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ESCLUSIVA- Massimo D’Alessandro: “Il contatto con il pubblico è la forza della radio”

"Gli obiettivi del Napoli? Io guardo spesso la distanza dalla quinta in classifica"

Per la rubrica “La telefonata”, alla scoperta delle storie di personaggi del mondo dell’informazione sportiva e del calcio, la redazione di Iamnaples.it approda in uno dei luoghi cardine del giornalismo napoletano: Radio Marte. Intervistiamo, quindi, in esclusiva un collega brillante come Massimo D’Alessandro, con una carriera articolata tutta da scoprire.

 

Massimo, per iniziare, ti chiediamo di raccontare ai lettori di Iamnaples il tuo ingresso nel mondo del giornalismo:

 

“Io ho iniziato molto presto, ho fatto la cosiddetta gavetta. A 17 anni sono stato portato da una mia amica ad un’ agenzia di stampa “storica”, la Rotopress, che forniva servizi ai giornali del Sud Italia. Ho iniziato come tanti, il sabato e la domenica sui campetti di terza categoria, promozione, eccellenza. Spinto dalla forte passione per il calcio, ho superato gli ostacoli che incontravo. Ho avuto la fortuna di conoscere Raffaele Auriemma, che in quel periodo stava facendo un programma sportivo a Radio Marte. Allora eravamo ancora nella sede di Portalba; Raffaele curava un bisettimanale con Fabrizio Khune, e mi disse se volevo collaborare, ovviamente dissi di si. Cominciai a lavorare a Radio Marte che era ed è una bellissima famiglia e mi ricordo la mia prima scheda di rilievo fu per Ciro Ferrara”.

 

La tua carriera giornalistica è completamente addentrata nel mondo della radio. Ci racconti questo mondo così affascinante soprattutto per i giovani:

 

“Il mondo della radio è vivo, a differenza della carta stampata e della televisione, che hanno registrato una forte crisi a causa dell’avvento di Internet e delle difficoltà del digitale terrestre.

La radio rimane fedele a se stessa, c’è un rapporto di interscambio con gli ascoltatori, come Radio Marte che è sempre crescente negli ascolti. Radio Marte ha il polso della situazione dal punto di vista sportivo e non solo perché crea sempre rapporti con i fedeli seguaci. Vigila sulle trasmissioni, ha degli speakers molto bravi, monitora il sondaggio con le telefonate in diretta, Facebook, sms, c’è un confronto continuo. Radio Marte non crea mai un programma senza aver valutato attentamente i gusti del pubblico. C’è quindi attenzione alla domanda a cui si risponde con un’offerta. E questa è la vera forza della radio”.

 

Da ragazzo già pensavi al giornalismo o avevi altri obiettivi:

 

“Ritengo che ogni giornalista sportivo sia innanzitutto un calciatore mancato, uno che è cresciuto a pane e pallone, con gli album Panini, giornate intere passate nel parco a giocare a calcio. Essendo il modo di esprimersi molto importante nel giornalismo e poichè l’italiano era la materia in cui brillavo di più, mi sono sentito proiettato in questo mondo. Ero un lettore de la “Gazzetta dello Sport”, del “Corriere dello Sport” e del famoso “Sport Sud” per chi ha qualche anno in più. All’epoca avevo 15-16 anni e ho avuto la fortuna di avere la squadra del mio cuore, della mia città ai vertici dell’Europa, con il migliore calciatore del mondo”.

 

C’è qualcuno in particolare nel mondo del giornalismo, a cui ti sei ispirato:

 

“Non mi è mai piaciuto ispirarmi o copiare qualcuno, anche se ci sono le esperienze di tantissimi giornalisti e cronisti, di cui tutti noi abbiamo fatto tesoro. Sono cresciuto seguendo “Il Processo di Biscardi”, leggendo i fondi di Candido Cannavò, i pezzi di Gianni Mura su Repubblica, in televisione Piccinini è un maestro e  poi ascoltando naturalmente “Tutto il calcio minuto per minuto”, che è una delle trasmissioni che ancora mi emoziona. Indubbiamente quelli di Radio Rai, sono dei veri maestri dello sport, io penso che tutti quelli che lavorano nell’ambito del giornalismo anche se non dichiaratamente si ispirano agli storici di “Tutto il calcio minuto per minuto”

 

C’è mai stata una notizia data in diretta che non avresti mai voluto dire?

 

“Emozioni in negativo? Una è recente, quando abbiamo dovuto dire che non c’era più tra noi il maestro Guido Palliggiano che per noi era innanzitutto un amico. Lavorarci insieme era bellissimo, perché poi con Guido era tutto facile, ti rendeva tutto più semplice e le trasmissioni come “Notte azzurra” le faceva terminare ben oltre il consentito, per cui ci imposero di terminarla all’una, termine valido ancora oggi. Indubbiamente con Guido non c’era mai orario, dopo la trasmissione ne iniziava un’altra fuori onda e tranquillamente si facevano le tre del mattino parlando di quello che avevamo detto, dei calciatori, di De Laurentiis, del Napoli, di Napoli e della napoletanità. Guido era uno che faceva squadra, era un punto di riferimento per tutti noi anche per problemi strettamente personali, incoraggiandoci se in radio avevamo avuto dei momenti particolari. Comunque Guido non ha bisogno di essere sponsorizzato da me che sono di parte, ma la dimostrazione della sua popolarità è stata la quantità di persone presenti in chiesa e i numerosi suoi fan che ancora oggi scrivono sulla bacheca di Facebook. Un’altra notizia bruttissima che non avrei mai voluto dare in diretta è stato il fallimento del Napoli”.

 

Ci sono tanti ragazzi che si affacciano al mestiere del giornalista. Che consiglio dai a chi si avvicina a questo mondo?

 

“Un consiglio è quello di avere presente il percorso, è lungo e difficile, bisogna essere preparati a fare grandi sacrifici e per fare tutto questo ci vuole molta passione. I tempi sono cambiati, Internet ha stravolto tutte le regole, ci sono molte più opportunità di avere delle gratificazioni come quella di sentire la propria voce attraverso un portale Internet o attraverso una radio, visto che ce ne sono tantissime che si occupano di calcio. Ci sono molte opportunità di vedere la propria firma sotto un pezzo, sempre grazie alla rete. E’ poi vero che si deve vivere di questo mestiere; rispetto a qualche anno fa è più complicato ma alla fine c’è una sorta di selezione naturale come in ogni attività e professione. Alla fine chi ha un po’ di volontà, molta passione unita ad un po’ di talento, trova gli spazi che comunque ci sono. La gavetta è comunque fondamentale per fare questo tipo di lavoro”.

 

Ci racconti un ricordo positivo e uno negativo delle tante trasferte a seguito del Napoli?.

 

“Ricordi negativi sempre a Milano, per chi c’era nell’epoca maradoniana, il Milan ha sempre rappresentato la squadra “calcisticamente più odiata” ed io sono andato spesso a mie spese a vedere le trasferte soventemente negative. Era l’epoca degli “odiati” Ramaccioni, Galliani, delle lamentele di Berlusconi che acquistava calciatori per toglierli a noi, per cui tutti i ricordi negativi sono a Milano. Lo stadio San Siro che esulta al gol, per via della conformazione dello stadio, emette un sibilo, una nota lancinante che ti penetra dentro come una lama.

La nota positiva è stata ad Utrecht, dove sembrava una trasferta infelice per il risultato iniziale ma poi la tripletta di Cavani ha addolcito la mia delusione iniziale. Secondo me, Cavani diventerà il centravanti più forte di tutti i tempi”

 

Qual è l’allenatore dell’era De Laurentiis che ti ha colpito di più, anche dal punto di vista umano:

 

“Sicuramente Reia è una persona squisita, per bene, di altri tempi a cui non siamo più abituati. Mazzarri a me piace moltissimo come allenatore, non era in cima alla lista dei miei preferiti come sostituto di Donadoni, devo riconoscere che sta facendo un lavoro pazzesco e dal punto di vista umano, essendo una persona molto professionale e concependo un calcio vissuto ventiquattro ore su ventiquattro tratta tutti alla stessa maniera e questo gli fa onore ed è molto importante perché tutti sono sullo stesso livello. Può sembrare un carattere spigoloso, ma fa parte della sua personalità diretta univocamente al calcio e questo suo modo di fare ha conquistato i napoletani”.

 

 

Massimo, non posso non farti una domanda sulla stagione del Napoli. Qual è secondo te il reale obiettivo del Napoli in questa stagione?

 

“E come si fa? Io sono molto scaramantico, anche Radio Marte lo è, come il Presidente De Laurentiis. Io guardo spesso la distanza dalla quinta in classifica, perché quello fondamentalmente ci interessa. Stiamo vivendo un sogno, non so come questo campionato andrà a finire, io personalmente mi sento di dire un grazie per tutte le emozioni che ci stanno facendo vivere, per le gare vinte all’ultimo minuto, per le sei partite vinte fuori casa e tanto altro”.

 

Quali sono i tuoi progetti professionali per il futuro?

 

“Ce ne sono tanti legati a Radio Marte, stanno per partire tante iniziative, tra poco avremo una nuova redazione, per progettare idee nuove con il nostro editore Paolo Serretiello. Per ovvi motivi non posso anticipare, ma per i nostri ascoltatori saranno delle sorprese molto interessanti”.

 

Intervista a cura di Alessandro Sacco

 

 

 

 

 

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