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Abete ai «gufi» Travaglio e Grillo: «Vergognoso non tifare per gli azzurri»

Il giornalista: « Vogliono farci dimenticare come nel 2006». L'ex comico: « Hanno vinto le banche spagnole»

Travaglio, Grillo e l’ex pm di Calciopoli Narducci. Poi ancora i No Tav e quelli di Radio Padania. C’è un’Italia che non ha tifato per gli azzurri: perché il sospetto di un indulto o di un’amnistia è più grande d’ogni emozione, perché la lotta antagonista non conosce tregua neppure di fronte ad una partita di calcio che conta, proprio come il sogno estremo di una secessione non soltanto sportiva. Per questo il presidente della Figc Giancarlo Abete va su tutte le furie: «Voglio tranquillizzare Narducci e Travaglio: nessuno mai ha pensato a indulti o colpi di spugna. Neanche se avessimo vinto noi 4-0». E poi si sfoga: «Una sola cosa dico: io ho sempre tifato Italia, e mi vergogno di chi non tifa Italia».
«Eroi in mutande», Travaglio è andato giù duro nell’editoriale scritto per il Fatto quotidiano nel giorno della finalissima. Recidivo, il giornalista già prima della missione aveva preannunciato che avrebbe gufato perché «se dovessimo vincere ci dimenticheremmo subito dello scandalo di Calciopoli, come nel 2006 ai Mondiali». Ma domenica è stato molto più esplicito: «Io vorrei sapere, che si vinca o si perda, cos’è quel milione e mezzo versato da capitan Buffon a un tabaccaio di Parma». E ieri Travaglio l’ha ribadito: «Da tempo tifo contro l’Italia, da quando penso che la nazionale sia la migliore espressione di un calcio marcio dalle fondamenta. Il calcio scommesse è infinitamente più ampio di quel poco che hanno scoperto i magistrati di Cremona. Penso che avesse ragione Monti, prima della folgorazione sulla via di Kiev, a chiedere di fermare il calcio». Infine Travaglio ce l’ha anche con il Colle e parla di ondata retorica: «Si paragonano i successi europei a quelli di Monti, il ricevimento al Quirinale: sono cose dell’altro mondo. Vedo che in altri Paesi il calcio è il calcio, non è una metafora della politica e dell’economia. Si gioisce e poi finisce lì».
Il colpo di spugna lo teme anche l’ex pm di Calciopoli ed ex assessore a Napoli Giuseppe Narducci, che a margine della presentazione del suo libro nell’auditorium di Monticiano, paese di nascita tra l’altro di Luciano Moggi, ha argomentato: «La parte che non vuole fare i conti con la realtà e che cerca di cancellarla con un colpo di spugna pensa sempre di approfittare del trionfo».
Beppe Grillo nel suo blog, per certi aspetti, è anche più duro nel chiedersi chi è che ha vinto. La risposta è molteplice: «Ha vinto la corruzione del calcio italiano che è scomparsa dal radar dell’informazione. Hanno vinto i giornalai e le istituzioni che hanno usato il calcio per nascondere il nostro cratere morale e economico». Poi ancora: ha vinto il presidente ucraino, giacché Grillo valuta blanda la lettera di Monti («mentre la Timoshenko continua a marcire in carcere»). Quindi le banche spagnole, sì, le stesse «che hanno finanziato il calcio (senza di loro non esisterebbero né Barcellona, né Real) e che oggi vengono salvate dalla Bce, e quindi anche dall’Italia, con 100 miliardi». Infine, i calciatori e l’allenatore «premiati con un invito al Quirinale» nonostante la più schiacciante sconfitta che la storia centenaria del calcio italiano ricordi.
Poi ci si è messa – ma non è la prima volta – anche Radio Padania a urlare «Spagna, Spagna», mentre i No Tav, organizzavano una sorta di contropartita con clown, sbandieratori e cantanti davanti alle barriere del cantiere a Chiomonte. Viene da chiedersi: con tutti quei gufi, gli azzurri avrebbero mai potuto tingere il cielo sopra Kiev?

Fonte: Il Mattino

La Redazione

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