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E’ un Napoli mondiale: 13 azzurri ai prossimi Mondiali, Henrique e Jorginho possono aggiungersi alla lista

Henrique ai mondiali. A furor di popolo. Spinto, reclamato, implorato. Quasi imposto dalla storia. Henrique a Brasile 2014, una tendenza social. E’ diventato anche una hashtag(#) su twitter. Tutta colpa di Marcos, «o goleiro do Brasil pentacampeao». Lui, il numero 1 brasiliano ai mondiali di Corea e Giappone 2002, lui l’idolo da bambino di Rafael, lui soprattutto la bandiera del Palmeiras per venti anni. Un’icona, insomma. Ex grande portiere, tifoso e messaggero del club nell’anno del centenario. Tutto. Pure scaramantico. L’osservazione fatta sul web è diventata subito una proposta, e da lì una petizione popolare. Ogni qual volta il Brasile ha vinto i mondiali c’era sempre almeno un giocatore del Palmeiras.
E allora, lui, Henrique candidato, l’unico possibile, il capitano fino a pochi giorni fa e simbolo di una torcida delusa dal suo addio. Henrique ai mondiali. Perché forte, stimato da Felipao (Ct che l’ha già allenato) e poi, e anche, perché era del Palmeiras. Storie da futbol bailado. Brasile 2014 il sogno di tanti, la certezza di pochi. Uno su mille ce la fa ad essere convocato. E il Napoli esagera. Una quindicina quelli che hanno già posticipato le vacanze. Giugno di lavoro, per qualcuno (pochissimi) anche luglio.. Brasile verde oro e azzurro. Henrique spera, Rafael prega, Jorginho sogna. Pure lui. Brasiliano di nascita però azzurro al quadrato. Fratello d’Italia. Ha scelto la nazionale di Prandelli. Anzi, l’aspetta. Il debutto con l’Under 21 di Mangia, ora la fame e la fama d’essere pronto per quella maggiore. Prandelli presto in tribuna al San Paolo: Pirlo il maestro, Verratti l’allievo, Jorginho la possibile sorpresa. E neppure tanto. L’Italia è già desta per i mondiali. Maggio un titolare, Insigne un talento: nel listone allargato c’è già, nei 23 dovrebbe esserci. Otto nazionalità rappresentate. Castelvolturno l’ombelico del mond(iale)o. C’è adesso anche l’Algeria. Faouzi Ghoulam aveva scelto la Francia: debuttò con l’U21 contro l’Italia. Poi il richiamo delle origini. La sua Africa. La terra che calcisticamente lo fa vibrare. L’esordio, coi verdi, il colore ch’era pure del suo Saint’Etienne, l’anno scorso contro il Benin: nome profetico e pure pagella. Bene la prima, e bene anche le altre. Il Brasile sarà anche Ghoulam: gruppo H con Russia, Corea del Sud e il Belgio di Dries Mertens. Generazione di talenti, quella di Ceulemans. La più forte nazionale dopo quella dell’86: eliminata in semifinale dalle magie di Maradona. Belgio outsider, la scommessa che può pagare bene. Come la Colombia. Mertens c’è, Zuniga vuole esserci al top. Perciò accelera, spinge e, con gli ormoni che si sta iniettando, cresce anche la forza del ginocchio. Rio l’aspetta e lui non mancherà. Preciso come gli svizzeri Inler, Behrami e Dzemaili. Il centrocampo sono loro. Le lancette di Hetzfeld fanno girare la squadra, ne orientano il cammino. Passare il girone è l’obiettivo minimo, vincere il mondiale, invece, è quello di Spagna e Argentina. I campioni in carica e quelli che più di tutti, con la Germania, gli spagnoli, e chissà se pure l’Italia, possono davvero mettere ansia al Brasile. Reina il numero 1 stretto tra Victor Valdes e Casillas; Albiol il jolly di una difesa che per trequarti di partita si godrà da dietro il tiki taka di quelli da metà campo in su. Furie rosse e furie e basta. Per l’Argentina lo sgarro al Maracana sarebbe la gioia di un’eternità calcistica. Fernandez nei quattro dietro, sicuro. Higuain tra i quattro davanti, possibile. Convocato certo, titolare probabile. L’Argentina ha gli attaccanti più forti del globo. Prima convocazione di Higuain con Diego Armando Maradona in panchina. Trentacinque le presenze, venti i gol. Pipita mondiale. Nazionapoli.

Fonte: Corriere dello Sport

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