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Antonio Corbo: “Il crollo di ieri sera svela gli errori del mercato”

La partita rinviata tra le polemiche il 6 novembre per nubifragio spreca il primo quarto d’ora. Il rigore concesso, segnato da Hamsik, negato e fatto ripetere, di nuovo tirato e spedito sempre da Hamsik sulla collina dei Camaldoli accende il Napoli e smorza la tattica forse troppo creativa di Conte. Non gioca Cavani e la Juve vede negli esterni i soli pericoli di Napoli. Si dispone quindi con difesa a tre, avanza sulle corsie Lichtsteiren a destra per provocare Zuniga e Estigarribia a sinistra nella speranza di fermare Maggio. Al centro, Conte per sostituire Marchisio sceglie l’esterno Pepe che si allinea al centro con Vidal. Tra la strana coppia e la difesa si piazza Pirlo. La Juve è sicura di aver creato la solita cabina di regia.

Mazzarri sperò di passare alla Juve nella sua tormentata parentesi a Napoli, tra maggio e luglio, tiene molto a questa partita. Con Zuniga più guardingo sulla sinistra allestisce una eventuale difesa a 4, opportuna quando Vucinic schizza largo a destra, accolto proprio da Zuniga. Nella ripresa, con Zuniga più avanti, Vucinic fa dannare Aronica. Dimostrando che aveva ragione Mazzarri: era il primo nome nella sua lista di mercato.

Si riconosce a Mazzarri una più felice inventiva. Fissa tre chiodi: Hamsik su Pirlo, in prima battuta, come previsto. Sarebbe pronto Gargano ad affrontarlo nella metà campo del Napoli, ma Pirlo all’inizio rimane in garitta, impacciata sentinella. È lui che provoca il rigore, è lui che non apre il gioco, è lui che a onda corta determina il deludente primo tempo di Vidal e Pepe, che sarà però trascinante nella ripresa furente della Juve. Seconda decisione: non c’è il vero sostituto di Cavani, e Mazzarri non lo schiera. Nasconde un esuberante Lavezzi a sinistra e Pandev a destra. Il Napoli non dà punti di riferimento, mette in imbarazzo i tre difensori juventini, sbilancia il rapporto numerico a centrocampo in suo favore, nonostante la contemplativa serata di Inler, Ma in quella fascia il Napoli ha Gargano che va ad azzannare avversari con scatti di trenta metri, Lavezzi in vena, Hamsik che d’incanto trova spazi, intraprendenza, gol. E si rivede il Pandev d’una volta: non è un fulmine quando corre, ma si impegna, sta sulle gambe, entra nei contrasti meglio di quanto la sua stazza gli conceda, indovina il raddoppio con un diagonale corto da biliardo. Onore a lui ma anche chi l’ha motivato e rimesso in forma dopo il lungo letargo e prove davvero imbarazzanti. Meritava il suo passato un colpo di luce. Per lui la fortuna ha gettato via ieri la benda sulla spiaggia di Castel Volturno e lo fa sapere. Il segnale. Quando Pandev si trascina come un guscio vuoto, esausto e Mazzarri prepara il cambio per eliminare un peso alla squadra, ecco la tecnica del maturo marpione ancora brillare sull’opaco Bonucci. È il suo secondo gol.

Juve interrotta nel suo momento migliore, 3-1 per il Napoli, che però mostra tutti i suoi limiti e affanni. È fatale quindi la rimonta di una Juve poderosa, che ritrova nella ripresa l’impeto della capolista, la ferocia che le trasmette il nuovo allenatore, il tono della grande squadra. Il Napoli per esprimersi deve avere la stessa aggressività, e nel primo tempo l’ha avuta. È bastato poco perché si smarrisse, aprendo spazi imperdonabili agli assalti juventini. I meccanismi sono efficaci solo quando la squadra è al completo. Ieri ha sofferto nella ripresa pur avendo scoperto tra i pezzi di ricambio più prezioso che sembrava arrugginito. Non si inventa una sfida così delicata contro la nuova forza del campionato se si sbaglia il mercato. Inler tra i peggiori, e manca quest’anno la seconda punta vera per affiancare o sostituire Cavani. Mazzarri è statao formidabile ieri sera. Lo è stato anche durante il mercato? Non doveva essere Lucarelli la punta giusta? Presidente, e Chavez chi è?

 

La Redazione

C.T.

 

Fonte: Antonio Corbo per “Repubblica”

 

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