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Calciatori, risparmiateci il piagnisteo da vittime

In corso le trattative per evitare lo sciopero del 25 e 26 Settembre

Il presidente dell’Aic, Campana, sindacalista che conserva la sua carica dal 1968, vero e proprio esempio navigato di conservazione del potere, ha dichiarato che la sua parte resta ferma su due degli otto punti su cui è in atto lo scontro. Vi elenchiamo in maniera sintetica gli otto elementi su cui sta giocando la partita:

1.     Contratto: Per la Lega deve essre flessibile, con i soldi in gran parte legati ai risultati, l’Aic accetta la parte variabile solo per il 50%

2.     Esclusiva: Per la Lega il calciatore deve fare soltanto il calciatore, per l’Aic deve restare libero di decidere cosa fare fuori l’orario di lavoro

3.     Comportamento: La Lega chiede codici ferrei di condotta ed etica anche fuori dal campo, l’Aic è per mantenere libertà assoluta nel tempo libero

4.     Cure: Le società chiedono che dipendano esclusivamente da specialisti di fiducia del club, i giocatori vogliono restare liberi di scelta facendo pagare ai club

5.     Sanzioni: Automatiche per i club in caso di mancanze classiche, l’Aic vuole restino di volta in volta decise dal collegio arbitrale

6.     Arbitri: La Lega vuole riformare il collegio arbitrale con un presidente esterno al calcio, l’Aic insiste per non toccarlo, con presidente sorteggiato tra quelli designati da Lega ed Aic

7.     Preparazione: Per la Lega il tecnico deve avere la possibilità di decidere di far allenare anche in più gruppi, l’Aic è per mantenere il gruppo unico

8.     Cessioni: La Lega chiede che un giocatore non possa rifiutare il trasferimento ad un club di stessa qualità e con soldi garantiti. Se rifiuta, risoluzione del contratto ma pagamento del 50% dell’emolumento e libertà di firmare con chi vuole. Per l’Aic ciò comporterebbe una reintroduzione del vincolo.

 

Il presidente dell’Aic, Sergio Campana, ha rilasciato queste dichiarazioni dopo l’incontro in Figc: “Quello di oggi è stato un incontro interlocutorio – ha detto Campana – la trattativa va avanti ma al momento lo sciopero resta. Ci rincontreremo mercoledì e venerdì prossimo ma restiamo in parte intransigenti su due degli otto punti del nuovo contratto proposti dalla Lega: l’obbligo per i giocatori di accettare i trasferimenti e la possibilità, sempre da parte delle società, di far allenare i giocatori fuori dalla prima squadra“.
Il presidente della Lega di Serie A, Beretta, invece si è espresso così: “Campana sostiene che ci sono due punti sui quali l’Aic non ha intenzione di mollare di un centimetro? Io sono abituato a ragionare positivamente. Significa che su questi due punti c’è la volontà di trovare l’intesa. Siamo entrati nel merito della trattativa, credo con spirito costruttivo ci siano i margini per lavorare a un’intesa e scongiurare così lo sciopero proclamato dai calciatori. Noi, come Lega Calcio, restiamo convinti di trovare un accordo ma seguendo la necessità di garantire la stabilità economica dei club». Il numero uno della Lega Calcio ha voluto ribadire però il suo dissenso sulla decisione dei giocatori di proclamare lo sciopero del 25 e 26 settembre: «Lo sciopero resta per me una decisione inusuale e improvvida – ha concluso Beretta – è questo ci obbliga a una trattativa serrata: abbiamo solo due settimane per scongiurare che questo accada. Campana si è detto contrario a due degli otto punti previsti dalla nostra bozza di contratto, certo vuol dire che sugli altri sei la trattativa è a buon punto. Mercoledì ci rivedremo per cominciare a mettere le cose nero su bianco».

Come detto, mercoledì mattina ci sarà un nuovo incontro, ma si tratterà di un tavolo tecnico tra gli avvocati delle parti. Campana non potrà essere presente per precedenti impegni. I legali cercheranno di stendere un articolato, visto che finora si è discusso solo verbalmente e non c’è un documento comune sulle questioni in ballo. Si tenterà di stilare un articolato che tenga presente i sei punti di contatto (su otto) tra i due “litiganti”. Venerdì ci sarà una nuova riunione plenaria. Potrebbe essere quello il momento in cui si scioglierà definitivamente la riserva sul nuovo accordo collettivo. I due punti su cui l’Aic ha alzato il muro sono effettivamente inapplicabili; il principio per cui un calciatore non potrebbe svolgere altre attività imprenditoriali nel tempo libero viola il principio di libertà d’iniziativa privata, mentre la proposta sulle cessioni va in forte contrapposizione con la sentenza Bosman e l’introduzione dello svincolo, quindi con una parte consistente dell’impianto normativo che regola il calcio. Quindi, la Lega di Serie A retrocederà su queste due proposte e lo sciopero sarà ritirato, come è già accaduto tantissime altre volte sotto il regno di Campana.  Infatti, al cospetto delle tante volte in cui è stato minacciato lo sciopero, i calciatori si sono astenuti dal lavoro una sola volta: il 16 e il 17 marzo 1996, quando i calciatori si rifiutarono di scendere in campo per protestare contro la mancata soluzione di una serie di questioni: il Fondo di Garanzia, la modifica della Legge 91, il rinnovo dell’Accordo Collettivo, la previdenza, i parametri dopo l’entrata in vigore della Legge Bosman, la ristrutturazione dei campionati, le situazioni di morosità, le aggressioni ai calciatori e la richiesta del diritto di elettorato attivo e passivo. Se sulle questioni specifiche le rivendicazioni dell’Aic hanno delle ragioni di fondo, sono inammissibili le motivazioni concettuali espresse da Massimo Oddo per motivare lo sciopero. Il terzino del Milan ha parlato di giocatori-oggetto, di diritti umani da difendere contro chi li considera merce. I calciatori dei grandi club di serie A oggi non sono delle merci, ma rappresentano delle vere e proprie aziende, che tra diritti d’immagine ed ingaggi esosi, fatturano più di tanti Paesi sottosviluppati o in via di sviluppo. Il calcio italiano dovrebbe invece interrogarsi sul futuro di serie B, Lega Pro e campionati dilettantistici, se non si pone fine alla sperequazione tra i grandi club ed il resto del movimento. Bisogna innanzitutto rivedere la legge 91, che ha reso i calciatori dei lavoratori salariati, degli “operai milionari”. Bisogna renderli dei liberi professionisti, spostando la tassazione dalle società a loro, con ferrei controlli contro l’evasione fiscale. I club di Lega Pro non possono sostenere la pressione fiscale senza i ricavi della serie A per diritti tv e sponsor, perciò assistiamo ogni anno alla “morte” di tante gloriose realtà. 

Concludo con un messaggio rivolto a Massimo Oddo: i calciatori hanno tratto solo vantaggi dalla mercificazione esasperata del “sistema calcio”, ponendosi come principali attori dell’ubriacante mercato a grandi cifre creatosi negli ultimi vent’anni., a danno anche dei propri colleghi che militano nelle categorie inferiori. Quindi, pensando a chi veramente non arriva a fine mese ed ai gravi problemi sociali che affliggono il nostro Paese, risparmiateci il piagnisteo da vittime.

Ciro Troise

 

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