Il giorno dopo è un incubo ricorrente: « Abbiamo avuto molte occasioni ma non siamo riusciti a vincere. E Marchetti ha fatto un miracolo, nel finale, su Lavezzi ». Il giorno prima è un sogno da cullare dolcemente, lasciando sfilare via le scorie del sabato sera: « E adesso c’è il Manchester, sono venuti dalla Slovacchia per vedermi ». I giorni di Hamsik sfilano via veloci e in quel turbinio di emozioni la Lazio è un flash che acceca e infastidisce, un refolo di vento che lancia pulviscolo negli occhi: « Abbiamo avuto superiorità per l’intera partita, ma non c’è stato verso ».
MAREK E’ CHIARO – Il mondo virtuale che dialoga attraverso internet e un sito utilizzato sistematicamente per i fan, per quell’esercito di tifosi che s’aggrappano alle sensazioni, è però anche la ricostruzione fedele del vissuto, della realtà, di ciò che Hamsik avverte dentro di sé: Napoli-Lazio è finito in ghiacciaia, ma ciò che resta di percettibile, nella prosa, è la delusione per un pareggio « immeritato» , è l’amarezza per una sconfitta sfuggita semplicemente per colpa « di Marchetti che ha alzato la mano e miracolosamente è andato a prendere il pallone di Lavezzi». Il replay è un’ossessione: la girata di Cavani di testa, la rovesciata del Pocho finita alta, la punizione a girare di Dzemaili, la sovrapposizione di Maggio vanificata da un fuorigioco inesistente, poi la zampata di Lavezzi, quando ormai il cronometro sta per esaurire la sua corsa, e Marchetti che si allunga, ci arriva, eccome ci arriva, e deprime. La sintesi dei quarantacinque minuti è un sospiro, due battute, una impressione ch’emerge dal monitor piantato davanti a te, dal quale Hamsik sembra voglia parlare alla gente.
AVANTI ASSIEME – Domenica, meno due all’Evento, ieri: meglio staccare la spina, distrarsi un po’, ritrovarsi davanti ad un delizioso pranzetto preparato da mamma, starsene con moglie, figlio, con la sorella, con il cognato, Gargano, mica uno qualunque, ed esorcizzare la tensione guardando un po’ di Italia-Slovacchia dell’ultimo mondiale. Il nastro è riavvolto immediatamente, al termine di un allenamento di routine, corsetta al piccolo trotto, bagni e massaggi rigeneranti, per andare incontro al Manchester con un sorriso, con l’euforia dei momenti migliori, con l’entusiasmo di chi ha scelto la colonna sonora della Champions per la propria ninnananna e ancora vuole ascoltarla: «Ci sarà un sacco di gente al nostro fianco».
E POI LA FIRMA – La Lazio, il Manchester, l’Atalanta e la Juventus; e ancora poi il Lecce, il Villarreal, il Novara, la Roma e il Genoa: e poi verrà il Natale, il riposo, probabilmente quella firma annunciata da De Laurentiis e confermata da Hamsik. Però, adesso, ci sono Dzeko e Mancini, Balotelli ed Aguero: ma è dura, maledizione, far finta di niente, avendo ancora memorizzate nitide tutte quelle palle-gol divorate o sventate da Marchetti. L’ora dei rimpianti va azzerata, palla al centro e clic, un colpo di mouse per rimuovere il velo di tristezza e un viaggetto dentro se stesso per rivedere il miglior Hamsik: l’ultima rete segnata in campionato, all’Inter, il primo ottobre scorso, in quello 0-3 che profumava di autorevolezza. La cinquantesima delle sue favolose cinque annate di Napoli. Ultima prodezza in Champions: contro il Villarreal, al San Paolo, 2-0. Due mesi fa, mica un’eternità. Il sito aspetta semplicemente di essere arricchito.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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