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Con Ferrara, Montella e Sannino è napoletano il record di panchine in A

C’è il marchio napoletano sulle panchine di serie A. Sono tre i tecnici nati a Napoli e in provincia al via nella stagione 2012-2013, non era mai accaduto: Ciro Ferrara, a due anni e mezzo dalla burrascosa rottura con la Juve, guida la Sampdoria neopromossa; Vincenzo Montella e Giuseppe Sannino, dopo le brillanti esperienze a Catania e Siena, allenano la Fiorentina e il Palermo a caccia di rilancio.
E le altre province? Due romani, Colantuono e Stramaccioni, allenano i nerazzurri dell’Atalanta e dell’Inter. Di Livorno è Allegri, al terzo anno con il Milan, e a pochi chilometri dal capoluogo, a San Vincenzo, è nato Mazzarri, che si prepara ad affrontare il quarto consecutivo campionato con il Napoli.
E gli azzurri sfideranno nei primi 180′ di campionato proprio due tecnici napoletani: debutto in campionato infatti in trasferta contro il Palermo di Sannino, originario di Ottaviano, e poi la prima al San Paolo contro la Fiorentina di Montella, nato a Castello di Cisterna.
Vincenzo, l’Aeroplanino dell’ultimo scudetto della Roma, siede sulla terza panchina in due anni e mezzo di serie A. Ha chiuso il campionato 2010-2011 sulla panchina giallorossa, sostituendo il dimissionario Ranieri, e poi ha allenato il Catania, portandolo a un passo dall’Europa con un gioco divertente e concreto, che ha attirato anche l’interesse di De Laurentiis. Fallito il progetto Luis Enrique, Montella ha coltivato la speranza di tornare alla Roma, però Baldini e Sabatini hanno tentennato e Vincenzino ha accettato il progetto Fiorentina.
«Vogliamo riportare in alto questa squadra», ha più volte sottolineato. Dalla Toscana è del resto partita la sua carriera di calciatore. Allievo di Lorenzo D’Amato presso la scuola calcio San Nicola di Castello di Cisterna, a 13 anni Montella si è trasferito ad Empoli ed è subito diventato un bomber. A 17 anni era già nel giro della prima squadra, allenata da Enzo Montefusco, centrocampista cuore e classe dell’Arenaccia, ultimo allenatore napoletano ad essersi seduto sulla panchina azzurra, sostituendo nell’occasione Simoni, Galeone e Ulivieri in tormentati finali di stagione. Come vice, Montella ha intanto scelto un compaesano: Nicola Caccia, attaccante del Napoli nella stagione ’96-’97.
Sannino è nato ad Ottaviano e ancora ricorda «le gite al mare con i miei genitori a un lido sulla spiaggia di Torre Annunziata». A 11 anni si è poi trasferito a Torino perché il padre, operaio, aveva trovato lavoro alla Fiat. La sua carriera da calciatore e da allenatore si è sviluppata così tutta al Nord e ora quella di Palermo è la prima tappa meridionale. Ha salvato in ampio anticipo il Siena, portandolo alla semifinale di Coppa Italia, persa contro il Napoli.
Gli azzurri hanno chiuso il campionato contro la sua vecchia squadra e lo riaprono contro quella nuova, il Palermo di Zamparini mangia-allenatori. «Farà fuori anche me? Io lavoro e sono grato al presidente per avermi offerto questa grande opportunità» ha detto Sannino. La panchina rosanero gli è stata consegnata dal dg Perinetti, che lo aveva scelto come sostituto di Conte a Siena. Giuseppe non ha un accento spiccatamente napoletano, però ad Ottaviano è legatissimo: il 20 marzo, prima della semifinale di Coppa Italia al San Paolo, è stato ricevuto in Comune e ha ricevuto la cittadinanza onoraria. Un suo sogno? La panchina del Napoli.
Ferrara torna in serie A dopo l’amara esperienza alla Juve. Esonerato dopo 21 partite del campionato 2009-2010, Ciro aveva concluso il periodo di riposo forzato accettando la guida dell’Under 21. Ha deciso di lasciare la panchina dei baby azzurri (tra i ragazzi valorizzati i napoletani Insigne e Immobile, stelle del Pescara di Zeman) e di ritentare l’avventura ai massimi livelli; con una Samp che ha grandi ambizioni dopo un anno di sofferenza in serie B. «La soluzione ideale per me», ha detto l’ex campione del Napoli e della Juventus; una gloriosa carriera durata vent’anni, dal debutto contro i bianconeri nella primavera 1985 alla serata di addio al calcio, organizzata al San Paolo. Se Prandelli avesse voluto lasciare la Nazionale, su quella panchina si sarebbe sistemato Ciro. Ringraziati Abete e i ragazzi allenati per due anni, ha voluto rimettersi in discussione. E il 30 settembre sarà il terzo napoletano sulla strada del Napoli: appuntamento a Marassi per l’ex campione, che tra i suoi progetti non ha messo la panchina occupata da Mazzarri. Almeno per ora.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

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