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Delio Rossi: “Il Napoli è l’unica grande realtà tecnica di una Serie A mediocre”

Delio Rossi, ex mister fra le altre di Palermo, Lazio e Salernitana, ha parlato al podcast Santo Catenaccio condotto da Alberto Caccia e Michelangelo Freda.

 

L’attuale Serie A lascia a desiderare non poco, è un campionato che soffre per i due anni post-pandemia e per la sosta atipica del Mondiale, c’è davvero poco dal punto di vista tecnico ovviamente Napoli a parte. Mi hanno sorpreso molto gli azzurri, in estate i miei pronostici li mettevano fra le prime quattro ma vedevo le sole Juventus e Inter lottare per lo Scudetto, invece non è stato così. Il Napoli però, al di là dei grandi meriti che devono essergli riconosciuti, sono stati favoriti forse un po’ da questo torneo anormale per gli aspetti che dicevo prima.

 

Se è vero il fatto che sono stato vicinissimo ad allenare il Napoli? assolutamente sì – dichiara Delio Rossi – c’è stata la possibilità con Aurelio De Laurentiis, ai tempi della Serie C ed io avevo appena vinto il campionato di B con il Lecce. C’era l’offerta di questa grandissima società storica ma avevo anche l’occasione di allenare per la seconda volta in Serie A dopo anni una squadra mia, che avevo costruito con tanti calciatori provenienti dalla Primavera. Sinceramente dopo averci pensato non poco non me la sono sentita di accettare l’offerta del Napoli e sono rimasto a Lecce, ma esclusivamente per questo motivo.

 

 

I miei inizi di carriera a Salerno? Arrivai nell’estate del 1993 catapultato da Casillo che aveva tre squadre (anche Foggia e Bologna. ndr) e non se la stava passando benissimo dal punto di vista economico. A Salerno furono venduti tutti i migliori giocatori e nel frattempo serviva uno che allenava i calciatori rimasti mentre si cercava un acquirente. Dovevo restare un mese e poi sarei tornato ad allenare la Primavera del Foggia e invece si formò un bel gruppo composto anche da tanti giovanissimi che allenavo in Puglia l’anno prima.

 

Gara dopo gara si vinceva e alla fine conquistammo la promozione in B, passando dai play-off con la finale al San Paolo contro la Juve Stabia. Quella gara è stata il mio sliding-doors? sì, anche perchè perdere quella gara significava sparizione del club e portare i libri in tribunale, e poi vincere ha significato non tornare più indietro per me. Quando si vince è così, per tuo volere e anche per quello degli altri che non ti fanno tornare più indietro.

 

La semifinale-playoff contro l’Avellino con il mio Bologna nel 2013? quella era una situazione particolare per me, arrivai sul finale di stagione perchè i rossoblu non riuscirono a vincere il campionato nella fase regolare ed erano quinti. Era un ambiente molto deluso, a differenza di un Avellino carico e che in quella stagione giocava molto bene. Riuscimmo a vincere quella semifinale soltanto grazie ad una maggiore esperienza, onestamente i biancoverdi forse meritavano qualcosina in più dal punto di vista tecnico. 

 

Cosa fa oggi Delio Rossi? aspetta, osserva, studia. Il calcio non è cambiato, il campo è sempre 105×68, si gioca sempre 11 contro 11, e al di là delle narrazioni per ogni mister parla la propria storia. Voglio continuare quello che ho sempre fatto, quello che so fare e quello che continuerò a fare non appena mi sarà data possibilità. Non ho agenti, non ho procuratori, ho sempre trattato sotto ogni aspetto personalmente con le società. Il calcio non è cambiato così tanto rispetto a quanto si dice, anzi forse c’è un ritorno al passato dal punto di vista tattico. Rispetto tutti quelli che vincono anche con idee totalmente opposte alle mie, perchè significa che c’è qualità e lavoro, sia ben chiaro. Ad oggi credo che probabilmente sarei adatto ad allenare determinate squadre rispetto ad altre.

 

Zeman in panchina a 76 anni? lui può, è un Maestro. I tecnici li divido in tre categorie: i maestri come Zeman, Sacchi e paradossalmente Sarri, poi tecnici intermedi tipo Ancelotti e Allegri, e allenatori gestori come Zidane o un CT di una Nazionale. Zeman è uno di quegli allenatori-maestro che sa dare imprinting alla squadra sempre e comunque, sa anche insegnare ad ogni singolo calciatore, non tutti lo sanno fare. Farà bene anche a Pescara”.

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