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Campania, la maglia nera dello sport

Presentati i dati del movimento: aumentati i praticanti, ma le prospettive al Sud non incoraggianti

ROMA. Aumentano gli sportivi, diminuiscono sedentari e calciatori e intanto cresce l’attività nella fascia di età da 6 a 10 anni. È questa la fotografia dell’Italia dello sport nell’ultimo anno mostrata attraverso lo studio del Coni e dell’Istat. È un’Italia che perde la caratteristica di essere monocultura: comanda sempre il calcio ma al tempo stesso si apre a molte discipline. «Un milione e duecentomila italiani hanno abbandonato la poltrona», ha osservato Raffaele Pagnozzi, il segretario generale del Coni. Un dato importante, che rappresenta il 38,3% della popolazione ed è riferito allo scorso anno mentre nel 2009 la percentuale di sedentari era del 40,6%. Il 3%, quindi, ha cominciato un’attività sportiva. Nel 2010 erano 22.323.000 gli italiani in poltrona (il 38,3% appunto) con una popolazione arrivata a 58,2 milioni di persone (e con molti immigrati che non hanno molte possibilità di dedicarsi allo sport) mentre chi praticava in modo continuativo un’attività era il 22,8%, la miglior percentuale del decennio. «Questo dato ha contribuito – ha aggiunto Pagnozzi – a farci rimanere nella top ten mondiale». Si può parlare, a proposito dei praticanti, di emulazione nei confronti del campione e proprio questa emulazione ha portato una disciplina come il pugilato a vedere crescere i suoi tesserati del 40% e le società dell’11%. Un merito va senza dubbio a campioni come Roberto Cammarelle, Domenico Valentino, Clemente Russo e Vincenzo Picardi, tutti protagonisti ai Giochi di Pechino 2008. La crisi economica mondiale ha sfiorato il pianeta sport almeno per quel che riguarda al pratica generalizzata mentre ha inciso molto nell’attività professionistica e semiprofessionistica. «Non abbiamo risentito della crisi – ha osservato Gianni Petrucci, presidente del Coni – grazie ai 450 milioni di finanziamento garantiti dal governo». Intanto l’Italia cambia e i numeri indicano la possibilità di un bel ricambio generazionale. Se il calcio ha visto scendere dal 28,8% (nel 1999) al 26,9% (nel 2009) la percentuale dei tesserati variegando quindi l’offerta sportiva (pallavolo e basket seguono il calcio e al quarto posto c’è il tennis), nello stesso tempo aumenta la pratica nella fascia giovanile. Nel 2010 il 57% dei giovani dai 6 ai 10 anni si dedica allo sport, stessa percentuale della fascia dagli 11 ai 14 anni con un incremento di 6 punti rispetto all’anno precedente. Il progetto pilota di collaborazione tra Coni e Miur sull’alfabetizzazione motoria che ha coinvolto dal 2009 100 mila ragazzi dai 6 ai 10 anni ha portato un aumento di praticanti del 3%. Sono numeri da interpretare con attenzione quelli dei tesserati. Che crescono, è vero. Se nel 2009 erano 4.391.055 – proiezione per il 2010: 4 milioni e mezzo – con un aumento rispetto all’anno precedente del 4,6 per cento. Crescita continua quella dei tesserati nelle 45 federazioni e nelle 16 discipline associate negli ultimi anni anche se viene inserita nel conto l’attività dei master che non può essere paragonata a quella di prima fascia. Considerando la popolazione, la Campania è la regione che ha il minor numero di tesserati nel 2009. È importante, in ogni caso, per il Paese l’incremento dell’attività fisica, che è anche una forma di prevenzione per molte malattie.

Fonte: Il Mattino

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