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Catania tabù, l’uomo in più non basta

Il Napoli frena sul più bello, dopo quattro vittorie consecutive (tra campionato ed Europa League) e in una giornata che si era messa subito bene per gli azzurri. Catania costretto a giocare in inferiorità numerica di fatto l’intera partita per l’espulsione di Alvarez (all’1’30”), ultimo difensore costretto a compiere un fallo su Cavani dopo avergli ingenuamente servito il pallone. Messe così le cose, chi avrebbe potuto pensare che le più clamorose palle gol le avrebbero avute proprio i dieci ragazzi di Maran, tutti generosi e alcuni molto dotati? Sono capitate sui piedi di Gomez al 42’ e al 44’ della ripresa: una prodezza di De Sanctis, dopo un erroraccio del capitano Cannavaro, e poi il palo, così il Napoli ha evitato una sconfitta che sarebbe stata pesante e avrebbe fatto ancor di più infuriare Mazzarri. Lui le ha tentate tutte, schierando negli ultimi 25’ l’intera batteria di attaccanti con il modulo 4-2-1-3: Hamsik e Dzemaili a centrocampo; Pandev alle spalle di Vargas, Cavani e Insigne.
Ma non è bastato, l’abbondanza di punte non assicura la felicità, ovvero la vittoria che avrebbe consentito al Napoli di raggiungere la Juve al primo posto. La squadra è rimasta a secco dopo aver segnato 14 gol nelle prime cinque partite della stagione. Zero reti, non accadeva dal 6 maggio, quando gli azzurri persero a Bologna per 2-0 e videro sfumare le residue chance di raggiungere il terzo posto e di accedere alla Champions League. Ai 32 gradi di Catania sono apparsi sorprendentemente fiacchi giocatori finora brillantissimi. Soltanto uno, Aronica, era stato impiegato da Mazzarri giovedì nel primo turno di Europa League. Avevano tirato il fiato gli altri dieci schierati nella formazione base. Quando Bergonzi ha espulso Alvarez, il Napoli ha collocato Hamsik dal lato di Zuniga, per affondare sul lato sinistro, ma la spinta non è stata efficace. La squadra non è riuscita a sfruttare il gioco sulle fasce, ha accentrato la manovra e il Catania ha avuto la possibilità di difendersi adeguatamente, schierando fino a otto uomini dietro alla palla e provando a ripartire con i suoi rapidissimi sudamericani, spesso bene imbeccati da Lodi.
Cavani, alla centesima in azzurro, s’è dannato l’anima ma non è andato oltre il tiro scoccato al 31’ respinto da Andujar, con Legrottaglie pronto ad intervenire per evitare che mettesse il piede Pandev, e un’altra bordata al 43’, deviata dal portiere argentino. Pandev e Hamsik non sono riusciti a trovare varchi liberi nel fortino eretto da Maran. Almeno nel primo tempo, è stata esercitata una pressione forte ma infruttuosa, testimoniata da nove angoli. La manovra del Napoli non è stata sciolta come in altre occasioni, non brillante la condizione generale. Mazzarri ha tolto uno dei giocatori meno efficaci, Inler, per fare spazio ad Insigne, schierandolo largo sulla sinistra, così come aveva fatto Prandelli nella partita che a Modena aveva segnato il debutto di Lorenzinho in Nazionale. Ma anche lui si è smarrito, dopo aver cercato di dare profondità al gioco: la marcatura di Bellusci è stata attenta e peraltro la barriera avversaria non consentiva alle punte di muoversi agevolmente nella trequarti. Si è smarrito anche il leader Cavani, mentre Hamsik e Pandev hanno progressivamente perso lucidità, sbagliando il passaggio o il tiro e concedendo spazi al contropiede del Catania.
Peraltro, la linea a quattro non è quella che prediligono Campagnaro e Cannavaro, come si è visto dal loro imbarazzante finale di partita, dopo l’uscita di Aronica. Mazzarri ha messo in campo tutte le carte, tutte le punte. Ma non è arrivata la minima sollecitazione in attacco e anzi la stanchezza, in particolare dei difensori, ha perfino rischiato di far sfumare il punto. Nel duello con Gomez, amico del cuore di Lavezzi, De Sanctis è stato prima bravo (che parata) e poi fortunato (che palo). Stregato resta lo stadio di Catania per il Napoli in serie A. La corsa continua: mercoledì arriva la Lazio a Fuorigrotta, sfida da non fallire.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

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