Svolta . La norma, così come era stata inserita nel codice lo scorso anno, si era subito prestata come arma di ricatto in mano alle tifoserie più becere nei confronti delle società. Tanto che il presidente della Lega di A, Beretta, si era spinto a dire che «così consegniamo il destino delle squadre nelle mani di pochi irresponsabili» . Ne avevano pagato le conseguenze la Roma, il Milan, l’Inter, il Torino, La Juventus, il Bologna, il Verona e la Fiorentina (quest’ultima per i cori inneggianti al Vesuvio nell’allucinante notte della finale di coppa Italia, pena che era stata sospesa), ma anche il Latina in serie B (cori contro un giocatore del Crotone) e l’Ascoli (cori contro i tifosi del Pisa) nella Lega Pro. Chiusure praticamente automatiche, ad ogni coro. Adesso non sarà più così (e le pene che devono essere ancora scontate, come la sospensiva della Fiorentina, saranno annullate, visto che la norma è cambiata). La specifica che riguarda la discriminazione territoriale è stata inserita nel comma 3 dell’articolo 12, dove viene specificato che «le società sono altresì responsabili (…) per ogni altra manifestazione che, direttamente o indirettamente, comporti offesa, denigrazione o insulto per motivi di origine territoriale» . Tutto come prima? No, perché l’articolo immediatamente successivo, il 13, prevede che lo società non rispondano per i comportamenti tenuti dai propri sostenitori in «violazione dell’articolo 12» se intervengono tre delle seguenti circostanze: a) sono state adottate modelli di prevenzione, impiegando risorse finanziarie e umane adeguate; b) la concreta cooperazione con le forze dell’ordine; c) l’immediato intervento per rimuovere striscioni o far cessare i cori; d) la manifestazione di dissociazione da parte degli altri sostenitori; e) non vi è stata omessa o insufficiente prevenzione o vigilanza da parte della società.
Linea. L’Italia, così, torna in linea con gli altri Paesi europei e con l’Uefa (Platini aveva guardato con poca simpatia quest’estensione al territorio nella norma italiana). «Le società risponderanno con gradualità di eventuali comportamenti di discriminazione territorale» ha detto Tavecchio, che ha spiegato anche come la modifica vuole evitare «provvedimenti drastici» e vuole favorire «interventi più ponderati». Una richiesta, quella riguardante questa modifica, che era arrivata dalla Lega, convinta che le società fossero soprattutto vittime, ma che troverà sicuramente d’accordo anche chi amministra la giustizia. Spesso, la scorsa stagione, comportamenti assai più gravi di un comunque disgustoso e esecrabile coro di discriminazione territoriale venivano puniti solo con un’ammenda. Non sarà più così.
Fonte: Corriere dello Sport