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Atteso il 13 novembre l’ex bomber del Napoli

Guantanamera due, ecco il conto segreto dei Potenza

Dice che sarà presente a Napoli per testimomiare, che verrà a raccontare le sue amicizie, il suo rapporto con una certa tifoseria, ma anche le relazioni con gente che conta. L’appuntamento è per martediì 13 novembre, quando in Tribunale dovrebbe fare la sua comparsa Ezequiel Lavezzi, l’ex attacante del Napoli da qualche mese in forza al Paris Saint Germain. In questi giorni è stata fornita una disponibilità di massima da parte del calciatore a presenziare a Napoli nell’udienza di metà novembre, nel corso del processo su riciclaggio di soldi sospetti in attivitá di ristorazione a Napoli.
Dopo Fabio Cannavaro, tocca a Lavezzi raccontare i suoi rapporti con la famiglia Iorio, nel corso di una istruttoria che ha fatto registrare di recente anche l’esame come teste di Fabio Cannavaro. Ma non è l’unico snodo processuale degno di rilievo. In questi giorni, la Procura ha depositato in aula anche gli esiti di alcune rogatorie in Svizzera, al termine delle indagini condotte dalla Dia del primo dirigente Maurizio Vallone. Settima sezione penale, agli atti finiscono alcune conclusioni investigative relative al conto corrente indicato con l’espressione in codice «Guantanamera due», una sorta di crocevia obbligato – almeno nell’ottica investigativa – dove incamerare soldi ritenuti di dubbia provenienza.
Grazie a un rapporto di stretta sinergia con le autorità giudiziarie elvetiche, è emerso tutto il traffico di movimentazioni che riguardano «Guantanamera due»: non più un oggetto misterioso, ma un punto di riferimento dove incrociare dati e conferme investigative finora acquisite a Napoli e in altre città italiane. Stando anche alle rivelazioni fatte da esponenti della banca di Lugano dove era custodito il conto corrente, i milioni di euro circolati e incamerati sarebbero riconducibili al gruppo imprenditoriale della famiglia Potenza. Sono stati i testimoni ascoltati in Svizzera dalle autorità locali, che avrebbero confermato i rapporti tra l’imprenditore Bruno Potenza (detenuto dal 30 giugno del 2011, con l’accusa di aver riciclato proventi di usura, contrabbando e di altre attività) e il presunto prestanome Francesco Russo. Un pozzo senza fondo quel «guantanamera due» – scrivono i pm -, grazie alle valide entrature in Svizzera della presunta testa di ponte di un sistema imprenditoriale su cui vanno avanti accertamenti della Dda di Napoli. Indagine condotta dai pm Sergio Amato e Enrica Parascandolo, agli atti le parole di un funzionario di banca che non esita a ricondurre soldi e attività di Russo a quelli di Bruno Potenza, «che aveva attività imprenditoriali nel campo della ristorazione a Napoli, ma anche in altre città d’Italia». Un passaggio quest’ultimo che confermerebbe a sua volta – nell’ottica investigativa – la dimensione degli intrecci tra la famiglia Potenza e Iorio proprio nel campo della ristorazione.
Intanto, in aula c’è attesa per l’esame del teste Lavezzi. Spetta al «pocho» ripercorrere i rapporti con l’amico Marco Iorio, in relazione a un doppio versante: la storia di alcuni orologi di Lavezzi custoditi da Iorio per conto dell’amico calciatore; e il rapporto con il boss-tifoso Antonio Lo Russo (latitante da due anni), grande animatore della curva, nonché habituée nella casa posillipina dello stesso Lavezzi. Riparte da qui, la storia napoletana del «pocho» Lavezzi.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

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