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Cavani insegue un’altra notte magica

In fondo al tunnel c’è una luce abbagliante: e nell’ennesima notte da Matador, ciò che resta d’un goleador che ha fatto rivedere cose che gli umani neppure possono immaginare, è la ritrovata vitalità, l’energia, la felicità e un sorriso smagliante che contagia. La crisi è uno stato d’animo passeggero, un malessere che va via al primo spiffero di Cavani: e quell’ombra sinistra intravista in un ottobre grigio – un solo gol, a Catania – è semplicemente un neo rimosso in fretta, rimettendo a posto i conti con se stesso e con il passato, riprendendosi la scena con magie confezionate in serie, dialogando con Lavezzi & Pandev, l’accoppiata sforna assist d’una serata d’onore.

E CINQUE – Ma no, che non s’è defilato: però quel marziano che per una stagione intera ha collezionato trentatré perle, lo stretto necessario per conquistare la Champions e fare un figurone in Europa League, ha provveduto semplicemente a tornare sulla terra, una trentina di giorni appena, prima di ricominciare a far l’alieno. Prima il Manchester City degli sceicchi, con una doppietta per tentare un’impresa solenne e osservare la Champions dall’alto d’un secondo posto da blindare a Vila-Real, poi la zampata da vecchio bucaniere a Bergamo, con la tibia lacerata da un taglio e però la caparbietà di chi al 93esimo decide che non può finir così. E, a chiudere, saltata la Juventus per l’acciacco precedente, il bene, bravo, bis con il Lecce, tanto per non far scontento nessuno, né Pandev e né Lavezzi che hanno lavorato per lui, il Re del gol e pure il Re Mida d’un Napoli proiettato nella storia. Cinque reti in duecentosettanta minuti o, se gradite, in dodici giorni: l’aritmetica, nel metodo-Cavani, è un’opinione da assecondare a prescindere.

E UNDICI – Repetita juvant: e a lui ha giovato eccome, perché tra le pieghe di quest’annata strepitosa, consumata a zonzo per il Vecchio Continente con qualche inevitabile dirottamento in Sud America per assistere la Nazionale, il venticello della sospetto s’è messo ad infastidire in maniera un po’ subdola: « E’ chiaro che il precedente di un anno fa, spettacolare, costituisce un’eccezione. Ma io non mi sono mai preoccupato di me, ho pensato sempre e soltanto alla squadra: sono contento di rivivere bei momenti e sono contento di ciò che stiamo facendo. Qui sono felice, un giorno, chissà quando, mi piacerebbe la Spagna, ma a Napoli sto bene e sono concentrato soltanto su di noi, sulla sfida con il Villarreal ».

E QUARANTAQUATTRO – Il riassunto del Matador precedente è una sfilza interminabile di capolavori, un rosario di prodezze, di numeri d’alta scuola, sintetizzati nei quarantaquattro gol che di un fenomeno paranormale che sa benissimo ciò che vuole, mercoledì sera: « Ora penso soltanto al Villarreal e a questa possibilità che abbiamo ». Trentatré gol nella sua prima stagione, undici nella seconda: il Cavani allo specchio è un esempio di regolarità permanente, che va ben oltre le apparenze, che regola i suoi bioritmi ed il suo orologio in maniera maniacale e risponde ai quindici gol in ventuno partite del 2010-2011 (media 0,71) con queste undici prodezze in sedici gare (0,68), praticamente un’unghia, una ciglia, un filo d’erba che non cambia i connotati del Matador, l’eroe d’una Napoli che non ha mai smesso d’aspettarlo. Perché i salmi finiscono in gloria.  

La Redazione  

A.S.  

Fonte: Corriere dello Sport

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