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Dopo aver battuto il Chelsea, gli azzurri puntano al terzo posto

Il mese di marzo potrebbe riservare belle sorprese

Si ricomincia da tre: e ora che il gioco si fa duro, è arrivato il momento di rimettersi a giocare. Crederci, obbedendo a se stessi e avendo bene a mente l’obiettivo; e poi combattere: a oltranza, al San Paolo prima, e poi a seguire a Parma, prima di ritrovarsi ancora a Fuorigrotta e di ripartire – lanciati – verso Udine. Marzo è pazzo e va da sé: perché ora, l’idea che s’è presa il Napoli (e non la molla più, potete starne certi) è quel piccolo-grande slam racchiuso nel quarto di Champions League, nella finale di Coppa Italia e nel terzo posto che (ri)conduce dritti nell’elite europea da afferrare di slancio, costi quel che costi.

 

LA PRIMA VOLTA – La classifica è (teoricamente) un pezzettino di carta lasciata nell’angolo dei pensieri e il patto di Castelvolturno spinge a tacere, fingendo disinteresse, aggrappandosi al bla-bla-bla del « vogliamo il massimo » e però tenendola ben presente. I numeri non mentono mai ed allora, ricapitolando, alla vigilia dell’Inter, che ora sta dietro, c’è da fare la corsa sulla Roma – l’ultimo posto utile per la vecchia, cara Coppa Uefa – a un punto; e poi rosicchiare qualcosina al tandem Lazio-Udinese, che invece s’è riavvicinato, ora è a cinque lunghezze. La caccia comincia domenica sera, ore 20.45, altri cinquantamila cuori per costruirsi una capanna con vista sul Vecchio Continente: poi si vedrà, però bisogna cominciare.

 

NUMERO PERFETTO – E dunque si riparte e però con tre vittorie consecutive (quella sul Chelsea, sulla Fiorentina e sul Chievo), la miglior striscia positiva stagionale (eh sì, mai successo di infilare una tripletta), un corroborante, un energetico, la cosiddetta svolta che là dentro, a Castelvolturno, oltre la riservatezza, ha indotto in «cattivissimi» pensieri: il calendario non è un alleato, ma è il momento della verità e il San Paolo, per gradire, può immediatamente allungare le proprie mani per trascinare oltre il primo ostacolo.

 

IL PATTO – Ma mica siamo al bar sport? Tre reti al Chelsea, tre reti in casa sua alla Fiorentina e due al Chievo: otto fatte, una sola subita, però in Champions; mentre in campionato è da circa quattrocento minuti che De Sanctis tiene la porta chiusa, dall’abbuffata di Marassi ad oggi. E non solo: Cavani è tornato ad essere l’implacabile Matador e va a segno ripetutamente, da 270 minuti: cinque gol, una macchina perfetta; Lavezzi s’è svegliato d’incanto con la sua prima doppietta in Champions, utile per dare un senso (e un seguito) alla rete del «Franchi». A volte basta poco, anche un pizzico di rinfrescato entusiasmo per lasciarsi alle spalle il tunnel della sofferenza di gennaio, pareggi in casa con Bologna e Cesena e 1-1 in zona Cesarini a Siena, prima del tracollo con il Genoa, campanellino d’un allarme ch’è durato poco.

 

IL «NEMICO» – L’ottimismo della volontà passa al vaglio del campo, il giudice unico: però, tra le pieghe della stagione che sta per decollare, c’è un solo nemico e neppure occulto e si chiama tour de force. Allo stato attuale, in ordine cronologico, il Napoli è chiamato a sfidare (fino al 31 marzo) l’Inter e poi il Parma, il Cagliari e poi il Chelsea, l’Udinese e poi il Siena, il Catania, prima di approdare alla Juventus, in calendario il primo aprile ma ipotesi plausibile d’anticipo. Otto gare in appena trentacinque giorni, con l’«intrusione» delle Nazionali che «sequestreranno» un bel po’ di elementi. Vietato vietare, soprattutto proibite le tabelle, perché vige il carpe diem: appena quindici giorni fa, dopo il 2-1 di Siena, sembrava tutto così grigio. L’avreste detto voi, che invece, il mondo è ancora tinteggiato d’azzurro?
Fonte: Corriere dello Sport
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