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Dossier illeciti, maxi-risarcimento per Vieri

Pedinato e spiato: ora Inter e Telecom dovranno dargli un milione di euro

Insonne e depresso. Bobo Vieri, come raccontava a luglio di un anno fa, era diventato l’ombra di se stesso. E il motivo, aveva spiegato, era l’incessante spionaggio cui era stato sottoposto dall’Inter quando vestiva la maglia nerazzura. Ora la squadra di Moratti e Telecom Italia sono state condannate al risarcimento in solido di un milione di euro in favore di Vieri, proprio per quell’operazione di intelligence di cui sarebbe stato vittima quando giocava nel club di Milano.
«Siamo soddisfatti per la sentenza. È stato riconosciuto il fatto illecito e che da questo è derivato un danno – commenta l’avvocato Danilo Buongiorno – Vieri mi ha detto di essere contento, per lui è una vittoria dato che ha subito un danno reale».
Certo la decisione del giudice della decima sezione civile Damiano Spera è assai distante dalla richiesta di risarcimento avanzata dal bomber: 12 milioni di euro a Telecom Italia, 9 milioni e 250 mila euro all’Inter. «Leggeremo le motivazioni della sentenza», rinvia la valutazione il suo legale. Il tribunale, in ogni caso, ha riconosciuto che il malessere di Vieri sarebbe stato conseguenza del dossieraggio illegale effettuato dalla security di Telecom, in particolare sotto la guida di Giuliano Tavaroli, per conto dell’Inter. Un’attività particolarmente intensa, ha spiegato il calciatore, che sarebbe stato indebitamente controllato per sei, sette mesi consecutivi, di giorno e di notte, da cinque persone.
A completare il dossier sui suoi spostamenti avrebbe contribuito l’acquisizione illecita dei suoi tabulati telefonici. A una simile pressione il calciatore non ha retto, tanto che tre anni dopo ne subiva ancora gli strascichi: «Esco di casa e devo stare attento se qualcuno mi segue, se parlo al telefono con i miei amici ho paura di essere ascoltato, se uno mi chiede di fare una foto con me non so mai se lo fa perché è un vecchio fan oppure se vuole usare quella foto per altro. Non ce la faccio più». Lo sfogo è stato raccolto dal tribunale che ha disposto anche una perizia medica per verificare i contraccolpi sulla salute del cannoniere che con la maglia nerazzurra ha giocato 190 partite ufficiali segnando 123 reti. È stato proprio in questo periodo, tra il 2000 e il 2001, e poi ancora nel 2004, che Vieri avrebbe subito i pedinamenti oggetto della causa civile.
L’incarico di raccogliere i dati arrivò tra il 2002 e il 2003 da Adamo Bove, il direttore della security Telecom morto suicida nel luglio del 2006 e della questione si sarebbe occupato, tra gli altri, l’ex capo della security di Telecom e Pirelli Giuliano Tavaroli, che nel processo milanese sui dossier illegali ha patteggiato una pena di quattro anni e due mesi. In un interrogatorio del 22 settembre 2006 Tavaroli raccontò di aver ricevuto una telefonata della segreteria di Tronchetti Provera in cui gli sarebbe stato detto: «Guardi, la cercherà il dottor Moratti, ha bisogno di una mano, le chiederà una consulenza, tra virgolette». Quindi ci fu un successivo incontro con Moratti, definito «breve» dal capo della security, in cui il presidente del club avrebbe espresso le sue preoccupazioni nei confronti dell’attaccante.
La pratica finì sulla scrivania dell’investigatore privato Emanuele Cipriani, con l’incarico di fare chiarezza sull’entourage del bomber, sulle persone «che ruotavano intorno a Vieri su cui c’era una marea di…». Riferì Tavaroli: «Feci da tramite fra l’Inter e Cipriani, il quale venne pagato autonomamente dall’Inter». Agli atti della causa l’avvocato Buongiorno ha depositato anche un cd-rom che l’ex segretaria di Adamo Bove consegnò ai magistrati e in questo dischetto sarebbero stati riversati tutti i contatti telefonici di Vieri fino al 25 giugno 2004. Adesso nel dispositivo il giudice afferma che «entrambe le società devono essere ritenute solidalmente responsabili del danno subito» da Vieri, da cui consegue la dichiarazione di «responsabilità di Telecom Italia spa e di F.C. Internazionale Milan spa nella produzione dei danni subiti dall’attore» e la condanna «in solido, al pagamento, in favore dell’attore, della somma di euro un milione, oltre interessi». Le due società dovranno pagare a Vieri anche due terzi delle spese processuali sostenute per un totale di 38.195 euro.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

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