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CdS – De Sanctis: “Voglio restare a lungo a Napoli”

Il portiere azzurro: "Zoff è il mio modello come portiere"

E mentre intorno infuria la bufera, palloni che piovono come pietre lanciate nell’oscurità, la sagoma rassicurante si staglia nell’area: un uomo solo contro tutti, contro Milito e contro Zarate, contro Cambiasso e contro Maicon. E al penultimo, furioso assalto, con il San Paolo che trattiene il respiro, le mani afferrano i sogni e li raccolgono a sè petto in fuori e testa alta, per spargere tranquillità. « Mi piacerebbe vincere la Coppa Italia, certo ». Napoli-Inter è l’ennesimo francobollo da incollare all’album, oltre quella porta chiusa a doppia mandata, con una serie di prodezze da lasciar storditi: trentaquattro anni, novantacinque presenze consecutive in campionato, una resistenza fisica e una reattività impressionante, il «vecchio» che avanza – festante – si chiama Morgan De Sanctis, che nel salottino di radio Marte ha raccontato cose che voi uomini… Cose da numero 1.

 

IO E LA COPPA – Per cominciare, la tentazione magica: « Sarebbe prestigioso riuscire a conquistare la Coppa Italia. Ora, realisticamente, possiamo farcela. E comunque, se riusciamo a superare il Siena, del quale abbiamo il massimo rispetto, saremmo per il terzo anno consecutivo in Europa. Ma per il momento dobbiamo pensare al campionato ».

 

IO E IL CONTRATTO – Per continuare, la pozione della felicità: « Io qui sto benissimo, Napoli l’ho voluta e me la godo. Domani giochiamo con il Genoa e voglio ringraziare ancora Preziosi, che tre estati fa mi fece un’offerta di assoluto riguardo: ma avevo dato la parola a Marino e a De Laurentiis e poi inseguivo questa città da fanciullo. Ora la mia priorità è restare qua, ho il contratto in scadenza nel 2013 e il mio procuratore sa benissimo che non intendo cominciare la stagione senza un nuovo impegno ».

 

IO E IL VIDEO – Per rivangare, a muso duro, un’uscita da kamikaze sul video di qualche settimana fa: « Mi ha dato fastidio e gli strascichi, come qualche coro a Siena, resistono. Chi ha avuto quest’idea di pessimo gusto, la pagherà. Ho parlato con il mio avvocato e stiamo studiando le azioni da intraprendere: andrò fino in fondo ».

 

IO E I TENORI- Per modestia, niente titoli: « Non fate paragoni tra me e i nostri tenori. Il mio ruolo è un altro. Sono felice per i complimenti, ma non lasciamoci andare alle celebrazioni: le luci della ribalta sono per quelli che stanno avanti e che sono decisivi. La nostra stagione è favolosa, siamo in corsa su tre fronti e c’è persino qualcuno che s’è sbilanciato dicendo che, fossimo usciti dalla Coppa, sarebbe stata un’annata fallimentare: questa non mi sembra onestà intellettuale. Attenzione ai disfattisti, dunque ».

 

IO E IL MITO – Per raccontarsi dalle fasce, e svelare i sogni dell’infanzia, c’è un solo nome: « Dino Zoff è stato uno dei miei modelli. Quando dicono che sono essenziale, lo ritengo un gran bel complimento: è l’aggettivo che mi piace di più e per questo lavoro, perché in tal modo riesco a garantire serenità all’intera squadra. E Zoff è stato il più essenziale dei portieri ».

 

IO E IL MISTER- Per sintetizzare due anni e mezzo di Napoli, basta la parola: « Ha una sua strategia, sempre: io ci lavoro e so quanto vale. Forse mediaticamente non sta simpatico, ma io so quanto ci dà. Il discorso sugli ingaggi non gli ha giovato e certo non vale come legge assoluta, ma se confrontate le classifiche dell’ultimo decennio, ha ragione lui. Ci sono portieri che guadagnano più di me, ma non sono inferiore a loro. Qualcuno lo avvicina a Mourinho, io dico che quello è stato un modo per allontanare eventuali attacchi dalla squadra. Mazzarri merita i complimenti per la capacità di filtro che ha ».

 

IO E DE LAURENTIIS – Per raccontare Napoli, vista senza ipocrisia, è sufficiente condividere un’opinione: « Ho letto le dichiarazioni fatte dal presidente e mi è sembrato abbia semplicemente raccontato i paradossi d’una città meravigliosa. Non c’era, in quelle parole, alcun passaggio offensivo, ma solo il desiderio di offrire uno spunto di riflessione ».
 
Fonte: Corriere dello Sport
 
La Redazione
 
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