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Antonio Corbo: “E’ urgente l’acquisto di un attaccante”

Vinceva e segnava con la prepotente allegria dei campioni. Il Napoli di oggi sopravvive con l’onesto coraggio degli altri. Se un anno dopo gioca peggio, un motivo c’è. Forse più di uno.

Il Napoli per oltre un mese si è sdraiato sugli elogi. Molti ed anche meritati, dopo la vittoria sull’Inter e il pari con il Manchester City che ieri ha vinto il suo derby solo per 6- 1. Ma se si specchia nella classifica, si accorge che la sua bellezza è un po’ sfiorita. È senza gioco. Nel campionato più lento degli ultimi 18 anni, è tra le prime 7 squadre con 11 punti dopo 7 gare: media 1,57. Velocità che non porta lontano. Prima è l’Udinese, modello di calcio virtuoso per il progetto De Laurentiis fino all’estate 2009. Prendeva giovani ricchi di talento e futuro, sbagliando anche colpi e magari strapagando, ma così è stato costruito per 9 undicesimi il Napoli della Champions. De Laurentiis ha speso nel 2011 altri 40 milioni. Non poco. Neanche ieri si sono visti. La squadra gioca peggio. Il Cagliari dopo Fiorentina e Parma dimostra che i campioni sono usurati. Cavani è tornato molle nei muscoli, nei riflessi e negli umori dalla Coppa America: ha saltato riposo e ritiro. Hamsik è turbato dall’esclusione della Slovacchia dagli Europei, nell’estate 2012 saranno altri e non lui nella grande vetrina del mercato europeo. Lavezzi alla svolta dei 26 anni non fa progressi tecnici, gioca ancora a testa bassa, brilla per generosità ma incide meno sul risultato. Rimangono solide le strutture della vecchia roccaforte. De Sanctis, Aronica, Campagnaro, Cannavaro ieri a riposo, Dossena, Zuniga, Maggio gestiscono bene l’emergenza. In attesa dei tre divi. E un campionato così modesto e confuso consente la più agile risalita. Per lucidità si distingue Mazzarri. Si sottrae ormai alla vanità. Ha smesso di ricordare in tv gli elogi che lo subissano. Riemerge con idee chiare. Il suo turnover è stato prudente. Ha migliorato anche l’assetto difensivo con una difesa a 3, ma elastica. È a 4 nella fase passiva, quando sono gli avversari a portare palla. Arretrano gli esterni: ora Zuniga ora Dossena. Ha un costo: il gioco è meno poderoso sulle fasce. Ma ieri non sono mancati i cross bassi al centro, nelle classiche ripartenze. Cavani era smarrito in area, Santana li girava male o sul palo, Lavezzi si è infuriato dopo la giusta sostituzione, perché non riconosce se stesso, né il Napoli. Riappare un disguido: Inler formava una coppia perfetta con Gargano. Il primo è fuori forma, il secondo corre come un cavallo brado, trascura la punta arretrata Cossu, si agita fino a subire un insulto ai muscoli adduttori. Prima l’uno dava equilibrio e forza all’altro, ora si elidono. Prevedibili gli affanni per una squadra su due fronti. Bisognava attrezzarla meglio. De Laurentiis ha fissato un tetto agli ingaggi, non un limite agli acquisti. Il giovane Bigon, sotto la direzione di Mazzarri, poteva cercare i nuovi Cavani, Lavezzi, Hamsik nei ruoli scoperti. E una punta di valore per affiancare o sostituire Cavani. Il presidente avrebbe pagato subito: come per Cavani e Inler, affari da lui gestiti. Per il bomber dei 33 gol è invece un martirio giocare così. Deve riposare. Ma chi al suo posto? Mazzarri impose Lucarelli. Poi aprì la porta a Pandev, “offerta last minute”. Forse ha troppi compiti. Nelle società c’è chi costruisce la squadra d’intesa con il presidente, chi la guida. Un direttore e un allenatore. Succede anche a Napoli? Gennaio si avvicina, è urgente l’acquisto di un attaccante. Ma vero.

La Redazione

C.T.

Fonte: Antonio Corbo per Repubblica

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