mercato per risolverle.

Il centrocampo è male assortito: non c’è un’alternativa a Valon Behrami, un mediano dinamico con caratteristiche d’interdizione. Nel 4-2-3-1 di Benitez c’è sempre stato bisogno dei grandi corridori, basta ricordare Albelda al Valencia e Ramires al Chelsea. Dzemaili è una mezzala, Inler un regista senza il cambio di passo e il dinamismo, qualità di cui è espressione Jorginho, Radosevic non è ritenuto pronto da Benitez, lo dimostra l’esiguo minutaggio totalizzato. Il croato classe ’94, nonostante i tre milioni di euro spesi per acquisirlo, non ha fatto con continuità la differenza neanche in Primavera. Inler e Dzemaili sono stati consumati dal lavoro di Baselli e Migliaccio, aiutati dal supporto di Bonaventura che con i tagli combinati con Moralez ha messo in difficoltà la retroguardia azzurra.

Il Napoli non può prescindere da Higuain nel lungo periodo, basta ricordare la partita di Londra o la necessità di schierarlo per aprire gli spazi dell’Atalanta in Coppa Italia. Una squadra di vertice non può permettersi solo due centravanti, di cui un top player e una scommessa sudamericana su cui gli esperti colombiani non esprimevano buone recensioni.

Leggere la sconfitta di Bergamo solo come frutto degli errori individuali sarebbe disonesto intellettualmente e riduttivo. A Verona Benitez commentava i progressi in fase difensiva con l’espressione “Si sbaglia di meno”. Il trend positivo è durato poco, nelle ultime tre gare di campionato sono stati subiti sei gol, la media di due a partita, e molti sono frutto di errori individuali o di movimenti sbagliati come a Bologna sul corner del 2-2 o in casa contro il Chievo dove Sardo si è inserito nel buco lasciato da Britos e Reveillere prima di sfoderare il bolide che portò i clivensi in vantaggio. Il Napoli di Bergamo sullo 0-0 ha prodotto solo qualche spunto di Mertens, troppo poco considerando la nota capacità degli azzurri di rendersi pericolosi in fase offensiva. C’era troppa distanza tra la mediana e la trequarti, Mertens è letale negli ultimi venti metri ma si vede poco in fase di costruzione a differenza d’Insigne, i dati come assist-man (clicca qui per leggere l’approfondimento) denotano che il talento di Frattamaggiore copre i limiti della mediana azzurra, Pandev non ha la condizione atletica per dare continuità all’importante lavoro di raccordo tra centrocampo e attacco. Il Napoli in un mese scenderà in campo otto volte, due a settimana e la più grande preoccupazione di Benitez è la gestione del turnover per reggere i tre fronti. Ci sono giocatori evidentemente usurati come Maggio, Albiol, Inler, Higuain; solo Callejon sembra avere l’elisir di lunga giovinezza. I pacchiani errori di Bergamo rappresentano questa fotografia emersa anche nella difficoltà provata nel scalfire il muro costruito da Reja con una Lazio molto rimaneggiata.

Il giro palla è lento, c’è poca personalità e creatività sulla mediana e se non si attacca con intensità la manovra diventa estremamente prevedibile. Il turn-over di Bergamo dimostra che Benitez ha dato priorità alla Coppa Italia piuttosto che al campionato, scelta su cui ha influito anche la sconfitta della Fiorentina a Cagliari.

Ha fatto molto discutere l’esclusione di Jorginho dalla lista Uefa per l’Europa League. L’ex veronese ha cambio di passo, qualità tecnica, capacità di verticalizzare, risorse che avrebbero fatto comodo anche in Europa. Le motivazioni in parte sono da ricercare nel regolamento Uefa che impone a ogni club di poter fare solo tre cambiamenti rispetto alla lista presentata a settembre. Sono entrati Henrique, Ghoulam e Reveillere per Cannavaro, Armero e Mesto. Benitez ha preferito Henrique a Jorginho perchè l’ex Palmeiras è in grado di ricoprire il doppio ruolo, è un difensore centrale duttile che può giocare anche a centrocampo. Non c’è neanche Radosevic perché il Napoli ha potuto schierare solo 24 elementi. Per presentarne venticinque a febbraio bisogna avere o otto elementi club trained, cioè provenienti dal vivaio, o quattro giocatori association trained, cioè cresciuti nella federazione del proprio Paese, e quattro club trained. Il Napoli ne ha solo tre: Palmiero, Romano ed Insigne dopo la partenza di Paolo Cannavaro. Benitez ha scelto di rinforzare più la difesa che la mediana, escludendo anche Radosevic. Perché cinque difensori centrali compreso Uvini e solo quattro centrocampisti con Hamsik più i due aggregati dalla Primavera? Considerando i dubbi sulla condizione di Zuniga, Uvini è una possibile alternativa sulla fascia destra, il ruolo in cui è stato schierato quando è entrato contro il Catania.

Probabilmente Rafa ha già in mente di regalare qualche convocazione a Romano e Palmiero? Vedremo, nel frattempo ci sono da constatare le contraddizioni di una società che non ha completato l’organico pur avendo due sessioni di mercato a disposizione. I problemi del Napoli sono in questo deficit. Bisogna “resistere, resistere, resistere” superando gli ostacoli, aspettando tempi migliori e chissà che magari la stagione non si arricchisca con qualche trofeo.

Ciro Troise

 

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