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De Canio: «Io, unico terrone che allena nella serie A»

Domenica sfiderà la sua ex squadra: in palio la salvezza: "Salvo il mio Lecce e poi tiferò Napoli"

 Nato a Matera 52 anni fa, Luigi De Canio, l’allenatore del Lecce che domenica affronta il Napoli, ha scalato tutte le serie del calcio italiano: dai dilettanti (Pisticci) alla C2 (Savoia), dalla C1 (Siena e Carpi) fino alla serie A, dove ha debuttato nel ’99 con l’Udinese, che si piazzò ottava in classifica. De Canio diventa Gigi quando da allenatore approda al Nord, ma per gli amici e in famiglia per tutti continua a essere Gino.

È uno dei pochi meridionale alla guida di una squadra di serie A.

«Mi ritengo l’unico terrone autentico, che è nato e che vive al Sud per scelta di vita, tra i venti che allenano e ne sono orgoglioso. E da uomo del Sud simpatizzo per il Napoli. E per questo sarai dieci volte felice di salvare il mio Lecce dalla retrocessione».

È vero che ha imparato a nuotare solo quando è venuto a Napoli?

«A Matera non c’erano piscine quando ero piccolo. Mi sono appassionato al nuoto e alla pallanuoto dopo aver conosciuto Paolo De Crescenzo, all’epoca tecnico del Posillipo, divenuto mio grande amico».

Ha un carattere assai orgoglioso. Ha perdonato Chevanton per il ”vaffa”?

«Da meridionale, mi adombro. Ma poi dobbiamo pensare alla squadra e certe cose le mettiamo da parte. E con Cheva ho subito fatto pace».

Il suo presidente Semeraro parla di complotti e di strane decisioni arbitrali. Lei?

«Mmm… Possiamo passare a un’altra domanda?».

Certo. Il Lecce si salva?

«Credo che a 41 punti si possa restare in serie A. Noi non abbiamo un calendario impossibile. Ma domenica dobbiamo battere il Napoli, ma gli azzurri sono davvero avversari temibili che non ci regaleranno nulla perché ancora a caccia di punti per il secondo posto che è un obiettivo che vorranno raggiungere».

Cavani e Lavezzi. Però ha fatto salti mortali per Santacroce?

«Lo volevo qui a gennaio. Un ragazzo con le motivazioni giuste. Con me si sarebbe divertito. Purtroppo però l’affare è saltato».

Di Michele squalificato per tre giornate. Un’ingiustizia?

«Un episodio strano. La società farà ricorso e vedremo quello che succederà. Certo, uno come lui mi mancherà».

È vero che vuole tornare a Londra, nel West Ham?

«No, voglio restare qui a Lecce, sto bene e poi ho un contratto di altri due anni. Anche se l’esperienza con il QPR di Briatore fu eccezionale».

Anche Mazzarri ha altri due anni di contratto ma non pare così felice di rimanere.

«Sta facendo le sua valutazioni, è giusto così. Ma io fossi in lui resterei a Napoli, mi sembra che il progetto di De Laurentiis sia molto serio e ambizioso».

Però lei nonostante il contratto in tasca, dal Napoli andò via?

«Altri tempi. Eravamo stati protagonisti di una stagione esaltante, sfiorammo la promozione in serie A nonostante le difficoltà. I problemi economici che poi avrebbero travolto la società erano già nell’aria».

Andò via dicendo ”non posso fare le nozze coi fichi secchi”?

«Presentai a Naldi un progetto di rilancio. Lui non accettò. E io rinunciai a due anni di contratto molto ben remunerati perché non volevo prendere parte al tracollo che prevedevo sarebbe arrivato. E purtroppo non mi sbagliavo».

Tornerebbe a Napoli?

«Io sono un terrone nel vero senso della parola. E un terrone a Napoli ci verrebbe sempre».

Fonte: Il Mattino

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