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Applausi al “Pipita”, ma bisogna ritrovare il gioco brillante ed incisivo di qualche giornata fa

Con malizia argentina, senza tuttavia dover scomodare la Mano de Dios con cui Maradona schiaffeggiò l’Inghilterra ai Mondiali dell’86, Higuain ha firmato la vittoria del Napoli in una partita brutta. Servito da Hamsik (a cui il prezioso assist potrebbe restituire finalmente il sorriso perso in queste settimane), il Pipita ha spinto Glik ed è corso verso la porta del Toro, colpendo sul secondo palo. Resta aperta la sfida con la Roma per il secondo posto e per la qualificazione diretta alla Champions League, aspettando l’esito del secondo match con il Porto per l’accesso ai quarti di Europa League. Tutto in gioco, ma il Napoli deve tornare ad essere quello di inizio stagione, se vuole lasciare veramente il segno.
Intanto, la squadra che partiva a razzo e segnava nei primi tempi adesso conquista punti pesanti nei finali: era accaduto in Napoli-Roma, colpo di testa di Callejon; è avvenuto ieri al 90’ sul campo del Torino. Peraltro, soltanto pochi minuti prima gli azzurri avevano seriamente cominciato a giocare. All’84’ c’era stato il bel numero di Mertens, deviato in angolo. E poi ancora il belga, prima che arrivasse un servizio pulito per Higuain, che s’è lanciato come un leone su quel pallone offerto da Hamsik e ha segnato (ecco il campione che fa la differenza) dopo una serata opaca, alla pari dei suoi compagni.
Il Napoli non sta offrendo il gioco spettacolare del 2013, quando aveva un ritmo alto, correva e segnava tanto. È in apnea perché i suoi più importanti interpreti sono stanchi, da Higuain a Mertens; per fortuna in difesa ci sono Albiol e Reina, il portiere che è assoluta garanzia. A Torino, contro avversari che hanno schierato soltanto nella ripresa i nazionali Cerci e Immobile (anche Rafa ha concesso il finale di gara ad Insigne: per queste scelte dei due colleghi dovrebbe essersi un po’ sorpreso e un po’ amareggiato il ct Prandelli perché in vista delle convocazioni mondiali vorrebbe chiarirsi le idee), si è notata una squadra lenta, che si è fatta imbrigliare e che ha rischiato grosso. Due pali del Toro, Bovo e Meggiorini, e poi quella palla clamorosamente sprecata da Immobile a un passo da Reina.
C’è fatica nella manovra del Napoli proprio perché i giocatori non riescono a velocizzarla: è emerso spesso questo dato nelle ultime partite. E la stanchezza deve aver preoccupato anche Benitez, che ha scelto Behrami ed Henrique (utile jolly il brasiliano prelevato dal Palmeiras); dopo c’è stato spazio per Insigne in una squadra esclusivamente straniera, aspettando che Jorginho possa conquistare la convocazione per l’Italia nel post-Mondiale. Peraltro, le risorse sono queste e c’è il doppio handicap sulle fasce, zone importanti nel gioco di Benitez: Maggio è nuovamente indisponibile e Zuniga è scomparso dalla circolazione.
Giovedì ci saranno almeno 50mila tifosi a sostenere il Napoli nell’assalto al Porto. Servono due gol contro la squadra che ha perso il portiere Helton, migliore in campo nella prima gara, e si presenterà in formazione rimaneggiata. Serve una squadra che sia nuovamente squadra: perché aver raggiunto la finale di Coppa Italia non è il premio e non è il massimo in questa stagione.

Fonte: Il Mattino.

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